L’Irlanda ottiene il via libera per etichettare il vino come dannoso e pericoloso per la salute, grazie al silenzio assenso di Bruxelles al termine del periodo di moratoria.
Già a giugno 2022, Dublino aveva notificato alla Commissione Europea il Public Health Alcohol Labeling Regulations che prevedeva l’obbligo di riportare sull’etichettatura delle bevande alcoliche indicazioni relative a cancro, donne in gravidanza e malattie del fegato. In assenza di qualsiasi azione da parte della Commissione Europea, l’Irlanda ha ricevuto un sostanziale via libera alla normativa.
Come già avvenuto per le sigarette, potranno quindi essere inseriti sulle etichette delle bottiglie avvertenze sanitarie quali “l’alcol provoca malattie del fegato” oppure “alcol e tumori sono collegati in modo diretto”, relativi agli effetti dei vino e di altri alcolici sulla salute umana.
Secondo i piani del governo irlandese, le bottiglie di vino, birra e distillati vendute in Irlanda dovranno recare messaggi e avvertenze sanitarie che elenchino i legami tra il consumo di alcol e il cancro, i pericoli di malattie epatiche dovute al consumo eccessivo e i rischi derivanti dal consumo di alcol durante la gravidanza.
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato che la decisione dell’Irlanda di apporre avvertenze sanitarie sul vino italiano è “assurda” e non tiene conto “della differenza tra consumo moderato e abuso di alcol”.
Paolo De Castro, deputato europeo della Commissione Agricoltura, ha giustamente ricordato che appena “Un anno fa il Parlamento ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione sulla lotta contro in cancro che esclude categoricamente l’introduzione di sistemi di etichettatura sanitari, come quelli presenti sui pacchetti di sigarette”.
L’iniziativa è stata definita un “attacco diretto all’Italia” dalla Coldiretti che in una dichiarazione sul proprio sito definisce le etichette “allarmistiche”. Nel sottolineare che l’Italia “è il primo produttore ed esportatore mondiale con oltre 14 miliardi di euro di fatturato, di cui oltre la metà proveniente dall’estero”, la Coldiretti afferma che la mossa di Dublino rischia di creare un “pericoloso precedente” nell’UE.
“Studi approfonditi di carattere medico-scientifico dimostrano che un giusto consumo di vino fa bene”, ha affermato il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, il quale denuncia che “in Europa ci sono forti spinte da parte delle aziende che producono bevande e alimenti ‘iperprocessati’, creati in laboratorio e non legati al territorio, al clima e alle tradizioni, a differenza del vino”.
Dello stesso avviso anche la presidente di Federvini, Micaela Pallini che ha definito il piano del Governo irlandese “discriminatorio e sproporzionato” perché “non distingue tra abuso e consumo”. Federvini ha chiesto al governo italiano di intervenire “per contrastare una norma che va contro il buon senso e la realtà”.
È necessario che i legislatori europei e nazionali capiscano che la strada del proibizionismo è un vicolo cieco” ha spiegato Lorenzo Cesconi, Presidente FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), “è necessario distinguere il vino dalle bevande alcoliche in generale e dagli spirits. Il tema dei consumi alimentari andrebbe affrontato in modo complesso, partendo dai tanti determinanti della salute e abbandonando le crociate, che uccideranno il vino ma non porteranno certamente un aumento dei livelli di benessere della popolazione”.
Per CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) si tratta una mossa che sdogana l’autonomia decisionale dei singoli Paesi Ue e compromette il lavoro fatto fino ad ora a livello comunitario nell’ambito del “Cancer Plan”, proprio a tutela della salute dei cittadini, ma senza demonizzare il consumo, moderato e responsabile, di vino, da distinguere nettamente dall’abuso.
Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini (UIV), ha definito la mossa “un passo avanti” che rischia di creare un “precedente estremamente pericoloso in termini di etichettatura di messaggi allarmistici sul consumo di vino”.
Il coordinatore vino di Alleanza cooperative agroalimentari, Luca Rigotti, ha evidenziato che “Con questa azione l’Irlanda è andata a ledere e a mettere in discussione i principi del mercato unico, nel cui perimetro è disciplinato il settore vitivinicolo e che dovrebbe garantire, tramite l’Organizzazione Comune di Mercato, un’applicazione per l’appunto ’comune’, dei principi e delle regole europee in tutti gli Stati membri”.
“Siamo particolarmente preoccupati per la deriva proibizionistica che il settore vitivinicolo europeo sta affrontando” ha dichiarato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. “La Commissione non ha ascoltato le riserve che l’Italia, con altri numerosi Stati membri, ha manifestato per opporsi alle misure introdotte dalla normativa irlandese creando un grave precedente e un potenziale ostacolo al commercio interno”.
“Fortunatamente” ha sottolineato De Castro “il via libera non è definitivo: ora l’Irlanda dovrà essere autorizzata anche dall’Organizzazione mondiale del commercio, in quanto questa normativa rappresenta una barriera anche a livello internazionale. Un processo che prevede una durata di circa 60 giorni”.