Ha fatto un certo effetto vedere la copertina di Wine Spectator di novembre con un titolo che ci ha rimandato ai tanti film americani che quotidianamente da anni passano sui nostri schermi:”FBI: open the door!!!”, “FBI aprite la porta!!!”, e questa volta la porta che si doveva aprire era quella di Rudy Kurniawan, considerato uno dei pi� grandi contraffattori di vino a livello mondiale, condannato gi� due anni fa da una Corte federale negli Usa ma fino a pochi giorni fa ancora fuori dalla galera. Non eravamo abituati a una copertina cos� cruda e violenta da parte di un magazine notoriamente tradizionalista e non certo incline agli scoop.
Per questa ragione lo speciale dedicato da Wine Spectator al grave fenomeno delle contraffazioni sul vino risulta ancor pi� inquietante.
Secondo Wine Spectator, infatti, quelli che fino a pochi anni fa apparivano alcuni casi isolati di qualche bottiglia falsificata quasi sempre di noti Chateau francesi, individuata in scaffali della distribuzione in Cina, oggi si deve prendere atto che siamo in presenza di una vera e propria metastasi. La crescita mondiale dei consumi di vino (si arriverebbe di IWSR a oltre 25 miliardi di bottiglie di vino consumate nel 2018) di questi anni sta ovviamente attraendo moltissimo anche i falsificatori che oggi hanno in mano tecnologie molto semplici e alla portata per poter raggiungere il loro scopo. “Praticamente – spiega Maureen Downey, wine consultant, una delle maggiori esperte a livello mondiale di vini falsificati, in particolare delle rarit� enologiche pi� importanti come Chateau Petrus, Chateau Lafleur e altri ancora � ognuno che ha un computer pu� arrivare a falsificare un vino. Internet fornisce tutte le informazioni possibile per arrivare a riprodurre un�etichetta quasi identica all�originale, compresa la possibilit� di renderla anche apparentemente pi� vecchia”.
Non esistono dati certi e specifici sul fenomeno della contraffazione del vino ma fanno impressione i numeri divulgati dall�International Chamber of Commerce che prevedono un valore di circa 1,77 trilioni di dollari (� anche difficile scriverlo come numero interamente) di business complessivo del falso nel 2015. Se pensiamo che nel 2008, solo 7 anni fa, questo business malavitoso era di 550 miliardi di dollari si fa presto a capire in che situazione gravissima siamo e quali rischi corre anche il vino. Giustamente Wine Spectator cita proprio l�Italia, con le sue prestigiose denominazioni di formaggi, prosciutti, oli extravergine d�oliva, come la maggiore vittima di questo ignobile fenomeno.
Se i dati precisi sul vino non ci sono, intanto l�FBI ha stimato in oltre 130 milioni di dollari il tesoro del falso accumulato dal signor Kurniawan in pochi anni. Un fatturato che fa impallidire la stragrande maggioranza delle aziende del vino a livello mondiale.
E la cosa allucinante, come si evidenzia dalle indagini, che questi vini falsificati vengono venduti in gran parte a collezionisti esperti che a loro volta spesso rivendono ad altri loro colleghi sempre esperti creando una spaventoso catena di aumento del valore della truffa.
Chi quindi si immaginava che il fenomeno fosse da ascrivere solo a qualche ignaro ricco, ma ignorante (in termini di vino), cinese deve ricredersi totalmente.
E allora che fare? Nella speranza che le forze dell�ordine possano agire al meglio, come sempre non si pu� pensare che la soluzione di fenomeni cos� gravi e diffusi possa essere delegata solo ai cosiddetti organi competenti.
Tutto la filiera vitivinicola deve sentirsi coinvolta in questa battaglia che prima di tutto parte dal rispetto delle nostre regole ripristinando, ad esempio, un concetto che fino ad un po� di tempo fa sembrava quasi obsoleto: la tipicit�, che rappresenta il primo strumento di riconoscibilit�.
Non a caso sempre nello stesso numero di Wine Spectator c�� un�interessante e istruttivo editoriale di Matt Kramer proprio sull�importanza di rivalutare, magari riaggiornandolo, il concetto di tipicit�.
Torneremo presto su questo tema che riteniamo cruciale.

Vini contraffatti, situazione molto più grave di quello che appare
La copertina di Wine Spectator di novembre è stata dedicata al gravissimo problema della contraffazione del vino che secondo il più noto magazine del vino a livello mondiale è molto più grave di quello che possa talvolta apparire e oggi può essere considerata una metastasi che si sta allargando anche ai nuovi mercati del vino