Oggi è il 3 luglio, il giorno della partenza del nostro “Italian Wine Tour”. Siamo emozionati ed eccitati allo stesso tempo. Gli affannosi preparativi di queste ultime settimane non ci hanno nemmeno fatto rendere conto del tempo che passava e in un lampo siamo arrivati al fatidico giorno della partenza.

Non vogliamo apparire presuntuosi ma ci sentiamo come il grande Mario Soldati alla partenza del suo Viaggio nell’Italia del vino. 

Le distanze tra noi e lui sono ovviamente tantissime, ci mancherebbe, ma quello che ci unisce, probabilmente, è lo spirito che si racchiude nel termine “ripartenza”. Per Soldati, che partì per il suo viaggio ad inizio del 1968, c’era probabilmente l’obiettivo di capire come l’Italia del vino si stava evolvendo da un modello prettamente “rurale” ad uno più “industriale”, in noi prevale da un lato la voglia di capire come le aziende del vino italiane stanno reagendo ad una delle crisi più complesse ma anche difficilmente decifrabili della nostra epoca, dall’altro il desiderio di lanciare un messaggio di fiducia sul futuro del nostro comparto vitivinicolo.

Dopo mesi di “paralisi”, infatti, il nostro muoversi vuole già di sé per sé esprimere la volontà di tutto il nostro sistema vino di non fermarsi davanti ad un nemico che purtroppo conosciamo ancora molto poco.

Le incertezze continuano ad essere molte, anche la paura non si può considerare sconfitta, ma quello che non può assolutamente venire meno è la fiducia. 

Tutti sappiamo bene, infatti, che se perdiamo la fiducia diventa impossibile affrontare qualsiasi tipo di sfida.

Dobbiamo invece essere coscienti che il nostro settore vitivinicolo, le nostre imprese hanno tutti i mezzi per superare anche un nemico così subdolo.

Ma si deve avere il coraggio di non chiudersi a riccio e cercare, invece, di adattarci al meglio alle condizioni attuali e al tempo stesso di prepararci per essere ancor più competitivi quando questa emergenza potrà finalmente dichiararsi conclusa.

Non riuscire a vivere questa esperienza così difficile come un’opportunità per migliorarsi ed andare oltre, potrebbe trasformarsi nella trappola più pericolosa per molte nostre imprese.

Il nostro viaggio, pertanto, vuole proprio raccontare le imprese del vino che non si fermano, di quelle, e sono veramente tante, sicuramente la maggioranza, che nonostante le difficoltà hanno adottato tutti i mezzi possibili per dimostrarsi vitali.

Potremmo affermare che il vino italiano di fatto non si è mai fermato, ma non solo perché sono proseguite le vendite nei canali della grande distribuzione ma anche perché in campagna, in vigna il lavoro non è mai venuto meno. Senza dimenticare le migliaia di produttori che hanno preso le loro auto, i loro furgoni per consegnare i loro vini direttamente nella case degli italiani. 

È stato questo dinamismo, questo coraggio che ci ha spinti a prendere il nostro camper, i nostri figli e a metterci in viaggio.

È bastato annunciare il nostro desiderio e siamo stati letteralmente travolti da un mare di richieste di aziende che ci hanno espresso la disponibilità ad aprire le loro porte.

Non abbiamo potuto dire sì a tutte e forse questo è il rammarico maggiore che abbiamo ma promettiamo che il nostro viaggio, magari con altre modalità (stiamo studiando alternative al camper…) proseguirà anche dopo il 5 agosto, la data prevista per il nostro ritorno.

È sì perché mai come oggi riteniamo che la dimensione del “viaggio” sia proprio il messaggio più corretto, coerente rispetto agli obiettivi che ci siamo prefissati.

Il “viaggio”, infatti, rappresenta la migliore metafora possibile del vino. Il vino è il prodotto della terra che viaggia di più in assoluto. E’ l’ambasciatore privilegiato del nostro Paese ormai in ogni angolo del nostro Pianeta. Il vino non può stare fermo.

Il vino, inoltre, non dobbiamo mai dimenticarlo, è il prodotto forse più antitetico al “distanziamento sociale”.

Certo, non preoccupatevi, il nostro viaggio sarà realizzato rispettando tutte le norme oggi previste per ridurre al massimo i possibili rischi di contagio. 

Insomma oggi si parte.

Partiamo da Cascina Albaterra, nelle splendide colline di Soave, recentemente riconosciute come Patrimonio storico e rurale d’Italia.

Non potevamo non partire da qui. Cascina Albaterra, infatti, rappresenta alla perfezione cosa si può realizzare quando si mettono insieme due fattori straordinari come la generosità e la terra.

La terra l’ha messa a disposizione con tanta generosità una delle realtà vitivinicole più importanti di Soave, l’azienda Coffele, mentre il progetto di solidarietà è riuscito a portarlo un uomo che abbiamo avuto la fortuna di incontrare nella nostra vita, don Paolo Pasetto.

Saremo sempre grati a Paolo per tutto quello che fa.

Cascina Albaterra, quindi, per noi non vuole essere solo l’inizio di un viaggio ma la testimonianza di quanto il vino sia in grado di superare qualsiasi tipo di barriera o di pregiudizio quando diventa strumento nella mani di produttori generosi e illuminati e di uomini che mettono sempre davanti a tutti l’amore per il prossimo.

Grazie a tutte le 45 aziende che ci accoglieranno in questi 35 giorni di viaggio e a quelle che ci avrebbero voluto accogliere. 

Ma grazie anche a tutti coloro che avranno voglia di seguirci attraverso i nostri canali social. 

Un grazie, infine, particolare e doveroso al nostro staff (Agnese Ceschi, Stefano Colombo, Giulia Ercole, Emanuele Fiorio, Paolo Frigo, Giovanna Romeo, Cristian Fanzolato) che ci ha aiutato ad organizzare il nostro Italian Wine Tour e che ci supporterà (e sopporterà) a distanza, entrando con noi virtualmente in tutte le aziende che incontreremo nei nostri ormai oltre 5.000 km lungo 17 regioni d’Italia.