Quando Gino il camper, un po’ stanco dopo oltre due settimane di viaggio, scorge in lontananza Castel del Monte, ritrova subito energia e fa di tutto per arrivare il prima possibile nel più suggestivo maniero di Federico II. Da lassù si domina tutta l’Alta Murgia, che si può considerare la parte più aspra e selvaggia della Puglia. 

È in questa terra che sorge Torrevento, un nome storico della vitivinicoltura pugliese.

C’è molto caldo quando entriamo nel cortile dell’azienda. Notiamo subito una struttura storica che poi Alessandra Tedone, la brava ambasciatrice che ci porta a conoscere l’anima profonda dell’azienda, ci racconta essere del 1400 e in origine era un monastero benedettino, eretto interamente in pietra. I segni del tempo si fanno sentire tantissimo in casa Torrevento e questo bisogna ammetterlo rende le cose molto affascinanti.

La storia nel mondo del vino non è una “bestia” facile da domare. Ti può dare molto se appare autentica e credibile come nel caso di Torrevento, ma può trasformarsi in un pericoloso boomerang se viene utilizzata in maniera poco credibile. Pertanto, un piccolo consiglio ai produttori, non usate mai il termine azienda storica se realmente non lo siete, fidatevi, non solo non serve ma rischia di essere molto pericoloso per la vostra credibilità.

La genesi “vitivinicola” di Torrevento non è quella del 1400, ma parte dal 1913 ed è la più classica e straordinaria storia di emigrazione.

Il protagonista, come ben ci racconta Alessandra, è un adolescente di nome Francesco che a soli sedici anni si imbarca, da solo, sulla mitica nave Hamburg, destinazione New York. L’obiettivo molto semplice, si fa per dire, cercare fortuna.

E la fortuna Francesco la trova veramente, ma come quasi tutti gli italiani migranti di quell’epoca, non certo giocando alla roulette, ma lavorando praticamente ininterrottamente. Un lavoro che lo porta in soli dieci anni a diventare proprietario di una fabbrica di ghiaccio e grazie ai proventi dell’attività riesce a tornare nella sua amata Puglia con i mezzi per realizzare il suo vero sogno: produrre olio extravergine d’oliva e vino.

Quel giovane pugliese emigrato negli Usa era Francesco Liantonio, nonno dell’omonimo Francesco, oggi presidente e amministratore delegato di Torrevento.

Altro anno importante dell’azienda è sicuramente il 1948 quando la famiglia Liantonio acquista in contrada “Torrevento”, proprio ai piedi del fantastico Castel del Monte, l’antico monastero benedettino con i suoi 57 ettari di vigneto circostante.

La trasformazione completa dell’azienda nella forma attuale, che la colloca tra le realtà produttive più dinamiche ed evolute del nostro Mezzogiorno, avviene nel 1989 grazie alle capacità e lungimiranza di Francesco Liantonio che fa nascere la Torrevento srl.

Se la prima fortuna la famiglia Liantonio l’ha rincorsa negli Usa, la seconda l’ha trovata nell’aspra Alta Murgia ed ha un nome preciso: Nero di Troia.

È indubbio, infatti, che Torrevento ha trovato un posto rilevante nel panorama vitivinicolo italiano ed internazionale in particolare grazie a questo vitigno autoctono che per tanto, troppo tempo è stato sottovalutato.

Torrevento non solo è riuscita a nobilitarlo ma anche a testimoniare quali vertici qualitativi si possano raggiungere con il Nero di Troia. Basti citare il “Vigna Pedale”, per ben otto anni consecutivi premiato con i “3 Bicchieri” da Gambero Rosso, ottenuto dalla vinificazione in purezza di uve Nero di Troia coltivate in Contrada Pedale. Abbiamo avuto la fortuna di degustare l’annata 2013 che ci ha letteralmente conquistati.

A conquistarci anche le grandi e suggestive cantine scavate nella roccia del monastero. Abbiamo visitato tante cantine ma sicuramente questa la consigliamo vivamente per chi è interessato a capire come si può coniugare al meglio la tradizione del passato con l’innovazione tecnologica attuale.

Alessandra prima di lasciarci ci porta proprio a vedere Vigna Pedale. Gino si ferma davanti ai vecchi filari che segnano il lontananza un orizzonte dove è ancora una volta Castel del Monte a svettare.

Se in una terra così aspra e difficile un grande re come Federico II decise di costruire un maniero di tale originalità e bellezza significa che questa terra non dovrà mai avere paura di nulla.

Come quel giovane sedicenne che centosei anni fa salì in una nave accompagnato “solo” da un sogno.