Il nostro Gino ci ha portato in Friuli. In quel lembo di Friuli dove è il fiume Tagliamento a dettare il profilo del paesaggio. Per arrivare all’azienda Ronco Margherita, a Pinzano al Tagliamento, si attraversa un bosco dove il tempo sembra essersi fermato. Miracoli del nostro Paese dove l’urbanizzazione fortunatamente non si è fagocitata tutta la natura.
Siamo arrivati fin qui perché abbiamo avuto la fortuna di incontrare nei nostri viaggi in giro per il mondo Alessandro Bellio, uno degli uomini più “solidi” nel mondo del vino che ci sia capitato di conoscere.
Sarà anche il suo passato di rugbista (è stato anche pilone nella mitica Benetton Rugby di Treviso) che gli ha garantito una struttura rilevante, ma Alessandro è una di quelle persone che ti incute sempre fiducia, sicurezza.
Si vede chiaramente che è un uomo che non teme anche la fatica fisica e pensiamo di non sbagliarci, conoscendolo ormai da alcuni anni, che si tratti di una delle persone che lavora di più che ci sia mai capitato di incontrare.
Ci sediamo con lui e la sua compagna Margherita nel piccolo giardino davanti all’azienda. Ci racconta che è appena tornato da dieci giorni in giro per il centro Europa in macchina, in Germania, Belgio e Olanda ad incontrare clienti.
“Non mi sono mai fermato più di un giorno nei diversi luoghi dove sono stato. Volevo soprattutto ridare fiducia ai nostri importatori che a loro volta mi hanno portato dai loro clienti. Sono rientrato l’altra notte stravolto ma felice, cosciente che ce la faremo anche a superare questa difficile fase”.
Un’emergenza che non ha certamente fermato Ronco Margherita. “Lo dico sottovoce ma noi per certi aspetti siamo addirittura riusciti a crescere – spiega Alessandro – soprattutto nel nostro territorio, rifornendo in particolare tutti quei negozi di prossimità che non hanno mai smesso di lavorare. Ad aiutarci sono stati soprattutto i nostri formati bag in box che durante questa pandemia siamo addirittura riusciti a quintuplicare le vendite”.
Sul tema del successo del formato bag in box durante l’emergenza Covid-19 dovremmo scrivere un articolo a parte perché tutte le aziende finora incontrate ci hanno evidenziato questo aspetto. A ulteriore dimostrazione come siano pericolose le demagogie nel mondo del vino e quanto sia sbagliato arricciare il naso, fare gli snob rispetto ad alcuni packaging che a nostro parere possono rappresentare un ottimo servizio per i clienti ma anche una straordinaria opportunità per molte aziende.
Alessandro, di origine trevigiana, non proviene da una famiglia di viticoltori. La sua passione per il vino scocca nella prestigiosa Scuola enologica di Conegliano dove si diploma nel 1995.
Ma sarà il Friuli a consacrarlo nel settore vitivinicolo diventando uno dei più importanti punti di riferimento italiani nella gestione dei vigneti.
La principale attività di Alessandro, infatti, è il cosiddetto contoterzismo nella gestione di impianti vitati di alcune delle più importanti aziende vitivinicole italiane.
Una squadra di circa 80 persone da guidare nei migliori vigneti italiani. Un lavoro immane che solo uno come Alessandro può affrontare con una sempre apparente serenità.
È in questa attività che conosce Margherita, oggi la sua compagna, con la quale decide di costruire un sogno comune che dal 2009 ha preso il nome di Ronco Margherita.
Spesso si fantastica sul tema “amore e lavoro” ma la storia di questa azienda in questo splendido angolo del Friuli è realmente un romanzo per tanti aspetti.
Un romanzo che Alessandro e Margherita, sono però riusciti a trasformare il realtà attraverso una dedizione professionale costante e una visione al mercato sempre pragmatica.
Per loro due, infatti, fin dall’inizio Ronco Margherita non doveva trasformarsi in una seppur romantica “avventura” imprenditoriale ma doveva diventare un’azienda seria, capace di dare i giusti profitti.
Quindi nessun investimento faraonico, senza un preciso senso, ma un passo ragionato dietro l’altro, senza però mai fermarsi.
Ultimo investimento, rallentato solo in questi mesi dal maledetto Covid-19, la ristrutturazione di una fantastica casa dell’800, riconosciuta anche dai Beni artistici della Regione, inserita all’interno della corte dell’azienda e che presto diventerà uno delle più attraenti dimore per l’accoglienza del territorio.
Ma siamo convinti che Alessandro e Margherita non si fermeranno ancora perché spinti da quel sano desiderio di crescere, di esaudire i propri sogni.
Dal punto di vista enologico Alessandro ha fortemente voluto spingere sui vitigni autoctoni, andando a “ripescare”, varietà che ormai sembravano diventate vere e proprie reliquie ampelografiche. Su tutte il Piculit Neri, una varietà che stava ormai scomparendo che degustandola mi ha portato in un luogo mitico della viticoltura mondiale, la Borgogna.