Tim Ford, amministratore delegato di Treasury Wine Estates (proprietaria del prestigioso marchio australiano Penfolds) ha ammesso che uno degli errori più rilevanti emersi dalla disputa commerciale legata al vino tra Cina e Australia, è stato il colpevole ritardo con cui Penfolds ha deciso di investire nell’industria vinicola locale cinese.

Ford ha condiviso queste considerazioni durante un evento dell’Australia-China Relations Institute a Sydney. Durante il suo intervento, Ford ha sottolineato che anche nel caso in cui la Cina dovesse eliminare i pesanti dazi doganali sui vini australiani, sarà necessario molto tempo per ricostruire il mercato cinese.

Le relazioni tra Cina e Australia si sono deteriorate a seguito dell’inizio della pandemia e nel marzo 2021 la Cina ha imposto dazi del 218% sui vini australiani, causando una crisi nel settore vinicolo australiano con perdite pari a 1,2 miliardi di dollari australiani nelle esportazioni di vino.

Tuttavia, quest’anno si è assistito a un miglioramento delle relazioni commerciali tra i due paesi. Ford stesso ha fatto parte di una delegazione di imprenditori che ha visitato Pechino il mese scorso. È stato anche discusso un possibile abbassamento dei dazi già nel mese di giugno.

Tuttavia, Ford ha affermato che anche senza i dazi, ci vorranno ancora anni per ricostruire il mercato cinese: “Ci vorranno due, tre, quattro anni per iniziare a ricostruire la presenza dei vini australiani sul mercato cinese, perché non potremo tornare allo stesso punto di partenza”.

Prima dell’imposizione dei dazi punitivi cinesi, un terzo dei profitti di Treasury Wine Estates derivava dalla vendite sul mercato cinese e circa un quarto dei vini premium Penfolds venivano esportati sul mercato cinese.

Nonostante la pandemia, l’azienda ha continuato a investire e a mantenere il personale e le operazioni in Cina. Ciò ha aumentato la notorietà del marchio, tuttavia, Ford ha ammesso che sino ad ora questi sforzi non hanno generato profitti.

Secondo quanto riporta Reuters, Ford ha dichiarato che una delle lezioni più importanti apprese da questa situazione è legata al ritardo con cui Penfolds ha investito nell’industria vinicola locale cinese.

DBR Lafite, Pernod Ricard e LVMH hanno investito in progetti vinicoli direttamente sul territorio cinese, sfruttando l’aumento dell’interesse dei consumatori cinesi per i vini di importazione. Penfolds, nonostante il suo enorme successo, non ha seguito l’esempio fino a quando non è stata colpita dai dazi.

Lo scorso anno, per aggirare i dazi, Penfolds ha lanciato per la prima volta il suo vino “made in China”, prodotto con uve provenienti da Ningxia, nota regione produttiva nord-occidentale della Cina. Non è escluso che venga ulteriormente ampliata la gamma di vini cinesi in futuro.

In ogni caso come ha testimoniato Ford, qualora i dazi terminino e riprendano in maniera consistente le esportazioni di vino australiano, sarebbe comunque difficile destinare immediatamente i vini premium Penfolds al mercato cinese, dato che l’azienda nel frattempo ha diversificato notevolmente i suoi mercati globali.

Tuttavia secondo l’amministratore delegato, per quanto riguarda i vini al di sotto dei 30 dollari australiani la questione è differente. In questo caso Penfolds sarebbe in grado di rifornire il mercato cinese abbastanza rapidamente.