La cosa più importante che abbiamo compreso durante la tappa in Virginia del nostro International Wine Tour negli Stati Uniti è il potere della promozione del territorio.

Quasi tutte le zone vitivinicole che conosciamo sono nate inizialmente come zone di produzione vitivinicola per diventare solo in seguito dei territori di interesse enoturistico. In questi casi è solitamente il vino ad essere il principale driver dell’enoturismo e tutto quello che ci gira intorno è un contorno, seppur talvolta bellissimo.

La Virginia ha ribaltato completamente la gerarchia: la qualità del territorio, la capacità di accoglienza e la promozione dell’accoglienza sono da sempre al primo posto nella strategia di marketing dello Stato. I vini sono sicuramente un valore aggiunto fondamentale, e durante il nostro viaggio ne abbiamo assaggiati di meritevoli, ma non sono l’unico grande protagonista.

Di fatto potremmo dire che la Virginia è diventata una sorta di capitale dell’accoglienza prima ancora che capitale del vino, ed è proprio quello su cui il territorio ha puntato. I manager e titolari che abbiamo intervistato sono stati lucidi nel farci capire che c’è stato un pensiero dietro tutto questo: nel non inseguire il vino come prodotto in quanto tale, ma piuttosto il turismo e le aspettative dell’enoturista.

Non parliamo di azioni con lo scopo di valorizzare solamente quelle che sono le varie denominazioni (chiamate negli Stati Uniti AVA – American Viticultural Area), ma l’obbiettivo è proprio di far percepire al consumatore in un determinato modo il Virginia wine. Una prova del significativo impegno nella costruzione di un brand territoriale svolto dalle aziende è il continuo investimento: per ogni bottiglia venduta vengono destinati 30 centesimi ad un comitato responsabile della gestione di attività di marketing, il tutto con il focus principale sul territorio.

Poter osservare questo modello così dedito al turismo del vino ci ha fatto comprendere che anche da noi andrebbe cambiato il paradigma, iniziando proprio da investimenti su attività promozionali per territorio e ed enoturismo, come fa ogni giorno la Virginia.

Secondo noi questo è l’esempio più replicabile che dovrebbero seguire soprattutto i territori italiani che sono più orfani da un punto di vista di percepito vitivinicolo, ma che potrebbero invece diventare fortissimi dal punto di vista del percepito enoturistico.