È già passata la prima settimana del nostro Italian Wine Tour. Duemila chilometri già percorsi dal nostro camper Gino e una quindicina di aziende incontrate.

Ma soprattutto già tante informazioni, commenti, sensazione raccolte.

La più importante che ci teniamo a condividere con i nostri lettori e con i tanti che ci stanno seguendo sui nostri canali social è che l’Italia del vino non solo non si è mai fermata durante il lockdown ma oggi ci è apparsa più vitale che mai.

E non vuole essere un’affermazione retorica o scritta solo per generare facile ottimismo, credeteci è quello che abbiamo percepito in questi primi sette giorni di viaggio.

Con altrettanta onestà, però, dobbiamo ammettere che se il vino italiano è in movimento la nostra Italia è ferma.

Potremmo spiegarlo in mille esempi ma ne scegliamo uno: la nostra passeggiata, dopo una giornata piena di visite ad aziende, dentro una deserta Assisi. Siamo venuti decine di volte nella città di San Francesco e mai l’avevamo vista così, nemmeno nelle giornate feriali, piovose, d’inverno.

Nella piazza della Basilica del Patrono d’Italia c’eravamo solo noi quattro. Sicuramente una grande emozione e un privilegio ma al tempo stesso la triste consapevolezza che l’Italia non si è ancora scrollata di dosso la paura.

Ed è difficile dare torto a quei tanti italiani che pur avendo mezzi economici stanno ancora rintanati nelle loro case o al massimo vanno a lavorare. La comunicazione continua a dare informazioni contrastanti e il mondo scientifico continua a brancolare nel buio.

Ma noi siamo felici di avere intrapreso questo viaggio e dopo una settimana possiamo affermare che era fondamentale farlo.

Attraverso la miriade di call e di webinar non ci eravamo resi conto di quanto l’Italia del vino fosse vitale e questo la dice lunga sulla digitalizzazione che troppo spesso la consideriamo la soluzione a tutto, anche alle verruche.

È essenziale riprendere a vederci, a guardarci negli occhi pur con le distanze di sicurezza.

Dobbiamo raccontare questa Italia del vino vista da vicino perché altrimenti il virtuale rischia di diventare l’irreale.

Tutte le aziende finora incontrate, nessuna esclusa, pur manifestando le legittime preoccupazioni ci hanno raccontato di tutte le misure che hanno adottato in questi mesi per non perdere troppo terreno.

A partire dal costante contatto con i propri clienti per accrescere quel legame anche di solidarietà che oggi è e sarà alla base della ripartenza.

Senza dimenticare di quante aziende hanno approfittato della “chiusura” per riorganizzare internamente la propria comunicazione, la propria struttura.

Ma anche dei tanti che ci hanno raccontato di aver cambiato ruolo a molti dei propri collaboratori pur di continuare a garantire il lavoro.

Come la segretaria amministrativa di un’azienda della Valpolicella che ha lavorato per tre mesi in vigna pur di non fermarsi.

Grazie all’impegno nelle vendite online, nell’home delivery, ma anche nella costruzione di nuove relazioni con i cosiddetti negozi prossimali, dalle macellerie alle latterie di paese, l’Italia del vino è riuscita fino ad oggi anche a limitare le perdite.

Come pure l’export non si è mai silenziato del tutto e oggi molte aziende ci stanno raccontando di una voglia di ripartire pazzesca anche da parte degli importatori.

Importatori che stiamo osservando in questi giorni anche attraverso i virtual b2b che stiamo organizzando con la brava Michele Shah. Ci è bastato guardarli attraverso i video dei nostri computer per capire il loro grande desiderio di non fermarsi, di trovare nuove etichette, di conoscere nuove aziende.

Sono anche loro consapevoli che la ripartenza potrà essere cavalcata solo se si faranno trovare in movimento.

Ecco, in quest’ultima constatazione ci sta molto dell’Italia del vino che stiamo incontrando in questi giorni. Imprenditori e manager consapevoli che non si possono assolutamente fermare. Alcuni addirittura ci hanno raccontato di aver proseguito nei loro investimenti aziendali, anche cospicui, come ad esempio, Claudio ed Elena Farina, titolari dell’omonima azienda della Valpolicella: “Quando è partito il lockdown avevamo pensato di interrompere la costruzione della nostra nuova cantina con area di accoglienza (una struttura veramente straordinaria ndr) – ci spiegano i due cugini – ma poi ci siamo guardati negli occhi, abbiamo parlato con i nostri collaboratori e abbiamo deciso di far proseguire i lavori e a Vinitaly 2021 potremo inaugurare questo nostro nuovo sogno”.

Sulla stessa lunghezza d’onda la scelta dell’azienda marchigiana Cocci Grifoni che per il 2021 porterà a termine uno straordinario wine resort: “Pensavamo di spostare tutto al 2022 – ci ha raccontato la dinamica Marilena Cocci Grifoni – ma poi ha prevalso il coraggio e il desiderio di credere fortemente al futuro della nostra azienda e del vino italiano a partire dall’enoturismo. E allora avanti tutta i lavori sono ripresi”.

Ora ultimo giorno nella Marche e poi diretti in Abruzzo. Tanti altri incontri ci attendono ma l’energia cresce anche grazie ad un paesaggio vitivinicolo fantastico che siamo convinti sarà un altro fattore chiave nel Rinascimento del vino italiano.