Il report di Wine Intelligence ci dà un’immagine dell’impatto che hanno subìto gli Stati Uniti per quanto riguarda il mercato del vino. A causa dell’emergenza dettata dal Covid-19, infatti, questo settore, come molti altri, è stato duramente colpito, soprattutto per quanto riguarda ospitalità ed enoturismo. Con il lockdown, tuttavia, è aumentato il consumo di vino a casa con una conseguente crescita delle vendite online a causa dell’impossibilità di spostarsi. Si è apprezzato, quindi, un maggior consumo e l’invenzione di nuovi momenti per degustare anche solo un bicchiere di vino senza cibo, con il crescente consumo di vini “local” rispetto ai vini importati, specialmente dall’Europa. Il futuro tuttavia rimane un’incognita. I consumatori sono cauti sulle finanze e c’è la possibilità che gli investimenti in viaggi saranno sostituiti con il trend di mangiare e bere meglio.
I dati raccolti per l’indagine che andremo ad analizzare riguardano il lasso temporale che si estende dal 30 marzo al 16 aprile 2020. I casi di Covid-19 accertati negli Stati Uniti ad inizio indagine sfioravano le 200 mila unità, mentre a fine indagine il numero aveva superato i 750 mila (e oggi siamo vicini ai 2 milioni di contagi per un numero di decessi vicino ai 110.000).
Tra marzo e aprile, sono incrementate le vendite di alcolici. Gli uomini hanno comprato di più e soprattutto in California e Florida è aumentato il consumo di vino guidato da una spesa elevata di consumatori abituali e dai giovani. Inoltre, il numero medio di consumatori di vino è cresciuto durante il lockdown rispetto a prima, con l’aumento del consumo occasionale in casa. (Consumo medio per mese: Marzo 2019: 9.3, Aprile 2020: 9.7)
Le occasioni di consumo del vino hanno subìto un drastico cambiamento. Con il lockdown, infatti, si sono azzerati i consumi on-trade, nei ristoranti o nei bar, mentre invece si è visto un aumento nel consumo di vino in occasioni casual a casa, con una percentuale del +18,6%, mentre le cene formali a casa hanno subìto una flessione del 111.88%. Il 42% dei consumatori, inoltre, ha bevuto vino almeno una volta in settimana. E’ calata, tuttavia, la spesa relativa al vino in tutte le occasioni (-6.3%), tranne quando acquisto di vino come regalo (+2.1%). I giovani e gli intenditori hanno però aumentato la spesa per bottiglia.
Durante il lockdown è aumentata la quantità di acquisto di birra, vino e analcolici (soprattutto acqua in bottiglia), mentre è calata quella di acquisto di Champagne, sparkling wines e fortificati. L’aumento di vino è guidato dalla Generazione x (tra 40 e 54 anni), mentre i Millennials (tra i 25 e i 39 anni) consumano più spirits e birra. In Florida e California c’è stato un netto incremento nel consumo di vino rispetto agli altri Stati, mentre in Pennsylvania è avvenuta una caduta di acquisti, probabilmente connessa alla chiusura dei negozi di alcolici che in questo Stato sono controllati dal Governo.
Per quanto riguarda il futuro, i consumatori statunitensi affermano di voler comprare più bevande alcoliche dopo il lockdown (+27%), riducendo uscite e socializzazione (-40%) e aumentando il loro acquisto online (+30%) e nel canale GDO (+27%). Diminuirà inoltre, secondo le statistiche di Wine Intelligence, anche la necessità di viaggiare (46% del totale eviterà di andare all’estero, mentre il 37% escluderà ogni tipo di viaggio) e di partecipare ad eventi (40% del totale non andrà). La priorità sarà quella di spendere meno ma il 25% dei rispondenti ha indicato come priorità anche quella di consumare vini di qualità.
Le statistiche di Wine Intelligence ci mostrano un quadro chiaro per quanto riguarda il consumo di vino in lockdown e le prospettive future, con una ripresa che sarà sì in positivo, ma diluita nel tempo, per i prossimi anni a venire.