Ho avuto la fortuna di partecipare alla seconda edizione del Simposio di SOStain Sicilia che, quest’anno, già nel titolo ha evidenziato i suoi obiettivi: “Interazioni Sostenibili”.

È da tempo che considero Fondazione SOStain Sicilia la migliore, la più interessante esperienza italiana sul fronte della sostenibilità. E quest’ultimo Simposio è servito per darmene conferma.

Mai come il 5 ottobre scorso, infatti, nello straordinario scenario dell’Hotel Torre del Barone di Sciacca (Agrigento), ho ascoltato le diverse “anime”, ambiti che sono coinvolti sul fronte della sostenibilità in maniera così chiara ed esaustiva.

Se c’è un tema, infatti, che genera inevitabili e fondamentali “interazioni”, questo è quello della sostenibilità. Ed è questo il motivo che obbliga, se si vuole parlare di sostenibilità in maniera seria e autorevole, ad affrontare questa tematica sempre con un approccio multidisciplinare o forse, per essere ancor più corretti, in modalità olistica.

Purtroppo, questo avviene molto raramente non solo in sede convegnistica ma anche, e soprattutto, sul fronte delle strategie aziendali. “Limitarsi”, infatti, a guardare la sostenibilità solo dal fronte ambientale, sociale o economico rappresenta, a mio parere, il più grande limite, quello che spesso impedisce non solo di avviare strategie sostenibili efficaci, ma anche di essere credibili agli occhi dei consumatori.

Questa percezione “olistica”, fortunatamente, è chiarissima all’interno di Fondazione SOStain Sicilia, guidata con grande forza e determinazione dal bravo e coraggioso Alberto Tasca. Una Fondazione che vede oggi associate 40 aziende, di cui 24 già certificate, per un totale di 5.703 ettari vitati certificati e una relativa produzione di circa 21,5 milioni di bottiglie.

Una sostenibilità, quella di SOStain Sicilia, che si può tradurre, per citare solo l’esempio dell’utilizzo di bottiglie leggere (420 g) – come ha sottolineato la presidente del Comitato scientifico della Fondazione, Lucrezia Lamastra – ad una riduzione di oltre 7.450 tonnellate di CO2 equivalente, che rappresenta il carburante utilizzato da un’auto media per percorrere 44 milioni di km (maggiore di 1.000 volte la circonferenza terrestre con una vettura media!).

Ma l’introduzione della prof.ssa Lamastra ha consentito a tutti i presenti di comprendere che l’unica sostenibilità credibile è quella basata su parametri concretamente misurabili e capaci di fornire dati precisi, nonché sulla trasparenza delle informazioni, compresi i possibili limiti. E, da anni, Fondazione SOStain Sicilia è in grado di fornire in maniera dettagliata i dati rispetto alle emissioni GHG (impronta carbonica), delle risorse naturali (in particolare gli indici acqua), nonché gli impatti a livello sociale (indici territorio).

Ma sarebbe insufficiente evidenziare i valori, i meriti di Fondazione SOStain Sicilia con le sue aziende associate senza sottolineare quello che a me piace definire il “fattore sostenibile” della Sicilia.

Il modello creato dalla Fondazione, infatti, si è innestato in maniera straordinaria in un’Isola come la Sicilia che, non a caso, è la prima in Italia per superficie biologica (ben il 30% del totale nazionale), nonché la prima in Italia per la viticoltura sostenibile, con una superficie assoggettata al disciplinare bio e/o di produzione integrata di oltre 42 mila ettari.

A quest’ultimo riguardo, è molto interessante evidenziare che da una nostra indagine (che ha coinvolto circa 50 operatori della filiera vitivinicola, tra produttori e professionisti del trade), che abbiamo presentato in anteprima proprio durante il secondo seminario della Fondazione, la maggioranza degli intervistati ha dichiarato di considerare un’azienda veramente “sostenibile” quando essa è inserita in un territorio “sostenibile”.

Nei prossimi articoli dedicati a questo importante seminario avrò modo di dare ulteriori dettagli rispetto alla nostra indagine sulla percezione della sostenibilità da parte dei cosiddetti “addetti ai lavori”.