Successi, sfide, priorità, strategie, obiettivi ed investimenti del gruppo Vi.V.O. Cantine s.a.c., ne abbiamo parlato con il Prof. Corrado Giacomini, Presidente di Vi.V.O. Cantine e Professore Ordinario dell’Università di Parma.
Ci può fornire una breve descrizione del gruppo Vi.V.O. Cantine?
Vi.V.O. Cantine s.a.c. è la cooperativa di 1° grado capo gruppo con 8 stabilimenti, prevalentemente in provincia di Venezia. Gli 8 stabilimenti di vinificazione provengono dalla fusione con Vi.V.O. Cantine, tra il 2011 e il 2020, di 6 cooperative e dall’acquisto di 2 stabilimenti. Del gruppo fanno parte anche Bosco Viticultori s.r.l., industria di imbottigliamento, e Vi.V.O. Agricola s.r.l., che gestisce un’azienda di 90 ettari di vigneto.
Nell’ultima vendemmia i conferimenti d’uva sono stati pari a 913.000 ql. provenienti da 6.300 ettari di 2.000 soci. Della superficie a vigneto in provincia di Venezia aderente a imprese cooperative il 61,28% conferisce a Vi.V.O. Cantine e, con riferimento alla stessa area nel Veneto Orientale, dove maggiormente opera Vi.V.O. Cantine, i conferimenti raggiungono l’88,5%. Questi dati testimoniano l’importanza di Vi.V.O. Cantine per la viticoltura della provincia di Venezia e per l’economia di tutto il territorio.
Secondo i dati di Mediobanca, a livello nazionale Vi.V.O. Cantine è al quarto posto tra tutte le cooperative di primo grado del settore e al ventesimo posto per fatturato tra tutte le aziende vitivinicole italiane. Bosco Viticultori s.r.l., di esclusiva proprietà di Vi.V.O. Cantine, è una azienda di imbottigliamento che assorbe circa il 25% del vino prodotto dalla capo gruppo, con un produzione di oltre 38 milioni di bottiglie. Vi.V.O. Agricola s.r.l., pure di esclusiva proprietà di Vi.V.O. Cantine, gestisce in affitto l’azienda agricola “Vigna Dogarina” di 90 ettari di vigneto, con una produzione di circa 4 milioni di bottiglie. Il bilancio consolidato al 31 agosto 2022 è di 155 milioni di euro: il fatturato di Vi.V.O. Cantine è di 104 mln, quello di Bosco Viticultori s.r.l.è di 82 mln e quello di Vi.V.O. Agricola s.r.l. di 16,5 mln.
Nel panorama della cooperazione vitivinicola italiana che tipo di modello rappresenta Vi.V.O. Cantine?
Il nostro obiettivo è quello di assicurare ai nostri soci una remunerazione pari o superiore a quella del mercato e di garantire nel medio e lungo periodo lo sviluppo dell’impresa attraverso flussi di autofinanziamento che consentano di mantenere un livello di indebitamento sostenibile. Vi.V.O. Cantine ha attuato una strategia di “crescita esterna”, attraverso fusioni ed acquisizioni di aziende limitrofe del Veneto Orientale per ottenere economie di scale e raggiungere un potere di mercato corrispondente alla sue dimensioni.
L’altro obiettivo è quello di avere flussi di cassa che consentano di pagare acconti ai soci corrispondenti al loro fabbisogno di liquidità (nell’ultima campagna gli acconti sono 3 più il saldo), per fare questo è stato necessario implementare più canali di vendita. Per questo è nata Bosco Viticultori s.r.l. che assorbe il 25% del prodotto di Vi.V.O. Cantine destinato all’imbottigliamento per il mercato estero, dove Vi.V.O. Cantine colloca anche una quota significativa di vino allo stato sfuso.
La nostra azienda si sente responsabile dal punto di vista sociale per la comunità e la popolazione del territorio in cui opera, ove riversiamo più di 50 milioni di euro all’anno di liquidazione delle uve conferite e assicuriamo l’occupazione di un centinaio di dipendenti fissi.
Leggendo l’ultimo report di Mediobanca risulta evidente la crescita del gruppo Vi.V.O. su più fronti. Quali ritiene siano le principali ragioni di tale successo?
Il nostro successo è basato sulla fiducia dei soci, ogni anno abbiamo nuove richieste di adesione, nell’ultimo esercizio sono state di circa 100 ettari. Questo ci ha permesso di raggiungere una dimensione adeguata per affrontare il mercato, inoltre l’acquisto di Bosco Viticultori s.r.l. e l’affitto di “Vigna Dogarina” da parte di Vi.V.O. Agricola s.r.l. hanno permesso di migliorare il nostro posizionamento sul mercato.
Vi.V.O. Cantine emerge grazie all’efficienza di gestione, lo dimostra il cosiddetto “Z-score” calcolato da Mediobanca, che rappresenta una sintesi di una serie di indicatori economici-patrimoniali. Vi.V.O. Cantine si pone al secondo posto tra tutte le cooperative. Rispetto ad un fatturato di 100 milioni di euro ha appena 10 milioni di prestiti a lungo termine.
Quali sono i prossimi obiettivi del gruppo sul fronte produttivo ma anche su un tema sempre più strategico come quello della sostenibilità?
Sul fronte produttivo, soprattutto tenendo conto degli investimenti, sia l’innovazione di prodotto che quella di processo sono arrivati ad un livello molto alto. L’obiettivo principale ora è quello di affermare il brand sul mercato, perché il consumatore ne percepisca il valore. La sostenibilità è una componente fondamentale in questo momento, nel quale il consumatore è passato dal consumo di massa alla ricerca di prodotti locali, genuini e sostenibili, il vino cooperativo rappresenta la risposta.
Una volta si pensava che gli agricoltori conferissero in cooperativa l’uva peggiore. Ora non è più così perché noi, ad esempio, paghiamo più del mercato. Il 60% della produzione conferita dai soci proviene da superficie certificata SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata) e l’obiettivo è di arrivare entro un paio d’anni alla certificazione VIVA di sostenibilità di tutti gli stabilimenti. Il nostro vino, inoltre, è certificato IFS (International Food Standard), uno standard internazionale per la valutazione della conformità dei prodotti e dei processi in relazione alla sicurezza e alla qualità degli alimenti.
Il gruppo Vi.V.O. è un player importante anche su due denominazioni come quella del Prosecco e del Pinot Grigio. Qual è la valutazione del gruppo per rendere più solide queste due tipologie di vino, strategiche per il comparto italiano?
Vi.V.O. Cantine è un grande produttore di Prosecco DOC e Pinot Grigio, noi proseguiamo nel nostro impegno per mantenere la qualità di queste 2 denominazioni.
Il lavoro dei Consorzi è importante: per quanto riguarda il Prosecco la nostra visione è che non si possa continuare a fare scelte temporanee sulle superfici comprese nella denominazione, inseguendo la domanda, senza stabilire un rapporto equilibrato tra domanda e offerta.
Questo non favorisce il valore percepito dal consumatore ed è necessaria più sicurezza sulla quantità offerta per garantire alla filiera una maggiore stabilità nei rapporti. Bisogna comprendere che il Prosecco è un brand che va oltre le singole cantine.
Per quanto riguarda il Pinot Grigio ricordo che il 50% della superficie mondiale è in Italia e l’80% del prodotto italiano è coltivato nel Triveneto. Il Pinot Grigio delle Venezie DOC equivale al 50% della produzione DOC del Triveneto, ma si deve confrontare con 14 Consorzi di tutela di altre denominazioni che operano anche questi nel Triveneto. Non è semplice questo confronto che avviene nello stesso territorio. Inoltre nel Centro e Sud d’Italia – dove non ci sono DOC per il Pinot Grigio ma solo IGP – il Consorzio sta cercando di lavorare in sinergia per trovare un equilibrio e valorizzare al meglio il prodotto. Ad esempio sul tema dello stoccaggio, che deve essere coordinato per poter controllare con efficacia l’offerta sul mercato.
Rincaro prezzi energetici e difficoltà di approvvigionamento delle materie prime: come è possibile far fronte a queste sfide?
Stiamo facendo investimenti in superfici fotovoltaiche, sono previsti 3 milioni di investimenti entro il prossimo anno per Bosco Viticultori s.r.l. e altri stabilimenti del Gruppo, perché riteniamo che l’unico modo per contenere i costi energetici sia quello di renderci, il più possibile, autonomi nella produzione di energia. Abbiamo dei costi molto alti ed è molto difficile trasferire questi costi sul mercato, quindi dobbiamo proseguire in questa direzione.
Negli ultimi cinque esercizi gli investimenti sono stati pari a 18,3 milioni di Euro, in media 3,7 milioni di Euro all’anno. Quali sono state le principali misure su cui avete dirottato gli investimenti?
Dal 2017 abbiamo raddoppiato la produzione soprattutto grazie all’ingresso negli ultimi anni di ben 6 cantine tramite fusione. Bisogna tenere presente che circa l’85% della nostra uva è raccolta a macchina e che nel 2017 la nostra produzione era 70% a bacca rossa e 30% a bacca bianca. Oggi è esattamente l’opposto (70% bacca bianca e 30% bacca rossa).
Date queste premesse, abbiamo dovuto fare dei grossi investimenti per i serbatoi (quest’anno abbiamo ricevuto anche 50mila quintali d’uva al giorno) e per rinnovare tutto il sistema di pigiatura. Inoltre, abbiamo dovuto aumentare il numero delle presse e dotarci di impianti tecnologicamente avanzati di lavorazione e conservazione per lavorare a freddo, infatti il nostro più grosso consumo energetico proviene dai frigoriferi.
Vi.V.O. Cantine ha registrato un importante sviluppo negli ultimi anni. Come sottolineava in precedenza, i conferimenti dal 2017 al 2021 sono più che raddoppiati. Come spiega queste performance?
Per statuto chiediamo ai nostri soci di conferire l’intera produzione quindi, come dicevo in precedenza, uno dei nostri maggiori punti di forza è la loro piena fiducia. Ogni anno abbiamo sempre nuovi soci a cui non attribuiamo costi per entrare nella cooperativa, perché riteniamo che tutti insieme concorriamo al miglioramento della nostra offerta e a sostenere i risultati di gestione.