I dati sull’import 2019 cinese forniti da Il Corriere Vinicolo, dipingono un quadro caratterizzato da bicromia: in rosso i vini in bottiglia, in verde gli spumanti. L’Italia è il primo esportatore di spumante in Cina (6,5 mln di litri per 21mln di dollari) con una crescita in volume del +9,9% ed in valore del 1,3%. Un primato che ha dei grossi limiti, dato che la Francia, nostro principale competitor, esporta appena un terzo del nostro volume (2,2 mln di litri) per un valore più che doppio (48 mln di dollari), crescendo del +2,4%.
Il mercato cinese del 2019 ha dimostrato un forte interesse per le bollicine, registrando in totale una crescita a volume di +8,8% (14 mln di litri) e a valore di +2,9% (84 mln di dollari).
In controtendenza i vini in bottiglia le cui importazioni in Cina a livello globale nel 2019 calano del -10% a volume e del -14,1% a valore. I maggiori esportatori sul mercato cinese hanno subito brusche frenate, in primis la Francia che registra un -20,8% (135 mln di litri) a volume – pari a 140.000 ettolitri di vino in meno rispetto al 2018 – ed un -36,2% a valore (644 mln di dollari). In particolare il “mensis horribilis” di dicembre 2019 ha visto perdite considerevoli per Bordeaux (-40%), Languedoc (-43%), Rodano (-29%) e Igp rossi (-66%).
L’Italia rimane stabile per quanto riguarda i volumi (+0,8%) ma cala in valore (-8,9%), mentre l’Australia – secondo esportatore di vini in bottiglia in Cina dopo la Francia – si rivela l’unico paese in grado di crescere in volume (+3,1%) e valorizzare ulteriormente il prodotto con un +13,4% a valore (813 mln di dollari).
L’Italia chiude un 2019 debole con +1% complessivo, segno che quello cinese rimane un mercato marginale e che probabilmente, complici le ulteriori emergenze legate al coronavirus, sarà ancora più ostico nel 2020.

Facendo un balzo oltreoceano e concentrandosi sul mercato statunitense, vitale in primis per Prosecco e Pinot grigio, si registra una performance positiva per gli sparkling ed un rallentamento degli still wines, come riportato da Il Corriere Vinicolo.
L’Italia conferma la sua leadership sugli spumanti sia a volume con un +16% (90 mln di litri) sia a valore con un +8% (478 mln di dollari), un risultato che influenza sensibilmente il totale mercato che chiude il 2019 a +13% volume, generato da Italia (+16%), Francia (+9%) e Spagna (+8%), con aumenti a valore di Italia (+8%) e Francia (+5%), anche se i prezzi medi al litro sono in generale contrazione (Italia -7%, Spagna -9%).

Per quanto riguarda i vini fermi la Francia, nonostante la stangata dei dazi iniziati il 18 ottobre 2019, chiude positivamente l’anno con un +3,6% a volume ed un +0,4% a valore, superando nettamente le performance negative dell’Italia – che si conferma primo esportatore di vini fermi in Usa – con un -1,6% a volume ed un -3,7% a valore.

Male i vini fermi bianchi (-4%), stabili i rossi, +5% per i rosati italiani. Un risultato quest’ultimo positivo ma bisogna notare che i quantitativi importati risultano risibili: 7 milioni di litri contro 42 milioni dei rosé francesi, su un totale mercato da quasi mezzo milione di ettolitri. I bianchi francesi chiudono a +9%, i rossi a -3% ed i rosé francesi crescono di un misero +4% rispetto alla media di +40% del triennio d’oro 2016/18.

Il +4% a volume registrato dai rosé d’Oltralpe è dovuto ad una impennata degli acquisti prima dell’entrata in vigore dei dazi Usa ad ottobre 2019. Si tratta di dati che tengono conto sia dei prodotti partiti dalla Francia verso luglio e agosto 2019 sia di quelli partiti da ottobre in avanti che hanno subito ricadute fortissime sul mese di dicembre 2019 (-48%). Il bilancio dell’ultimo trimestre registra un -8% a volume ed un -16% a valore.

Stessa sinfonia per i rossi fermi che a volume nell’ultimo trimestre chiudono a -16% e a -4% sull’intero anno. I bianchi chiudono l’anno a +8%, avendo cumulato +20% a ottobre e precipitando poi anch’essi a novembre (-15%) e dicembre (-23%), per un trimestre di chiusura a -4%.

Il bilancio generale francese è ugualmente positivo (+4%) per un fatto molto semplice: per dribblare i dazi, le cantine francesi hanno spinto sulle categorie che non erano state comprese nella lista dei dazi americani, ovvero i vini con un grado alcolico superiore ai 14°.
Questi vini hanno avuto una crescita costante, +7% a settembre, +19% a ottobre, +61% a novembre, +275% a dicembre con un saldo annuale di +29%. Questa categoria di vini ha chiaramente determinato la crescita complessiva (+4%) dell’import francese negli Stati Uniti.

Per tentare di anticipare le tendenze del 2020, è necessario prendere in considerazione i dati relativi all’export francese dell’ultimo trimestre.
Il totale dei vini fermi in bottiglia nell’ultimo trimestre 2019 ha registrato una decrescita di 11%, con perdite per i rossi Bordeaux (19%), Rodano (-10%) e altre Dop rosse (-25%). Si salvano per ora i Beaujolais (+4%), in forza di un dicembre a +60% e i Languedoc (+13% nell’ultimo trimestre), anch’essi sopra il +50% di aumento a dicembre, mentre i vini di Borgogna flettono del -3-5%.
Lo Champagne ha beneficiato dei rumors relativi ad ulteriori dazi Usa legati alla vicenda web-tax, raggiungendo risultati notevoli a dicembre con volumi di export in crescita del +140% e cumulando nell’ultimo trimestre del 2019 un +22%.