Devo ammettere di essere stato combattuto sullo scrivere o meno questo articolo. Ma poi, in me, ha prevalso il senso di verità e di frustrazione davanti all’ennesima follia burocratica che ha spinto il “legislatore” (chiamiamolo così) a peggiorare ulteriormente un decreto, quello dell’OCM vino, relativo alla misura per la promozione dei vini dell’UE nei Paesi terzi.

Una misura che, seppur con i suoi limiti, in oltre un decennio ha dato un buon contributo a molte imprese italiane che volevano promuovere i propri vini nei Paesi terzi.

Una misura, è bene ricordarlo (soprattutto in questa fase storica), per superare il concetto di finanziamento alla “distruzione” dei vini europei (distillazione) ed evolversi in un supporto alla promo-commercializzazione delle nostre denominazioni. L’andamento sostanzialmente positivo del nostro export in quest’ultimo decennio, indubbiamente, è da ascrivere anche a questa misura.

Seguiamo lo sviluppo e l’utilizzo di questo supporto fin dalla sua genesi e da subito abbiamo denunciato la sua eccessiva “burocratizzazione”. Ci rendiamo conto che quando si parla di risorse pubbliche è necessaria la massima attenzione, ma se si va a vedere come si sono evoluti i cosiddetti “decreti attuativi” del nostro Ministero delle politiche agricole, viene da piangere. Si è andati a rendere sempre meno accessibile la misura, agevolando, di fatto, i “furbi della burocrazia”, quelli che sguazzano come gli azzeccagarbugli nei meandri di norme surreali.

Potrei citare mille esempi, uno su tutti la richiesta dei tre preventivi per scegliere quello “migliore”. Ma migliore rispetto a cosa, innanzitutto? Perché costa di meno o perché dà maggiori garanzie? Possibile che il sopracitato “legislatore” non sia ancora cosciente del fatto che poche realtà sono in grado di realizzare determinate azioni sui mercati internazionali, e quindi andare alla ricerca dei tre preventivi è un’istigazione a “delinquere”, cioè a cercare qualche amico disposto a fartene uno per carità?

Benissimo, poi, aver ripristinato le pre analisi dei mercati, dove vengono realizzate le azioni e il monitoraggio dei risultati, ma il “legislatore” non dà precise indicazioni sul chi hai titoli per svolgere tali attività, e il rischio è che a svolgere questa attività non siano i soggetti più autorevoli (è stata poi tolta come spesa ammissibile quella dell’expertise e quindi, veramente, ci si domanda a chi si devono affidare le aziende per fare progetti adeguati).

Sempre tra le spese non ammissibili è stato aggiunto il sito internet perché l’obiettivo del “legislatore” è quello di rendere co-finanziabili solo le azioni che “durano” esclusivamente per l’annata coinvolta nella misura, quindi nulla che possa essere strutturale.

In questa direzione non sono ammissibili nemmeno le spese per la grafica, l’immagine di un nuovo packaging di linea prodotti, sempre per le ragioni sopra riportate.

Per me è un errore che, ancora una volta, limita la possibilità di migliorare la capacità delle nostre aziende di avere la corretta immagine, gli strumenti adeguati per essere performanti sui mercati internazionali non per un anno, ma per lungo tempo!

Ma, ancora una volta, il timore che le aziende “freghino”, approfittino della misura per fare azioni non congrue ha spinto il “legislatore” a cambiare le carte in tavola… in peggio.

Dispiace veramente evidenziare che, nonostante i tanti suggerimenti arrivati al Ministero, si siano scelti i peggiori. E viene spontaneo domandarsi il perché.

Se si pensa che l’OCM vino, soprattutto nella misura promozionale per Paesi terzi, non sia più congruo per spingere l’export dei vini dell’UE sui mercati internazionali, tanto vale chiudere la partita e casomai ideare qualche nuovo strumento.

Non voglio apparire come uno strenuo difensore di qualsiasi forma di finanziamento pubblico: so benissimo che, in più di qualche occasione, questi strumenti non vengono utilizzati al meglio, ma non sarà mai l’eccesso di burocrazia a renderli più efficaci. Anzi, è l’esatto contrario. L’eccesso di burocrazia agevola proprio le realtà “brave con le carte” ma molto meno nelle azioni. Una storia vecchia che il “legislatore” dovrebbe conoscere ormai benissimo.

I dati di utilizzo della misura in quest’ultimo decennio dimostrano purtroppo come una burocrazia scellerata abbia allontanato dall’OCM vino proprio le aziende che avrebbero potuto beneficiarne al meglio. Peggio di così…