Abbiamo intervistato Franco Passador, Direttore Generale di Vi.V.O. Cantine

A fine marzo avete presentato la prima linea biologica “Bosco dei Cirmioli Organic”, quali sono le caratteristiche di questa produzione?

La linea biologica “Bosco dei Cirmioli Organic” è da ascrivere ad una precisa strategia di produzione della “Bosco Viticultori” s.r.l., tesa a garantire vini dalla struttura decisa e dai profumi intensi, derivanti da materia prima che non incontra agenti chimici di sintesi durante la propria fase vegetativa, coltivata secondo il metodo biologico, basato sui principi di salvaguardia e valorizzazione delle risorse, sul rispetto dell’ambiente e sulla tutela della salute del consumatore. Tale scelta rivela quindi particolare attenzione e impegno concreto per la sostenibilità, quale valore aggiunto della nostra produzione.
In altri termini, territorio, tradizione, tecnologia si intrecciano e si integrano sapientemente e armonicamente in questo vino ottenuto da uve di Pinot Grigio, un vitigno internazionale che trova un habitat adatto nelle nostre terre. 
Non solo. L’autenticità, l’originalità del prodotto è veicolata anche dalla sobrietà e dalla essenzialità della bottiglia, dalle linee minimali, come pure dell’etichetta pulita, semplice, elegante.
Il bouquet di “Bosco dei Cirmioli” è ampio, complesso, fine. Il profumo fruttato ha sentore di albicocca, pesca, agrumi, e ricorda il gelsomino, l’acacia ed il miele. Al palato è pungente, secco, strutturato, sempre in tensione tra acidità e sapidità.

Bosco Viticoltori dal 2012 fa parte del Gruppo Vi.V.O. (Viticoltori Veneto Orientale) importante realtà cooperativa con oltre 2000 Soci produttori. Come garantite i principi di sostenibilità che vi prefiggete in una realtà così ampia?

Come lei dice, Bosco Viticoltori, unitamente ad un’altra Azienda, Vigna Dogarina, è una società controllata del Gruppo Vi.V.O. Cantine, una Cooperativa che nel corso degli anni ha accorpato otto Cantine Sociali delle province di Treviso e Venezia, conta 2.000 Soci produttori, oltre 6.000 ettari di superficie vitata, un quantitativo di uve raccolte di 800.000 quintali. 
Venendo alla sua domanda, occorre premettere che la questione della sostenibilità, intesa come miglioramento produttivo e riduzione dell’impatto ambientale, si pone con sempre maggiore forza ed urgenza nel mondo agricolo in generale e in quello vitivinicolo in particolare. Essa viene declinata, a livello globale e nazionale, come crescita economica, coesione sociale e tutela ambientale. 
In relazione al primo aspetto, la crescita economica, la nostra Cooperativa distribuisce nel territorio, quale liquidazione delle uve conferite, un valore sicuramente rilevante, risultato negli ultimi mediamente 50 milioni di Euro. Studi di mercato recentemente compiuti sulla base di fatturati, margini, utili, investimenti ed altro, quali quelli condotti ad esempio da Mediobanca, Banca Intesa in “Imprese vincenti 2019” o classifiche a livello regionale come “Le Aziende TOP 500” 2019, per riferire solo i più recenti in ordine di tempo, ci collocano in posizioni di notevole rilievo che attestano lo straordinario impegno e i risultati importanti raggiunti dalla nostra Azienda.
Riguardo al secondo aspetto, la coesione sociale, esiste una effettiva sinergia tra Soci, Direzione Generale, Consiglio di Amministrazione e Presidenza. Prova ne sia che la quasi totalità delle delibere delle Assemblee Generali registra il consenso unanime da parte dei Soci. 
Le direttive emanate, anche in relazione alla produzione eco-sostenibile ed eco-compatibile, sono generalmente recepite con grande senso di responsabilità ed il numero dei Soci, ossia la affidabilità riconosciuta alla nostra Cooperativa, è in costante aumento.
In altri termini la base sociale è sempre più ampia e coesa.
Negli ultimi decenni, in relazione alla tutela dell’ambiente, nella nostra Cooperativa si è accresciuta notevolmente la consapevolezza del valore e quindi della difesa del territorio, delle sue peculiarità, della sua identità. 
Si sono pertanto compiute azioni di informazione e sensibilizzazione dei Soci al fine di puntare sempre più ad una viticoltura di precisione, ad una significativa riduzione dei diserbanti e dei pesticidi, al ricorso alle buone pratiche di coltivazione, al rinnovamento tecnologico, così come alla produzione biologica di uve trattate senza fitofarmaci, diserbanti, pesticidi, ricorrendo al controllo dei parassiti attraverso la lotta biologica.
In questo senso sono da intendere le sperimentazioni in atto nella nostra azienda agricola controllata, “Vigna Dogarina”, una realtà vitivinicola di circa cento ettari di vigneti autoctoni e pregiati, che vanta una produzione di vini molto apprezzati, anche sui mercati esteri. 
Qui vengono verificati i risultati di studi di frontiera, condotti da ricercatori dell’Università di Padova in collaborazione con il CIRVE (Centro Interdipartimentale Ricerca in Viticoltura ed Enologia) ed il CREA (Centro di Ricerca per la Viticoltura) di Conegliano, volti principalmente a limitare al massimo l’impatto ambientale dei prodotti usati per la coltivazione della vite.
Altrettanto importanti sono gli investimenti compiuti nelle singole Cantine, dove, sulla base di una strategia aziendale tesa a generare crescita, redditività e sostenibilità, si è investito moltissimo, circa venti milioni di euro negli ultimi due anni, per adeguamento degli stabilimenti, ammodernamento tecnologico, dotazioni di laboratorio.

La sostenibilità ha un impatto economico superiore ma crea valore sul mercato, quali sono le strategie che avete adottato per trasmettere questo plus al consumatore?

La strategia aziendale adottata in relazione alla sostenibilità richiede di fatto investimenti cospicui e costanti, che solo aziende strutturate e solide sul piano economico e finanziario possono sostenere. Nondimeno i risultati da noi conseguiti presuppongono la creazione di progetti, il coinvolgimento di risorse umane, tecnologiche ed economiche notevoli, che si traducono in una produzione di elevata qualità, capace di imporsi sui mercati più esigenti e competitivi. Siamo convinti che le campagne di marketing e l’azione di promozione dei nostri vini non produrrebbero gli esiti riscontrati se non vi fosse infatti il livello di eccellenza qualitativa che la nostra Cooperativa ostinatamente persegue.

Che misure adotterete per la vendemmia 2020 per garantire il posizionamento sul mercato e quindi il lavoro dei produttori?

La vendemmia che ci attende rappresenta sicuramente una sfida ulteriore che si inserisce tuttavia in una strategia aziendale che ha una sua propria direzione studiata e definita nel corso del tempo: una mission, degli obiettivi precisi da raggiungere, una rete di valore, dei vantaggi da perseguire, una vision, una rappresentazione da realizzare. 
Nello specifico, puntiamo ad una ampia differenziazione che passa attraverso una buona varietà di vini prodotti e diversità di linee di produzione che rispondono alle richieste dei clienti storici e sono volte anche ad intercettare quelle più interessanti e incidenti il mercato attuale, senza mai rinunciare alla tipicità e unicità propria del nostro territorio, della nostra esperienza tecnica, della nostra competenza enologica, della nostra tradizione, che rappresentano elementi differenzianti e leve strategiche di sviluppo.
Aumento della redditività, ampia differenziazione, sicura identificazione dei nostri vini sono gli obiettivi che andiamo strenuamente perseguendo, sempre con particolare attenzione per la realtà economica, sociale, culturale in cui si opera. In tale prospettiva assumono per noi un rilievo primario i rapporti intrattenuti con i Soci, i lavoratori, i clienti, i consumatori, in relazione ai quali assume senso e valore il nostro operare nonché la natura stessa della nostra precisa compagine sociale.

La crisi Covid-19 e le strategie a difesa dei vini a denominazione di origine, quali secondo Lei gli interventi necessari?

È noto a tutti che le crisi causano una drastica contrazione dei consumi, operano una decisa selezione dei prodotti, quindi ne accrescono ulteriormente la competitività. Si deve dunque mirare a rafforzare l’identità delle produzioni, operare il controllo e l’adeguamento del potenziale di produzione, garantire la regolamentazione del mercato, assicurare l’identificazione dei vini e la riconoscibilità dei marchi. In questo senso si muovono molte delle decisioni assunte di recente, in particolare, dai Consorzi di Tutela del Prosecco DOC e del Pinot Grigio delle Venezie DOC che determinano una riduzione delle rese di produzione attestata a 150 quintali ettaro per il primo e a 130 quintali ettaro per il secondo, assieme ad altre norme a garanzia delle qualità certificata del prodotto, a vantaggio della salute del consumatore, della sostenibilità ambientale, nonché a difesa del valore intrinseco del prodotto, che vede coinvolti tutti gli attori di filiera.
Scelte, queste, impegnative, importanti, ma decisive per la nostra Azienda, nelle quali crediamo fermamente, scelte che abbiamo noi stessi suggerito e supportato in seno ai vari Consorzi di Tutela del vino DOC e che perseguiamo con convinzione e coerenza in seno alla nostra Cooperativa.

Per voi l’export è vitale, state riscontrando una ripresa o la situazione è ancora bloccata?

Per quanto riguarda tutto il periodo di lockdown ed oltre, per arrivare sino ad oggi, abbiamo continuato a produrre e a consegnare quanto richiesto, sulla base dei contratti annuali sottoscritti per l’anno in corso, senza registrare ad ora significative flessioni. In effetti quasi tutti i nostri clienti tradizionali hanno onorato gli impegni e questo rappresenta per noi un risultato decisamente importante, in relazione soprattutto alla crisi economica globale in atto.
Pur tuttavia, per arginare la criticità originata dalla pandemia Covid-19 che vede coinvolte molte aziende del vino in Italia e pare abbia ad incidere pesantemente anche nei mesi a venire, riteniamo si debba procedere in tempi estremamente brevi alla elaborazione di un piano nazionale di tutela e difesa del prodotto, al fine di garantire un suo valido posizionamento sul mercato europeo e mondiale.
Si tratta di definire, a livello politico nazionale e regionale, passando attraverso il Ministero delle Politiche Agricole e i Consorzi di Tutela dei vini, una valida strategia di promozione e posizionamento del prodotto vino, inteso come una delle voci rilevanti, forti della nostra economia, della nostra storia, del nostro territorio. Di fatto vi sono seri, gravi motivi di preoccupazione finanche sul piano internazionale. Come trapela da autorevoli fonti, vi è ragione di temere l’introduzione di pesanti dazi americani sui nostri vini, in particolare su quelli frizzanti/spumanti che rappresentano una parte cospicua della nostra esportazione. Desta inoltre serie perplessità il mercato del Regno Unito in relazione alle scelte post Brexit. C’è tensione nel mercato internazionale per la recente normativa russa, in vigore dal 26 giugno 2020, su viticoltura ed enologia, che limita fortemente le esportazioni di vino verso la stessa Federazione. E non sono queste le sole realtà altamente sfidanti.
Ne consegue che, in questo difficile contesto, si debbano necessariamente costruire intese e realizzare collaborazioni volte a rilanciare la produttività, ad incentivare gli scambi e a rafforzare l’economia. Dal mio punto di vista, si tratta di raccogliere la sfida che ogni crisi emergenziale pone, nel passato come nel presente, di andare oltre la tentazione di erigere barriere e difendere frontiere, e piuttosto di mettere in atto la lezione del liberalismo politico e del liberismo economico che storicamente hanno provato il loro straordinario valore, la loro reale efficacia. Solo in una prospettiva aperta, dinamica, competitiva è possibile pensare ad un futuro positivo anche per il nostro prodotto vino e per tutto il settore. 

La tutela e la salvaguardia da abusi, concorrenza sleale o contraffazione. Come vi state muovendo in questo senso?

Il problema della tutela della produzione da abusi, concorrenza sleale, contraffazione è nodale per qualsiasi azienda, anche del nostro settore.
Di fatto la cosiddetta “internazionale del falso” si sta imponendo con potenza ed aggressività sempre maggiori. Secondo l’EUIPO, l’Agenzia Europea per la Proprietà Intellettuale, falsi ed imitazioni incidono in Europa nella misura stimata di 19 miliardi di euro, nel nostro Paese per oltre 2,2 miliardi, con un crescendo di valore che prospetta un rafforzamento dei traffici illeciti. In particolare per quanto concerne vini e liquori si traduce in una perdita di valore per l’Europa di 2,3 milioni, per l’Italia di 302 milioni. Si consideri che queste stime sono prudenziali, in realtà la portata del fenomeno è sicuramente maggiore. 
Anche di recente, nel nostro Paese, sono emersi comportamenti ed operazioni spregiudicate di adulterazione e contraffazione del prodotto, cui si cerca di porre rimedio con interventi normativi sempre più mirati e restrittivi. Noi oltre a procedere alla telematizzazione dei registri di produzione, di vendita e di giacenza del vino, alla documentazione della tracciabilità del prodotto, abbiamo ottenuto nella nostra azienda diverse certificazioni di prodotto mediante un sistema di controllo della qualità e della sicurezza dei prodotti alimentari riguardante tutte le fasi della lavorazione. 
Non solo, abbiamo proposto ed ottenuto in seno ai Consorzi di Tutela del Pinot Grigio l’impiego obbligatorio della fascetta con numerazione progressiva e vidimazione da parte dello Stato, interventi importanti a tutela primariamente di produttori e clienti, al fine di evitare frodi ed abusi.
Nonostante queste misure continuano a compiersi operazioni illegali, decisamente gravi e penalmente rilevanti.