Ci ha fatto piacere leggere in queste giornate di caldo torrido la dichiarazione del presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, che in occasione del Forum nazionale vitivinicolo della Cia – Agricoltori italiani, ha affermato:”In un quadro che ci impone di guardare con sempre maggiore interesse ai mercati mondiali, manca però ancora un sistema italiano – prima ancora che regionale – in grado di riunire tutto il Made In Italy del mondo vitivinicolo e metterlo in grado di lavorare insieme sui mercati internazionali. Abbiamo un potenziale da tutti riconosciuto che non dobbiamo sprecare solo perché è ancora lontano il concetto di ‘fare squadra’. Se prima lavorare da soli è sempre stata la regola, oggi rappresenta un lusso che non possiamo più permetterci.”
Non si può, a nostro parere, non plaudire all’esternazione del presidente del Consorzio Vino Chianti che rompe un muro omertoso che da alcuni anni sta contraddistinguendo purtroppo il settore vitivinicolo italiano.
Negare, infatti, la gravità dell’assenza non solo di un coordinamento nazionale, ma ormai anche delle difficoltà di relazioni all’interno delle stesse singole Regioni, a noi appare un qualcosa di difficilmente spiegabile.
Non è servita nemmeno la recente vicenda legata al “caos ocm vino”, con il Mipaf contro le Regioni, quest’ultime in difficoltà con molti Consorzi, Ati che non si sono viste riconoscere l’importanza delle loro aggregazioni e progetti, per far capire che questa assenza cronica di coordinamento, di regia (chiamatela come volete) è un qualcosa che si ripercuote su tutto il nostro sistema.
Fa riflettere, ad esempio, che anche adesso che si discute della nuova riorganizzazione del sistema fieristico a livello internazionale, notizia emersa in particolare in quest’ultima edizione di Vinexpo, non ci sia una voce coordinata del mondo dei produttori italiani.
Si fa fatica a capire come mai il nostro comparto, soprattutto sulla sponda produttiva, preferisca questa “divisione” rispetto ad individuare una regia comune.
E non necessariamente deve essere un’entità “nuova” ma potrebbe essere individuata all’interno delle organizzazioni, enti già esistenti; non ne abbiamo nessuna da consigliare, ci piacerebbe fossero i produttori a cercarsi la casa migliore per loro.
La sensazione che rimane allo stato attuale è che questa divisione alimenta gli individualismi e l’illusione di qualche lobby produttiva di poter prevalere sull’altra.
Ma questo alla fine porta solo ad una difficoltà complessiva di fare emergere in maniera adeguata i grandi valori nella nostra vitienologia.
Illudersi che i brand privati da soli siano in grado di elevare l’immagine complessiva del vino italiano nel mondo è sbagliato e pericoloso.
Lo stanno capendo alcune importanti realtà che si stanno mettendo insieme con modelli nuovi di aggregazione (es. le reti di impresa come Italian Signature Wines tra i privati e The Wine Net tra le cooperative).
Ma una regia comune è necessaria non solo sul profilo promozionale ma anche su altri aspetti, come ad esempio sull’annoso problema della burocrazia.
A questo riguardo, nonostante i tanti sbandieramenti legati al cosiddetto testo unico del vino, sempre lo stesso presidente Busi ha ricordato:”A preoccuparci, prima ancora degli ingenti danni climatici che possono coinvolgere le nostre colture, è un sistema burocratico contro cui ci dobbiamo scontrare quotidianamente. Un freno per la nostra economia e per le nostre aziende che soccombono sotto i colpi di insostenibili procedure. Non dobbiamo mai dimenticarci che l’80% delle nostre aziende è rappresentato da piccole e medie imprese che hanno bisogno di snellezza e velocità, sono aziende che non hanno uffici commerciali, né uffici di amministrazione, sono aziende dove è l’imprenditore stesso ad assolvere tutti questi compiti e quindi dobbiamo venire incontro alle loro esigenze riducendo quello che è il sistema burocratico”.

Necessaria una regia per il made in Italy vitivinicolo
Il presidente del Consorzio Vino Chianti, ritorna sul tema, troppo spesso dimenticato, della necessità di un coordinamento nazionale per la promozione del sistema vitivinicolo italiano ma anche per difenderci da una burocrazia sempre più esasperata