Durante  L’italian wine tour, immaginiamo di viaggiare dentro ad un villaggio. Immaginiamo le nostre aziende del vino come dei piccoli villaggi. Perchè ogni gruppo di lavoro che si trova a conviverci, anche in modo transitorio, è una piccola comunità, con i suoi abitanti e le sue figure caratteristiche e riconoscibili. Sapere quali sono le competenze che ci servono in un team, capire cosa dobbiamo saper fare ci può dare spunti innumerevoli per progettare il presente e il futuro delle nostre aziende del vino. 

Perché tutto questo?

Perché è nato un nuovo progetto, che vi presentermo nella dua interezza dopo l’estate,  che si chiama THE WINE VILLAGE, frutto della collaborazione tra WinePeople, Dof Consulting e Foxwin.

Aiuteremo le aziende e i manager del vino a mettere meglio a fuoco il progetto di business e a scoprire delle potenzialità nascoste.  

Chi sono quindi i “personaggi” di THE VILLAGE? Che cosa rappresentano?

Una delle domande che ci sentiamo rivolgere più spesso è “Qual è la carta più importante del villaggio?”. Il Villaggio, per come è stato pensato, è la riproduzione metaforica di una comunità: forte delle propria capacità, esperienze e saperi, ma anche dei punti deboli (che, se presi in carico, sono l’unico modo che abbiamo per imparare qualcosa), contiene in sé tutte le diversità e la meravigliosa varietà dell’agire e del sentire umano.

Partiamo dallo Sciamano, il portatore di visione, colui che vede le cose prima che esistano.

Questa Figura è associata alla visione sistemica, un misto di capacità di cogliere la complessità dell’insieme e di vedere oltre il reale e il presente. Vedere cosa? Banalmente, quello che non c’è: situazioni, rapporti, mondi.

Nelle società tradizionali, lo sciamano era colui o colei che fungeva da figura di collegamento fra il mondo dei vivi e quello dei morti. La persona in grado di avere un quadro più ampio della singola comunità, di vedere oltre l’illusione delle cose materiali. Attraverso di lui (o di lei), la comunità riceveva un messaggio, un’indicazione di rotta su quali dovranno essere i suoi prossimi passi.

Lo Sciamano è quindi un ponte fra dimensioni diverse e la sua sfida consiste nel riuscire a far intravedere a chi gli sta attorno la sua visione, per indicare un cammino da seguire che sia percorribile e sostenibile.

Pensiamo a tutti gli Sciamani che hanno non solo fondato le nostre aziende del vino, ma che sanno anticipare i tempi, sanno avere visioni di mercato, o sanno immagine trend di consumo prima di lanciare un nuovo prodotto.

La sua chiave esistenziale è il rapporto col tempo, perché lo Sciamano guarda sempre avanti, è velocemente proiettato verso il futuro. La gestione della contingenza presente rischia di annoiarlo perché lui immagina già quello che sarà domani laddove altri non vedono se non incertezza e paura di fallire.

Ne stiamo incontrando molti in questo momento storico particolare, dove senza visione sciamanica ci verrebbe voglia di fermarci e di non continuare ad investire perché siamo circondati da paura e incertezza.

Ha fretta che la sua visione venga realizzata e vorrebbe che gli altri comprendessero in fretta i contorni e le potenzialità del suo progetto.

Lo Sciamano però rischia di mancare il presente, di non godersi quello che ha, intrappolato com’è nella frenesia di inseguire quello che sarà. E allora arriva la frenesia di aprire un nuovo mercato, di fare un nuovo vino, di ampliare velocemente l’azienda o di rivedere il packaging di ogni bottiglia.

Quando è nella sua massima espressione, diventa un vero e proprio motore del cambiamento, un fulcro contagioso di energie vitali. La sua dimensione naturale è il flusso e, come per nessun altro, nel suo caso vale la massima di Eraclito, secondo cui “l’unica costante è il mutamento”.

Se immaginiamo che la nostra azienda del vino voglia arrivare da qualche parte, è difficile non pensare che, in alcune situazioni, è imprescindibile avere qualche sciamano nel team!

E tu ti senti un po’ sciamano? Chi sono le persone nella tua azienda che incarnano questa energia?