Era il 1961 quanto il Conte Gaetano Marzotto si mise alla ricerca di un vino dall’allure elegante, adatto ai nuovi tempi e a nuovi palati. Il territorio prescelto fu quello del Trentino Alto Adige. Lì, riteneva di poter produrre vini freschi, verticali, di grande eleganza. Conoscere il Pinot Grigio, vitigno ai tempi non molto noto e intuirne tutte le sue potenzialità, fu senza dubbio la carta vincente. Ma la grande rivoluzione fu il processo che gli permise di renderlo ancora più nobile nel colore e nelle trasparenze, un vino bianco di qualità superiore che al contrario, per natura, donava sfumature ramate.
Off the skins, eliminare ogni contatto tra bucce e mosto: era proprio questa la tecnica di vinificazione chiamata “in bianco” che Gaetano Marzotto e il suo team di enologi svilupparono esattamente sessant’anni fa. Un percorso intenso e lungimirante che ha visto il Pinot Grigio Santa Margherita protagonista di sei decadi dove fatti, accadimenti, stili e mode lo hanno accompagnato sino a oggi, una storia ripercorsa e interpretata dai giovani designer dell’Istituto Europeo di Design Venezia (IED) in una mostra celebrativa curata da Current. “Off the Skins” – questo il nome della mostra aperta al pubblico con ingresso libero dalle ore 10:30 alle ore 18:30 – è un racconto per immagini atto a celebrare questo vino-icona del Made in Italy, che ha saputo conquistare da subito il favore dei consumatori e cambiare la storia del vino italiano, diventando il primo, unico e originale riferimento per un’intera generazione di vignaioli e wine lovers.
«É un piacere e un onore inaugurare questa mostra dedicata al Pinot Grigio Santa Margherita. Il vino che sessant’anni fa diede avvio a una vera e propria rivoluzione del gusto, e che oggi celebriamo con questa temporary exhibition volta a narrare la sua storia attraverso l’interpretazione di giovani designer» commenta Beniamino Garofalo, Amministratore Delegato di Santa Margherita.
La mostra è ospitata in un luogo meraviglioso come la Chiesa di San Francesco della Vigna a cui risale il più antico vigneto di Venezia, situata in Campo San Francesco della Vigna nel Sestriere Castello. Marco Ziani, patrizio veneto, nel suo testamento del 1253 lasciò ai Frati Minori la sua vigna con le case e la chiesetta situate nel territorio di Santa Giustina. Parte del complesso sono il convento dei Frati Minori, l’Istituto di studi ecumenici, la Biblioteca – che conserva e cataloga il patrimonio librario veneto della Provincia S. Antonio dei Frati Minori – e tre chiostri di cui uno dedicato alla coltivazione di erbe aromatiche, uno alla raccolta dell’acqua piovana e uno appunto a vigneto di uve Malvasia e Glera, dal 2019 curato dal team di agronomi di Santa Margherita.
«Il recupero dei vigneti urbani è una delle iniziative più importanti che il mondo del vino può, e deve, fare oggi per mantenere saldo e vivo il legame con la propria storia e le proprie tradizioni. È motivo di grande orgoglio per Santa Margherita poter intervenire per la tutela del patrimonio storico e architettonico del complesso di San Francesco della Vigna e trasferire le competenze tecniche del nostro team di enologi per ridare splendore a questo vigneto urbano. Poco meno di un secolo fa, mio nonno, il Conte Gaetano Marzotto, scelse l’entroterra veneziano per dare avvio a una vera e propria rivoluzione nell’agroindustria italiana» racconta Gaetano Marzotto, Presidente di Santa Margherita Gruppo Vinicolo.
Fondato nel 1935 dal conte Gaetano Marzotto, oggi raggruppa dieci diverse tenute in alcune tra le regioni più belle dell’enologia italiana, e rappresenta uno dei poli più significativi dell’enologia italiana, con oltre 20 milioni di bottiglie vendute nel 2020 in 96 Paesi del mondo. Il Gruppo di proprietà dei quattro fratelli Gaetano Marzotto alla Presidenza del Gruppo, Stefano Marzotto alla Presidenza di Zignago Holding, Luca Marzotto alla Vice Presidenza del Gruppo, e Nicolò Marzotto, membro del Consiglio di Amministrazione, la terza generazione della famiglia, è affidato alla guida operativa all’Amministratore Delegato Beniamino Garofalo.
Immersi nell’atmosfera mistica del convento i visitatori saranno guidati, attraverso quattordici serie di immagini, alla conoscenza della storia del celebre Pinot Grigio. Le installazioni sono una sorta di papiri e pergamene di tessuto, narrano la memoria e il contatto tra il suolo e il mondo delle idee. Accurate didascalie raccontano i momenti salienti, mentre nel silenzio dei chiostri la composizione musicale creata da Yilin Zhu, ricercatrice e sound artist, rievocherà i suoni della fermentazione, della vinificazione e dell’imbottigliamento.
Qualità nel lavoro e nei prodotti, qualità nelle relazioni umane: l’uomo al centro delle azioni quotidiane. Una filosofia impostata dallo stesso Gaetano Marzotto che ha offerto a conferitori, dipendenti, collaboratori, senza ipocrisia, rapporti autentici. Allo stesso modo è il Pinot Grigio: autentico, fedele al territorio in cui nasce, quel Trentino Alto Adige che mantiene saldamente ancorate ai vigneti di famiglia generazioni di viticoltori.
Il Pinot Grigio “Impronta del Fondatore “Alto Adige DOC 2020 nella sua connotazione agrumata, pulita e fresca è un solstizio d’estate. Straordinaria la sua abbinabilità e la sua bevibilità. Le ampie e complesse note di frutta esotica e quella dolcezza profusa dalla frutta secca e dall’agrume candito annunciano il Pinot Grigio “Impronta del Fondatore “Alto Adige DOC 2016, un’esperienza gustativa tutta giocata sulla maturità e l’eleganza. Palato sottile e raffinato, di finezza ardita.