La scorsa settimana, Andrea Lonardi è stato nominato Master of Wine. Dopo Gabriele Gorelli, è il secondo italiano ad ottenere il prestigioso riconoscimento.
Conosco Andrea Lonardi da moltissimi anni, potrei dire dall’inizio della sua bella carriera che l’ha visto agli inizi, a partire dal 2005, ad essere il principale artefice della riorganizzazione viticola del Gruppo Italiano Vini che gli consentì di maturare un’esperienza straordinaria nei più importanti territori vitivinicoli del nostro Paese.
Ad intuire per primo le ottime capacità di Lonardi fu Emilio Pedron, allora amministratore delegato del GIV, che comprese come il neo Master of Wine fosse in grado di abbinare grande competenza viticolo-enologica ad uno straordinario talento divulgativo.
Per noi giornalisti del vino, incontrare Lonardi fin da subito rappresentò una straordinaria opportunità per confrontarsi con un “tecnico” fuori dal comune, che non si limitava mai alla “vigna”, alla “cantina” ma aveva un costante desiderio, curiosità per approfondire tutto ciò che ruotava attorno al vino, comprese le tematiche comunicative e di mercato.
Se c’era, pertanto, un professionista del vino italiano che già quasi vent’anni fa aveva tutte le carte in regola per diventare Master of Wine, questo era Andrea Lonardi. Per questo la sua nomina non mi ha meravigliato, anche perché ho seguito anche in quest’ultimo decennio tutto il suo grande impegno nello studio, nelle analisi, nelle esperienze internazionali per arrivare a conseguire questo importante e complesso riconoscimento.
Ma qual è il valore aggiunto che può dare il MW Andrea Lonardi al vino italiano?
Non deve apparire una domanda paradossale o esagerata, la mia, perché è molto importante chiedersi quali possono essere i contributi che i nostri Master of Wine possono dare allo sviluppo dell’immagine, della credibilità, del vino italiano.
Non si deve, a mio parere, cadere nell’errore di pensare che il Master of Wine sia un titolo che “serve” solo a chi l’ha conseguito.
Ma, per provare a dare una risposta sensata alla mia domanda, bisogna anche comprendere che ogni Master of Wine è portatore della propria esperienza, della propria personalità e talento.
Ed in tale direzione ritengo che il MW Andrea Lonardi possa dare uno straordinario contributo a quello che io da tempo ritengo un fattore chiave per rendere più innovativo ed efficace il cosiddetto “storytelling tecnico”.
Chiunque abbia avuto la fortuna di ascoltare la narrazione dei vini, dei territori viticoli da parte di Andrea Lonardi, si è reso facilmente conto di trovarsi di fronte ad un professionista capace di individuare le chiavi di lettura più interessanti e divulgative per rendere comprensibile il linguaggio di un vino o di una denominazione.
Dal mio punto di vista, Andrea oggi è il maggiore esperto italiano di “storytelling tecnico” del vino. E il suo percorso per diventare Master of Wine lo ha portato ad ampliare questo suo talento, a svilupparlo costantemente anche grazie ad un confronto internazionale che gli è stato decisamente prezioso.
Ho avuto la fortuna di fare alcune attività con Andrea Lonardi, soprattutto in Valpolicella e nel Nobile di Montepulciano, e devo ammettere che sono state esperienze di grande ricchezza professionale, dove ho potuto comprendere concretamente cosa significa riuscire a fare un’analisi completa, esaustiva di una denominazione.
E se quindi penso a quanto oggi il sistema vino Italia necessiti di professionisti capaci di analisi efficaci dei nostri territori produttivi (a partire da quelli più importanti) e al tempo stesso in grado di esserne grandi divulgatori, non posso non essere orgoglioso e felice per il nostro secondo Master of Wine italiano.