Il decimo forum Wine Monitor, organizzato da Nomisma e arricchito dai contributi di esperti del settore, ha offerto uno sguardo approfondito sullo stato attuale e le prospettive del vino italiano e internazionale. Non a caso, l’edizione di quest’anno ha preso il titolo di “Trovare il bandolo della matassa“, un riferimento esplicito alle sfide che il mercato del vino italiano sta affrontando in un periodo caratterizzato da incertezze e criticità, soprattutto sui mercati internazionali.
Dopo anni di crescita costante e significativa, infatti, il settore ora sembra dover accettare un bilancio più modesto. I dati diffusi nel corso del forum, seppur con una possibile revisione nei mesi finali del 2023, rivelano un calo complessivo delle quantità di vini fermi e frizzanti italiani acquistati nei mercati internazionali del 7,6%, mentre gli spumanti, che avevano registrato una crescita costante nell’ultimo decennio, subiscono un calo del 9%. Questi dati allarmano il settore, specialmente se si considera che nel 2023 gli Stati Uniti, il principale mercato di sbocco a valore, hanno ridotto le importazioni di vino italiano del 13% (addirittura superiore in calo rispetto alla media del mercato).
Denis Pantini, responsabile Agroalimentare e Wine Monitor di Nomisma, ha condiviso una panoramica preziosa su come si sta evolvendo il mercato del vino e quali prospettive si delineano per i prossimi mesi.
I mercati internazionali e il recupero pre-Covid
La mappa dei primi 30 mercati di importazione rivela un quadro complesso: quasi 20 di essi hanno recuperato in buona parte i volumi persi durante il Covid, mentre alcuni fanno fatica a riprendersi. Prendendo in esame il periodo 2019-2022, nelle classifiche dei rialzi spiccano la Corea del Sud (+62%), il Messico (+46%) e gli Stati Uniti (+19%). Al contrario, Cina (-45%), Germania (-9%) e Giappone (-6%) sono ancora in negativo rispetto al 2019.
I dati a volume sui primi 8 mesi del 2023 (messi a confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente) indicano quindi una situazione fluida, dove le criticità vanno analizzate ed interpretate nel contesto degli andamenti degli scorsi anni. Osserviamo che la Germania sta lentamente recuperando rispetto al 2022 (+1,3%), mentre gli USA sono in calo (-13,4%), soprattutto se confrontati con la crescita significativa dell’anno precedente. La Cina, in particolare, registra una preoccupante flessione superiore al 27% rispetto all’anno precedente. Il Brasile emerge come uno dei pochi mercati in crescita (+2,3%), anche se a quote di acquisto relativamente basse.
Vini fermi e frizzanti: tendenze attuali
Esaminando la categoria dei vini fermi e frizzanti, vediamo che il confronto tra il 2023 e il 2022 mostra variazioni negative, in particolare in Canada (-16%), Australia (-17%), Cina (-29%) e Corea del Sud (-25%). Questa tendenza è generalizzata, con poche eccezioni di rilievo, tra cui la Francia (+1,5%) e il Brasile (2%), che registrano una crescita principalmente in termini di volumi, ma non in valore.
Anche in termini di importazioni dall’Italia, la situazione è complessivamente negativa, con una perdita significativa dei mercati statunitense (-13%), cinese (-30%) e australiano (-23%), addirittura peggiori rispetto alla media di mercato (-7%).
Gli spumanti nel 2023 e la sfida della “premiumizzazione”
Anche per quanto riguarda gli spumanti la situazione è complessa: la Francia continua a crescere in modo stabile, con un aumento del 33% delle importazioni a valore e quasi il 18% in termini di volumi. La Norvegia mostra una crescita decisa (+5,9%), mentre USA e Regno Unito, i principali mercati di esportazione per gli spumanti italiani, registrano una significativa diminuzione delle quantità (-11% in entrambi i mercati).
I dati indicano inoltre che la tendenza alla “premiumizzazione” delle vendite, ossia il successo dei vini posizionati in fasce di prezzo più elevate, si è momentaneamente attenuata e continuerà a diminuire nel corso del 2023.
La situazione nei mercati chiave
Stati Uniti
Esaminando i dati dei singoli mercati, gli Stati Uniti emergono ancora come un palcoscenico cruciale. Tuttavia, i primi otto mesi del 2023 hanno visto una significativa riduzione delle importazioni di vino italiano, con un calo del 13% rispetto al 2022 in termini di volumi e del 7% in termini di valore. Questa tendenza negativa coinvolge tutti i principali esportatori, tranne la Nuova Zelanda, che aumenta di quasi il 20% sia a valori che a volumi.
La situazione è diversa per quanto riguarda gli spumanti, e ciò è principalmente dovuto al fatto che la Nuova Zelanda produce una quantità limitata di questi vini e quindi non rientra tra i principali fornitori. Analizzando Francia, Italia, Spagna e Germania, i quattro principali produttori di spumanti a livello mondiale e fornitori degli Stati Uniti, emerge una tendenza negativa. La Francia, soprattutto, che subisce una diminuzione del volume di quasi il 28% nei primi otto mesi di quest’anno.
Nel dettaglio, è importante notare che le vendite nel canale off-premise rivestono una notevole importanza per l’Italia. Quest’ultima si posiziona al primo posto come fornitore, rappresentando circa il 27% delle vendite totali a scaffale, escludendo gli spumanti. Al secondo posto c’è l’Australia, con una quota del 24%, seguita dal Cile con il 16%; la Nuova Zelanda si colloca al quarto posto con l’11%. La Nuova Zelanda è uno dei pochi Paesi che è riuscito a incrementare il valore delle vendite a scaffale nel 2023 rispetto al 2022. La maggior parte degli altri Paesi ha subito una contrazione.
Vini per colore negli Stati Uniti
I rosati registrano le perdite più significative (sebbene rappresentino comunque una quota del 9% in termini di volume a scaffale, mentre i vini rossi e bianchi sono distribuiti in modo più equo). I vini bianchi mostrano un modesto incremento in termini di valore, ma subiscono una diminuzione del 3% in volume, una variazione meno pronunciata rispetto ai vini rossi, che registrano una contrazione superiore al 5%. Tra i vini rossi, i cali più marcati si verificano nei Cabernet Sauvignon e Merlot, con diminuzioni che oscillano tra il 4% e l’8%. Anche il Pinot Nero subisce una riduzione del 4%. Nel caso dei vini bianchi, il Sauvignon Blanc registra un aumento sia in termini di valore (5,5%) che di volume (2%), grazie soprattutto alla produzione della Nuova Zelanda. Anche il Pinot Grigio mostra una crescita, soprattutto in termini di valore (+2%), sebbene subisca una perdita di volume quasi equivalente.
Esaminando invece la condizione dei principali Paesi esportatori verso gli Stati Uniti, possiamo osservare che:
- La Francia, notoriamente celebre per i suoi vini, ha mostrato risultati contrastanti, con lo Champagne in caduta del 19% a volumi. Mentre i vini rossi di Bordeaux hanno guadagnato in valore ma perso in volume, i vini bianchi della Borgogna e della Loira hanno registrato aumenti significativi sia in valore che in volume.
- La situazione italiana è altrettanto complessa, con solo l’Asti Spumante (+7% valore, +3% volume) e i bianchi della Sicilia (+11% valore e +0,5% volume) in crescita, mentre molti rossi importanti hanno visto una diminuzione, soprattutto nei volumi.
Cina
Esaminando la situazione cinese, emerge chiaramente un trend di declino negli acquisti di vino dall’estero a partire dal 2017. La maggior parte dei Paesi registra cali, ad eccezione della Nuova Zelanda, che registra un impressionante aumento del 40% in termini di volumi e del 23% in valore rispetto al 2022. L’Australia è notoriamente assente, ma sembra che ci siano segnali positivi di un riavvicinamento, con la prospettiva di un allentamento delle restrizioni nel 2024.
L’andamento dei vini fermi e frizzanti è speculare al quadro delle importazioni complessive: la maggior parte dei Paesi subisce una contrazione, ad eccezione degli Stati Uniti e della Nuova Zelanda. Per quanto riguarda gli spumanti (che rappresentano solo l’1% delle importazioni totali di vino in Cina), i dati sono negativi e neppure la Francia, che un tempo deteneva la leadership indiscussa, riesce a sfuggire a questa tendenza di riduzione.
Germania
Nel caso della Germania, che rappresenta il nostro secondo mercato per importazioni in termini di valore, ma il primo per volume, si nota una modesta stabilità nonostante il contesto attuale di recessione economica. Questa stabilità è in parte sostenuta dalle importazioni di vini sfusi e bag-in-box. Le importazioni dall’Italia registrano una crescita del 7% in termini di volume, ma subiscono una diminuzione del 5% in termini di valore rispetto allo stesso periodo nel 2022. In particolare, i vini fermi e frizzanti imbottigliati registrano variazioni negative, con l’eccezione di Austria e Stati Uniti, che registrano una leggera crescita in termini di valore. Nella categoria degli spumanti si nota un notevole incremento in termini di valore, anche se non supportato da un corrispondente aumento delle quantità.
Il quadro generale
Mentre molti Paesi subiscono una flessione nelle importazioni, la Nuova Zelanda spicca come una delle poche eccezioni, con una crescita significativa sia in valore che in volume. Allo stesso modo, il Portogallo dimostra una solida performance, con un modesto aumento delle importazioni (+3,5% a valore e +3% a volume). È tuttavia importante sottolineare che le quantità esportate variano notevolmente da un Paese all’altro, partendo dai 14 mln di ettolitri esportati dalla Francia fino ai 20 mln di ettolitri degli italiani. Le cifre scendono notevolmente per i neozelandesi, che si attestano a 3 mln di ettolitri, e ancora di più per gli argentini, che si posizionano sotto i 3 mln.