E’ necessario ricordare che la situazione economica mondiale a inizio 2020, e cioè prima dell’esplosione del virus Covid-19, era già debole, seppur supportata dalle più importanti banche centrali.
Con l’espandersi del Coronavirus e il mutamento in pandemia globale, però, la situazione ha cominciato a peggiorare. Nello specifico, a partire dall’emergenza sanitaria in Cina, tutto il mondo ha cominciato a subire l’impatto, incrementato ancor di più dal lockdown e dalle restrizioni imposte.
Le previsioni future sono quelle di una forte recessione globale, che porterà nel solo anno 2020 il PIL mondiale ad una decrescita del -3.1%, con le economie emergenti che si attesteranno al -0.9% e quelle avanzate al -5.6%, mentre l’indice per l’Eurozona sarà pari al -7.2%.
Nonostante il livello di mortalità del Covid-19 (2.5%) più basso rispetto ad altre epidemie recenti come Ebola (50%) o SARS (10%), l’impatto del Coronavirus sull’economia globale e sui mercati è significativo per molteplici ragioni. In primis la diffusione geografica mondiale, la contagiosità (ogni malato può potenzialmente infettare due persone sane), l’impatto su di un’economia già debole in partenza. Per non parlare degli aspetti economici e sociali che ha causato in un Paese come la Cina, che per primo si è trovato a fronteggiare questa emergenza.
Tuttavia, sono rimasti ancora dei dati a noi sconosciuti sul virus e cioè la sua stagionalità e il numero esatto di casi, posto il fatto che vi sono numerosi asintomatici o malati che non hanno eseguito il tampone e non possono quindi rientrare nelle statistiche ufficiali.
Per quanto riguarda i mercati finanziari mondiali, le condizioni sono peggiorate da quando il Covid-19 è diventato emergenza sul suolo italiano. Dal 22 febbraio quando i casi in Italia hanno cominciato ad aumentare rapidamente, il dato S&P 500 ha cominciato a diminuire drasticamente, passando da quasi 3400 a poco più di 2200 punti il 26 marzo, giorno in cui gli Stati Uniti hanno accordato un piano di aiuti record per l’economia di 2.2 trilioni di dollari.
L’indice VIX, chiamato anche indice della paura, ha subìto invece un’impennata inversamente proporzionale al dato S&P 500, passando da 2200 punti del 22 febbraio, al picco di 3400 a metà marzo per poi cominciare la discesa attestatasi a 3000 punti il 26 marzo.
Si parla oggi di grande recessione causata dal lockdown, per cui l’attuale crisi e conseguente ripresa che parte dal 2018 e si protrarrà presumibilmente fino 2027 è stata paragonata a quella del 2006-2015. La percentuale di crescita del 2020, anno previsto come il peggiore del periodo, è pari al -3%, che evidentemente si discatacca di molto dal punto di crescita minore del periodo di crisi 2006-2015, attestatosi allora allo 0%.
LA PROSPETTIVA ECONOMICA
Questi presupposti fanno prevedere che durante il 2020 il PIL globale si contrarrà ancor di più. La pandemia, infatti, sta avendo un grosso impatto sull’economia e anche in futuro presenterà grosse ripercussioni sia per quanto riguarda la domanda che l’offerta. I Paesi stanno sviluppando politiche fiscali volte a salvaguardare l’economia, ma la previsione per la crescita globale nel 2020 varia comunque da -1.5% a -4%, la più bassa dalla Seconda Guerra Mondiale.
Consideriamo ora l’impatto della pandemia sulla domanda e sull’offerta. Quali sono le sue conseguenze reali?
Per quanto riguarda la domanda, i consumatori chiedono sempre più prodotti, soprattutto beni di prima necessità, da accumulare come scorte alimentari. In più, il distanziamento sociale e il lockdown stanno facendo in modo che molti acquisti si siano spostati dalla vendita al dettaglio all’online. Questo è un fattore che si ripercuoterà anche sul lungo periodo, rendendo il Covid-19 lo stimolo verso un mondo senza contanti.
Per quanto riguarda i beni superflui, a causa delle ristrettezze economiche le famiglie tenderanno in questo caso a risparmiare.
Si stima che la spesa del consumatore globale diminuirà del -4,3% nel solo 2020. L’impatto economico della pandemia potrebbe inoltre diventare ancora più serio nel caso in cui il declino nei consumi e negli investimenti si faccia sempre più importante e il divieto di spostamenti si tramuti in protezionismo a lungo termine.
L’offerta, invece, è già colpita dalla crisi della filiera produttiva, che al momento non sta lavorando o, in alcuni casi, procede a fatica. La chiusura delle fabbriche e l’incertezza sulla lunghezza delle restrizioni, rende difficile una previsione di ripartenza totale delle attività economiche. Inoltre l’offerta è colpita dalla pressante richiesta di beni di prima necessità da parte dei consumatori.
Secondo la previsione di Euromonitor, il picco della pandemia si avrà tra giugno e luglio 2020, con una successiva graduale rimozione delle restrizioni di distanziamento sociale. A quel punto, la percentuale di persone infette in tutto il mondo oscillerà tra l’1% e il 10%, con un tasso di mortalità dello 0.8%. Si prevede che le politiche fiscali attuate dai vari Paesi avranno l’ effetto sperato cosicché si presume con una probabilità del 38-48% una recessione a forma di V o L.
Tutte le grandi potenze mondiali risentono e risentiranno anche in futuro dell’impatto economico della pandemia. Gli Stati Uniti affronteranno la più grave recessione dalla Grande depressione del 1929, mentre la Cina, che per prima ha fronteggiato il Coronavirus, ha già cominciato a riprendere una vita quanto più simile alla normalità rispetto al resto del mondo. Diverso è il caso dell’India, dove la crescita del PIL subirà un rallentamento del 2% durante l’arco del 2020.
Anche l’economia del Giappone ha subìto una forte contrazione del 5,5%, con il rinvio delle Olimpiadi di Tokio 2020 al prossimo anno, durante il quale si avrà un recupero con conseguente crescita del 2,8%. Il Regno Unito vedrà una decrescita stimata al 6,7% durante l’anno e le negoziazioni in corso per la Brexit non faranno che accrescere i rischi di ulteriori perdite economiche.
L’Eurozona è stata una delle macroaree più duramente colpite. Prima dell’emergenza la crescita a lungo termine era già mediocre, ma con l’avvento della pandemia, si prevede che l’Italia subirà nel 2020 una contrazione del 9%, la Spagna dell’8% e la Francia del 6,7%. Per l’Eurozona nel complesso è prevista una contrazione del 7,2% con perdite significative nonostante i Paesi stiano già cercando strategie per poter rilanciare l’economia.
Numerosi governi hanno introdotto incentivi fiscali per aiutare l’economia, ma a causa della forte intensità degli shock combinati di domanda e offerta, non è ancora completamente chiaro come le singole economie reagiranno a questo stimolo fiscale e monetario.