Da un lato le famose destinazioni turistiche prese d’assalto tutto l’anno, dall’altro le zone interne d’Italia, campagne e paesi divenuti fragili a causa di un modello di turismo che ha privilegiato le città e le coste. L’overtourism da una parte e le zone rurali dimenticate dall’altra, è questo uno dei temi trattati nel report di Roberta Garibaldi sull’enoturismo sostenibile, una relazione che vuole evidenziare i problemi dell’industria del turismo e le possibili soluzioni rappresentate dal turismo enogastronomico.
Overtourism e zone dimenticate: un contrasto da attenuare
Si parla di overtourism quando il sovraffollamento turistico di una particolare destinazione causa degrado ambientale, inquinamento e un impatto negativo sulla qualità della vita dei residenti. Si tratta di un problema oggi reale in tutto il mondo, dovuto in parte all’aumento di tour operator, compagnie low cost e l’uso dei social media che continuano ad alimentare incessantemente il turismo di massa.
Con la sua disomogenea distribuzione dei flussi turistici anche il Bel Paese sta sperimentando congestioni, degradazioni e aumento dei prezzi, e l’esempio più significativo ne è Venezia con i suoi 18 milioni di turisti pernottanti del 2022. Ma il fenomeno non riguarda solo le città, ad essere vittima delle orde di turisti sono anche i borghi o i luoghi naturali come montagne e spiagge. Per fare un esempio, il comune di Desenzano del Garda in provincia di Brescia ha visto più che raddoppiare i pernottamenti dal 2014 al 2022 (+113%), un caso eccezionale nelle classifiche nazionali.
Fenomeno completamente opposto riguarda le aree interne che ricoprono gran parte dell’Italia, luoghi da un potenziale straordinario, una natura incontaminata e produzioni locali antiche che però non riescono ad emergere sufficientemente nel panorama turistico. Non si tratta di luoghi di serie B, ma delle vere e proprie mete in grado di regalare ai visitatori la vera essenza italiana rimasta incontaminata negli anni. Come fare per incentivare i turisti a spostare la loro attenzione verso questi luoghi?
Enoturismo sostenibile a supporto delle zone rurali
L’enoturismo è un valido strumento per ridurre le disparità tra le zone urbane e rurali con affluenza minore grazie alla sua enorme capacità di attirare visitatori nelle aree vitivinicole. Per comprendere il potenziale dell’enoturismo è sufficiente sapere che in Italia, secondo il report di Roberta Garibaldi, si stima ci siano circa 9,6 milioni di turisti enogastronomici, ossia coloro che viaggiano con motivazione primaria l’enogastronomia. Allo stesso tempo, il 92% delle produzioni agroalimentari certificate e il 79% dei vini con denominazione sono prodotti (esclusivamente o parzialmente) in piccoli comuni con meno di cinquemila abitanti.
L’enoturismo è inoltre in grado di creare un efficace sistema in cui il viaggiatore valorizza ed incentiva le produzioni locali e si interessa alla cultura dei luoghi ad esse adiacenti. Mentre allo stesso tempo avviene una democratizzazione del viaggio, ovvero una maggiore possibilità di godere delle bellezze del Paese a prezzi accessibili.
Come connettere le aree urbane alle zone rurali?
Affinché questa capacità di generare flussi nelle aree rurali possa realizzarsi, è fondamentale impiegare risorse (umane ed economiche) per ottenere un sufficiente livello di competitività e creare un valore duraturo per i turisti, gli operatori, le destinazioni e la comunità.
In che modo è possibile farlo? Alcuni spunti:
- Realizzare un piano strategico per lo sviluppo del turismo enogastronomico. Ciò richiede conoscenze specifiche e una collaborazione attiva tra operatori pubblici e privati.
- Migliorare l’accessibilità delle aree rurali, a partire dai mezzi privati senza dimenticare però quelli pubblici, utili soprattutto ai consumatori di vino e ai turisti internazionali.
- Comunicare efficacemente l’offerta. Dopo aver creato un’offerta innovativa e di standard elevato, è necessario renderla facilmente accessibile ai turisti italiani e non, ad esempio tramite siti ufficiali del turismo.
- Creare itinerari turistici. Non semplici percorsi tracciati su una mappa, ma veri prodotti turistici che dalle mete più celebri conducono a centri minori.
- Incentivare la creazione di hub enogastronomici. Musei a tema, iniziative di formazione, ristorazione, mercati agroalimentare ed infine infopoint per gestire tutto il sistema.