Come riporta The Drink Business, parlando alla conferenza digitale della WSTA (Wine and Spirit Trade Association), Lord Holmes of Richmond, co-presidente dei gruppi parlamentari che si occupano di tecnologie assistive, Fintech, Blockchain e quarta rivoluzione industriale, ha sostenuto che l’introduzione della tecnologia blockchain (un insieme di tecnologie che può registrare informazioni digitali in modo efficiente, verificabile e permanente, memorizzandole in un database pubblico attraverso la crittografia) potrebbe diventare il fondamento di tutto il commercio del vino e dei distillati nel Regno Unito.
La tecnologia potrebbe aiutare a ridurre le tensioni commerciali, permettere l’accesso ai dati in tempo reale in tutta la catena di fornitura e aiutare produttori e distributori a fornire i loro prodotti ai consumatori più rapidamente, mantenendo la qualità.
Lord Holmes ha fatto riferimento ad un recente progetto in cui ha utilizzato la tecnologia blockchain per rintracciare una bottiglia di vino dalla sua origine in Australia fino alla consegna nelle sue mani nel Regno Unito. Un percorso di 10.000 miglia che, attraverso questa tecnologia, ha permesso di ridurre la burocrazia alle frontiere ed ha inoltre garantito i requisiti HMRC e FSA.
Holmes ha sottolineato che è “bizzarro” che il governo britannico stia cercando di imporre “onerosi” moduli cartacei di certificazione per le importazioni (i temuti VI-1) piuttosto che abbracciare la nuova tecnologia blockchain. Ha quindi presentato un emendamento che cerca di impedire l’obbligo dei moduli VI-1 come requisito a partire dal 1° gennaio 2021.
Si tratta, secondo Holmes, di una grande opportunità per il Regno Unito per diventare leader mondiale nel settore, ma questo richiederebbe la guida del governo ed una forte collaborazione tra i settori pubblico e privato: “la blockchain permette una maggiore concorrenza, una maggiore crescita economica e il trasferimento di valore, ma ha bisogno di un forte protagonismo da parte del governo”.
Russell Davies, amministratore delegato della società di logistica Hillebrand, ha convenuto che è “economicamente sensato, ambientalmente sensato, logisticamente sensato” puntare su questa tecnologia avanzata. Un ritorno a un sistema basato sulla carta ci porterebbe anni indietro e introdurrebbe circa 600.000 documenti in più nella supply chain dell’UE a partire dal 1° gennaio 2021.
L’introduzione della tecnologia semplificherebbe il processo di importazione/esportazione, eviterebbe di compilare le stesse informazioni più volte ed attenuerebbe il problema dell’errore umano con un enorme beneficio in termini di tempo, lavoro e risultati.
Jack Merrylees di Majestic (retailer britannico specializzato in vino) ha aggiunto che l’utilizzo della blockchain potrebbe permettere di aggiungere informazioni d’interesse per il consumatore, come l’etichettatura, le indicazioni caloriche, la tracciabilità dei trasporti, l’impronta carbonica, l’impegno per la sostenibilità o i report sulle annate.
L’amministratore delegato di WSTA, Miles Beale, ha descritto questo futuro come “un sistema che può essere utilizzato dalle agenzie, dagli ispettori doganali, dai retailers e dai consumatori per molteplici scopi: conferma delle accise pagate, informazioni su ingredienti o allergeni e persino calorie. Una soluzione di questo tipo sarebbe davvero innovativa e sfrutterebbe una tecnologia che permetterebbe al Regno Unito di porsi al centro del commercio mondiale del vino”.