I dati dell’export riferiti ai 12 mesi della campagna 2018-2019 dimostrano gli ottimi risultati ottenuti dai vini di Borgogna, antecedenti ai dazi del 25% imposti ad ottobre 2019 dall’amministrazione Trump.
Complessivamente il vino bianco è aumentato del +4,9% (+4,6% rispetto alla media degli ultimi 10 anni), mentre i vini rossi hanno subito una flessione del -2,3% rispetto al 2017, ma segnano comunque una crescita rispetto alla media degli ultimi 10 anni (+2,1%).
Il volume delle transazioni nel 2018-2019 ha raggiunto il record assoluto con 947.834 ettolitri, in aumento del +16,7% rispetto alla media degli ultimi 10 anni.
Per quanto riguarda i primi 8 mesi del 2019 (periodo pre-dazi Usa, ndr) le esportazioni dei vini di Borgogna sono aumentate del 6,9% a volume e del 9,3% per quanto riguarda i ricavi, rispetto allo stesso periodo del 2018.
In termini di fatturato, i vini della Borgogna hanno stabilito un nuovo record, raggiungendo i 650 milioni di euro.

I ricavi dei primi otto mesi del 2019 sono così ripartiti: 50% per i vini bianchi, 46% per i rossi (+ rosé), e 4% per il Crémant de Bourgogne. Questi dati mettono in luce una forte richiesta sui mercati esteri per Village, Village Premier Cru e Grand Cru (escluso Chablis). Questo gruppo di denominazioni ha rappresentato il 47% del valore ed il 18% del volume di export.
Chablis è tornato su livelli standard e rappresenta il 16% delle entrate ed il 23% dei volumi, dopo diversi anni di scarsa produzione a causa del gelo.
Nel loro complesso le denominazioni di Borgogna sono risultate in crescita, rappresentando il 37% delle vendite in volume ed il 28% delle entrate.
Solo i vini della AOC (corrispondenti alla nostra DOC) Mâcon sono rimasti stabili tra il 2018 e il 2019 (primi 8 mesi) ed hanno rappresentato il 13,2% delle esportazioni in volume ed il 5,2% in termini di ricavi.

Le scorte stimate sono aumentate di 150.000 ettolitri rispetto allo stock dell’anno scorso. Questo permette di avere una certa fiducia nella capacità del settore vitivinicolo della Borgogna di rifornire i mercati di riferimento.
Oltre al volume record di transazioni, la campagna 2018-2019 si è distinta per l’alta percentuale di contratti che riguardano il mosto e l’uva all’interno del volume complessivo. Essi rappresentano più della metà del volume totale (51,3%), a conferma di una chiara tendenza verso il mercato bulk in Borgogna. I professionisti del settore stanno evidentemente cercando di assicurarsi le forniture all’inizio della catena del valore.

La crescita in volume nei primi 8 mesi del 2019 (periodo pre-dazi) è stata determinata da: Stati Uniti (+6,1%, principale mercato di esportazione), Canada (+5,5%), Belgio (+11,4%) e Cina (+40,2%). Hong Kong ha mantenuto la sua posizione di mercato ad alto valore, registrando l’1,4% in volume ed il 6,6% in termini di fatturato, la quarta posizione in termini di valore.
Il Nord America si conferma il mercato di esportazione principale per i vini di Borgogna, Stati Uniti e Canada rappresentano il 31% dei volumi di export ed il 29% dei ricavi (primi otto mesi del 2019/2018).
Gli Stati Uniti coprono oltre i due terzi di questo mercato, con un incremento del 6,1% a volume e dell’ 8,2% in termini di ricavi nei primi otto mesi del 2019.
Mediamente negli ultimi 5 anni la Borgogna ha esportato il 9% della sua produzione totale verso questo mercato essenziale, tuttavia i dazi del 25% imposti dal 18 ottobre 2019 sul vino francese con una gradazione alcolica inferiore al 14%, hanno segnato un significativo calo delle esportazioni, come testimonia il nostro approfondimento a riguardo.
In Francia il saldo dell’export di vini fermi solo a dicembre 2019 ha rilevato una perdita di 40 milioni di euro e le esportazioni sono crollate del 46% in valore e del 24% in volume nel mese di novembre.