Nella seduta di giovedì 16 luglio il Senato ha convertito in legge il D.L. 19 maggio 2020, n. 34 (c.d. Decreto Rilancio), apportando, tra le altre, una modifica che pone un focus importante sulla sostenibilità nel comparto vitivinicolo.
L’art. 224 ter istituisce infatti un sistema di certificazione della sostenibilità per la filiera del vino, che troverà espressione in uno specifico disciplinare di produzione. Le norme previste nel disciplinare saranno aggiornate annualmente recependo gli orientamenti più recenti in materia di sostenibilità economica, ambientale e sociale.
Ci auguriamo che questo provvedimento apra definitivamente la strada della convergenza tra i diversi sistemi di certificazione già esistenti a livello nazionale e della promozione di un modello comune di sviluppo lungimirante, sostenibile e condiviso. La ricerca di un punto di sintesi tra i diversi protocolli esistenti, d’altro canto, impegna da tempo le amministrazioni competenti; e ci sembra che il momento attuale reclami in effetti a gran voce uno sforzo comune da parte di tutti gli attori coinvolti.
Gli osservatori di mercato sono concordi nel prefigurare un incremento importante di domanda di vino “sostenibile” nell’era post-Covid, fermo restando come, a spingere il mercato in questa direzione ci stesse già pensando il cambiamento climatico.
La sfida per la sostenibilità rappresenta comunque un obiettivo esplicito della politica agricola comunitaria; e già per questo rappresenta quindi una strada obbligata. Ma, più che come un vincolo, a noi di WineMeridian, confidenti per natura, piace pensare che questa sfida rappresenti piuttosto una opportunità per il vino italiano, e, non ultimo, che un marchio di sostenibilità “nazionale” possa contribuire ad elevare il valore percepito del vino italiano sui mercati internazionali.
La storia ci dirà se pecchiamo o meno di eccessivo ottimismo …
Quel che è certo è che si apre un nuovo capitolo in materia di sostenibilità. E ci sembra importante sottolineare che il Decreto Rilancio ormai convertito prevede espressamente che le norme e i requisiti di sostenibilità debbano tradursi in specifiche modalità produttive e gestionali, il che significa che l’adozione di un disciplinare unico di sostenibilità potrà rappresentare un ulteriore stimolo per rivedere i processi produttivi alla ricerca di economie in termini di costi di produzione e, quindi, di miglioramento della forbice reddituale.
Se pensiamo che, solo per fare qualche esempio, i costi energetici per la stabilizzazione, la chiarificazione e la spumantizzazione (connessi al pompaggio e al mantenimento della pressione e della temperatura) si stima possano arrivare al 50% dei costi totali di produzione, come pure, che il 45% dell’energia “divorata” dalle aziende vitivinicole viene assorbita nei processi di fermentazione, principalmente per il raffreddamento delle vasche, è agevole immaginare, anche senza essere dei tecnici, che un ripensamento dei processi produttivi che consenta una gestione più efficiente dell’energia, un consumo più oculato delle acque, che comporti l’utilizzo di macchinari innovativi e di carburanti a ridotto impatto ambientale possa certamente migliorare le prospettive del pianeta ma, allo stesso tempo, anche fare tanto bene al portafoglio dell’imprenditore.
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