Enoturismo sì, ma sostenibile. Come? Ce lo racconta The Porto Protocol nell’esperienza di Chateau Feely a Saussignac, nel sud-ovest della Francia, da circa 10 anni tenuta biologica e biodinamica focalizzata sulla valorizzazione e l’educazione all’ambiente e su come siano parte essenziale del modo di concepire l’enoturismo. Prendiamo spunto per alcune considerazioni.
Sostenibilità è un termine ampio e piuttosto complesso che coinvolge più ambiti, ma soprattutto utilizzato con così tanta frequenza e genericità da sembrare essersi spogliato del suo senso più profondo.
Si parla sempre più frequentemente di enoturismo sostenibile, un turismo nel cuore del mondo del vino che trova sinergie e specificità nell’ampio contenitore della sostenibilità.
Ma cosa significa veramente fare enoturismo sostenibile? Come possono i viticoltori offrire un turismo in armonia con l’ambiente circostante e rispettoso della natura? In Italia, Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e Consigliera del Ministro del Turismo Massimo Garavaglia per il turismo enogastronomico, parla di un’offerta che includa progetti di sostegno alla comunità e allo stesso tempo sostenibili in ogni accezione, dalla degustazione al trasporto, passando per la comunicazione che va data al turista prima e durante l’esperienza, incoraggiando un turismo lento, perché il vero lusso è la calma e la quiete.
L’enoturismo sostenibile non pone solo l’accento su un’agricoltura biologica o biodinamica, ma si apre ai fornitori di riferimento che allo stesso modo debbono utilizzare un approccio green. L’enoturismo sostenibile passa anche per una corretta gestione dei rifiuti, dall’utilizzo di carta riciclata all’uso ridotto della plastica, alle emissioni di CO2, sino a strutture energeticamente indipendenti. Ma anche di vetri per bottiglie di vino più leggere, fino a packaging innovativi.
L’idea di enoturismo sostenibile predilige meno tecnologia e più campagna, la vigna come esperienza di biodiversità, la cantina come il luogo in cui semplicemente si accompagna la produzione enologica. Il dettaglio è focalizzato su di noi, attori principali di un turismo in cui fare la nostra parte, incoraggiando l’educazione e la comunicazione all’ambiente e alla sua tutela, supportando lo sviluppo di infrastrutture dedicate, come piste ciclabili che connettano le aziende agricole e che favoriscono per il turista “sostenibile” l’uso di bicicletta o passeggiate a piedi.
Strade del vino e un turismo lento che includa il lavoro sul territorio a 360 gradi, con prodotti locali anch’essi corrispondenti a un’etica di realizzazione allineata ai principi di rispetto per la natura, ma anche l’aspetto economico e sociale, spesso tralasciato ma fondamentale per la crescita complessiva del territorio. Grani antichi, mulini in pietra, forni a legna sono il luogo in cui prenderà forma il pane biologico, ma anche l’orto e i suoi prodotti stagionali che raggiungono ristoranti gourmet e cucine stellate delle adiacenti città metropolitane.
L’enoturismo sostenibile guarda anche ai materiali da costruzione utilizzati nelle aziende agricole e nella tenuta, nella cantina, nella sala degustazione, nella struttura ricettiva nel suo complesso. Il che significa includere elementi di eco-edilizia: vernici biologiche, isolamento naturale, un ecologico cartongesso e soluzioni di riscaldamento a basso impatto. Prodotti ecologici per la pulizia, imballaggi compostabili, e perché no, anche il bucato steso al sole. Rispetto e risparmio esattamente come per l’elettricità, meglio se ottenuta da fonti rinnovabile.
Enoturismo sostenibile è educazione e comunicazione, il luogo idoneo soprattutto per la formazione scolastica. Perché produttori e viticoltori hanno l’opportunità ma anche la responsabilità di agire per educare all’ambiente. Le visite in cantina devono poter comunicare che cosa sia l’agricoltura biologica o biodinamica, devono potere parlare di crisi climatica per trasferire i problemi, le ansie e le difficoltà del duro lavoro in vigna.
L’enoturismo sostenibile è la scelta di mettere al centro di ogni decisione aziendale la sostenibilità ambientale; saper guardare non solo al prossimo semestre o all’anno, ma ai prossimi dieci anni o, come si raccontava nel libro “The Good Ancestor“, guardare avanti di almeno sette generazioni per mettere in campo gli obiettivi di oggi.