Anche quest’anno non si terrà il Prowein di Dusseldorf che, come è noto, è stato spostato al 27-29 marzo 2022. Fortunatamente, però, l’importante fiera tedesca, che negli anni è diventata il più grande appuntamento per il settore vitivinicolo a livello mondiale, in questi giorni ha diffuso i risultati del Prowein Business Report 2020. Un report assolutamente atteso vista la complessa situazione che sta vivendo anche il comparto vitivinicolo a livello mondiale.
E alla luce della complessità di questa fase fortemente segnata dagli effetti della pandemia, l’osservatorio economico del Prowein, attivato in collaborazione con l’Università di Scienze Applicate di Geisenheim, quest’anno si è allargato a ben 3.500 operatori della filiera vitivinicola, rappresentanti 49 Paesi.
Per questa ragione i risultati dell’analisi di Prowein risulta particolarmente probante per capire quale è la reale situazione e anche le prospettive future.
Di seguito riportiamo i dati più salienti emersi dall’indagine:
1. Le chiusure di hotel e ristoranti (di cui il 77% ha dovuto chiudere i battenti, almeno temporaneamente, secondo i risultati dell’indagine effettuata) causate dai contagi hanno portato ad un’interruzione globale dei canali la vendita del vino. In molti Paesi, la vendita al dettaglio di prodotti alimentari ed il commercio online, nonché in parte il commercio del vino, hanno beneficiato di questi rinvii. Rispetto a ristoranti ed hotel, infatti, il commercio del vino è stato significativamente meno colpito, solo il 25% degli esercizi ha dovuto chiudere e/o ha subito perdite di vendita. Di contro il 38% dei rivenditori di vino ha dichiarato di avere avuto un aumento delle vendite da marzo ad oggi.
Tuttavia, la mancanza di turisti stranieri a causa del Covid-19 ha portato a un forte calo del consumo di vino locale in molti Paesi vinicoli.
2. L’impatto della crisi del Covid-19 sui produttori di vino ha subito variazioni a seconda del loro obiettivo di vendita. Soprattutto le cantine più piccole sono state particolarmente colpite dalla chiusura della gastronomia e degli hotel ed anche dall’assenza di turisti.
3. A causa degli effetti globali e simultanei della pandemia si è verificato inoltre un calo globale delle esportazioni di vino, soprattutto nei Paesi con un’elevata percentuale di consumo di vini per eventi sociali e nei ristoranti. Il settore prevede solo una ripresa molto lenta del turismo e delle esportazioni e che la situazione economica si deteriorerà ulteriormente nel 2021. Per la maggior parte dei produttori di vino della Spagna, della Francia e dell’Italia molti dei loro canali di vendita sono stati colpiti negativamente, sia riguardo al valore che al volume di vendita. E neanche l’incremento delle loro vendite online è stato capace di compensare queste perdite.
4. In risposta alla pandemia, sia i rivenditori che i produttori hanno intensificato nella loro comunicazione online l’apertura di negozi, l’organizzazione di degustazioni online ed offerto servizi di consegna a domicilio. Secondo gli esperti questa trasformazione digitale del settore vinicolo, notevolmente accelerata dal covid-19, continuerà anche in futuro
5. Le riduzioni dei costi e i programmi di aiuto dei Governi hanno potuto evitare finora ampi licenziamenti e chiusure di impianti. Tuttavia, gli esperti si aspettano un consolidamento ed una crescente concentrazione del settore, se numerose aziende dovessero cessare la loro attività nel successivo decorso corso della pandemia. In futuro le aziende si adopereranno anche per una maggiore diversificazione su diversi canali di vendita e mercati, al fine di distribuire meglio il loro rischio. Così i produttori stanno cercando di ripiegare soprattutto sull’attività diretta con i clienti e sul commercio di generi alimentari, il che intensificherà ulteriormente in futuro, la concorrenza di questi canali. Si teme che la riduzione dei costi ed il differimento di investimenti rallenteranno anche l’adattamento dell’industria vinicola ai cambiamenti climatici e l’incremento della sostenibilità ambientale.
6. Anche se molti clienti hanno consumato il vino durante la pandemia, gli esperti prevedono per il futuro, a causa delle conseguenze economiche del Covid-19, una clientela più sensibile ai prezzi ed una riduzione delle vendite di vini premium. Al contrario si ipotizza che per la maggior parte, dopo il Covid-19, le vendite globali di vino riprenderanno nuovamente.
Sul fronte export gli intervistati prevedono perdite del 36% per l’annata 2020 mentre sul prossimo anno si aspettano una crescita del 26% che però non saranno sufficienti per compensare le attuali perdite.
A causa dell’estensione globale della pandemia i canali di vendita si sono infatti spostati contemporaneamente in tutti i mercati vinicoli del mondo. Questo ha causato un forte riscontro negativo sulle esportazioni di vino dei tre principali Paesi di produzione. Fin dall’ottobre del 2019, la Francia e la Spagna erano state colpite dai dazi d’importazione negli Stati Uniti. La perdita di esportazione dell’Italia è stata inferiore a causa dell’esenzione di dogane d’importazione Oltre agli Stati Uniti sono stati colpiti da questa flessione i mercati d’importazione come Cina ed Hong Kong. Il consumo privato è ancora relativamente basso: il vino viene consumato principalmente in occasioni sociali, speciali, che non hanno più luogo a causa del Covid-19. Anche le esportazioni in Paesi come i Paesi Bassi e la Svizzera, dove il vino gioca un ruolo importante nella gastronomia, sono diminuite nel 2020.