Si è chiusa la XIV edizione di Anteprima Amarone, manifestazione del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella, dedicata all’annata 2013 raccontata da 78 aziende espositrici al Palazzo della Gran Guardia a Verona.
Circa 2.800 le presenze fra operatori, stampa e appassionati: 235 giornalisti con una massiccia presenza estera, (16 i Paesi di provenienza), oltre a delegazioni AIS, FISAR e ONAV; 300 operatori; un totale di 2.000 ingressi a pagamento; la presenza positiva di giovani under 30 tra cui molte donne.
Ad aprire virtualmente Anteprima Amarone con un video è stato il ministro Maurizio Martina sabato pomeriggio. “La crescita dell’Amarone della Valpolicella oltreconfine è straordinaria – ha sottolineato il ministro dell’agricoltura – e anche la sua performance positiva sul mercato nazionale, tendenza quasi unica nel panorama enologico italiano”.

L’export. Nonostante le buone performance dell’Amarone della Valpolicella sul mercato nazionale, che muove un 35% del giro d’affari, l’estero rappresenta una componente fondamentale del mercato del Grande Rosso Veronese, essendo la propensione all’export pari a circa il 65% del prodotto imbottigliato, con Germania (18%), USA (11%), Svizzera (11%) che si configurano come i principali Paesi di destinazione. Congiuntamente, questi tre mercati assorbono circa il 40% delle bottiglie esportate. A ruota seguono UK (10%), Canada (7%) e Svezia (7%), con aumenti rilevanti in particolare nel caso del Regno Unito e del Paese scandinavo. Al contrario il ruolo dei mercati asiatici appare ancora marginale: Cina e Giappone pesano congiuntamente per meno del 5%, sebbene il valore dell’export in questi due Paesi sia cresciuto a doppia cifra rispetto al 2015.

L’annata 2013. Il presidente del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella, Christian Marchesini, ha proseguito sottolineando “l’incremento del prodotto imbottigliato a fine 2016, un’annata che ha permesso di mettere a riposo 300 mila quintali di uva e di produrre 15 milioni di bottiglie circa. L’annata che presentiamo in questa anteprima, il 2013, si ricorderà per l’assoluta divergenza climatica tra la prima fase del ciclo vegetativo e la seconda coincidente con la maturazione. In questo contesto climatico i vini del 2013 sono risultati di elevato livello qualitativo con una evidente espressione territoriale e stilistica in un’annata comunque non semplice”.

L’Ospite d’onore. Ospite d’onore dell’inaugurazione aperta a stampa e autorità il critico d’arte Philippe Daverio, che ha ironizzato come sia curioso che sia stato chiamato proprio lui, che “ho la stessa età dell’Amarone, ma sono nato oltralpe in terra francese”.
Al di là della competizione tra Francia e Italia, dunque, Daverio ha subito posto l’accento sulle radici storiche che legano l’Europa intera al vino: “la penisola occidentale dell’Asia fondata sul vino” l’ha definita il critico. E tra una suggestione artistica e l’altra, come quella che Paolo Veronese, fiore all’occhiello dell’arte rinascimentale della Repubblica di Venezia, fu il “primo pittore sommelier della storia” per onorare le sue origini veronesi, Daverio ha parlato di Cina, della missione dei produttori vinicoli di far cambiare il gusto in fatto di vino ai cinesi. In Cina gli italiani devono per altro lottare contro la storica presenza francese che rappresenta più del 40% delle importazioni di vino, contro il 7% del vino italiano.

E in fatto di comunicazione… “Dovete capire che i francesi hanno inventato per primi la balla del marchio. In Italia invece c’è ancora molto da fare in fatto di invenzione, progettualità e valorizzazione” ha continuato Daverio.
Sicuramente il mondo del vino, rispetto ad altri settori è privilegiato in Italia, perché sta cavalcato l’ondata dell’export e “conquistare i mercati fuori dà fiducia e ottimismo: vai con la tua forza e capacità competitiva. Da poco l’Italia è riuscita ad imporre uno stile di vita e alimentazione, ma per ora questa immagine non è supportata sufficientemente dalla politica e dal mondo della comunicazione” ha concluso il critico d’arte.