Grazie alla organizzazione di Studio Impresa, uno dei più autorevoli studi di commercialisti, avvocati, consulenti del lavoro, esperti in organizzazione aziendale da tempo impegnati anche nel settore vino, abbiamo partecipato al primo Webinar con il Prof. Carlo Pelanda – Professore straordinario di Economia presso l’Università Guglielmo Marconi di Roma e membro dell’Academic and Policy Board, The Oxford Institute for Economic Policy – intitolato “Scenari presenti e futuri post COVID-19″ .
Il Professor Pelanda in apertura ha voluto fare il punto sulla situazione attuale di emergenza a livello globale, focalizzando l’attenzione sulle differenti risposte al coronavirus date dai Paesi coinvolti.
La Svezia, ad esempio, ha scelto di mantenere aperti ristoranti, bar, parchi pubblici, scuole ed università. Il Governo e la comunità scientifica del paese appaiono tranquilli: “ci fidiamo delle persone, per questo non c’è il lockdown. E’ tutto affidato alla responsabilità dei cittadini”, ha riferito il ministro degli esteri Ann Linde.
Israele in maniera più sofisticata sta portando avanti la stessa scelta, utilizzando il sistema antiterrorismo anche per il controllo epidemiologico interno.
L’Austria ha allentatp molte misure restrittive già a partire dal 14 aprile, la Germania, secondo Pelanda, è di fatto aperta sul piano economico-industriale, pur con tutti i problemi legati al fatto che i Lander (le Regioni) tedeschi hanno una fortissima autonomia.
La Francia ha tentato di puntare sull’immunità di gregge ma poi si è sostanzialmente accorta che il sistema sanitario non reggeva.
Negli USA si stanno cercando delle forme miste, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato misure di stimolo all’economia per 2200 miliardi di dollari. Hanno anche aumentato i presidi medici sul territorio.
Pelanda ha voluto porre l’accento sul fatto che a livello europeo l’Italia è il Paese che ha scelto di sacrificare maggiormente l’economia per garantire la tutela sanitaria della popolazione.
Resta il fatto incontrovertibile che ogni Paese sta facendo la sua strada e non esiste attualmente un metodo univoco né prassi condivise.
“La paura del futuro economico in Italia sta prendendo il sopravvento sul timore di contrarre il virus, pensare di rimanere in queste condizioni fino al 3 maggio potrebbe essere molto difficile da sostenere” ha dichiarato il Professore.
“La lentezza con cui la liquidità di emergenza viene erogata, dimostra che l’Italia sta facendo fatica a fare più debito sapendo che poi potrebbe essere punita dal mercato. La BCE ha comprato sul mercato secondario più titoli italiani di altri, violando le regole, però lo spread non è diminuito, è rimasto a 200. Se la liquidità è data a debito e questi soldi vanno ridati, sarà un vero problema”.
Il Centro Studi di Confindustria in Italia prevede per il secondo semestre del 2020 una caduta del PIL del -10%, secondo Pelanda questa previsione è ottimista, il caso peggiore vede una recessione al -18%, il caso intermedio e quindi più probabile vede un calo del PIL di 12 punti percentuali.
“Secondo me 400 miliardi di euro è la cifra adeguata per bilanciare questa recessione. Se turismo e ristorazione dovranno avvalersi solo della domanda interna durante l’estate, questo sarà un problema esistenziale per i settori in questione”.
Sul dualismo USA-Cina anche in previsione post-coronavirus, il Prof. Pelanda è netto: “la guerra tra USA e Cina continuerà, si tratta di uno scontro storico paragonabile a quello tra Roma e Cartagine, entrambi vogliono comandare. La Cina attua una strategia più paziente volta al 2029, anno in cui ritengono saranno pronti per fare un secondo “Grande Balzo in avanti”. Gli USA pensano al soffocamento economico o al cambio di regime. Sono due concetti diversi di uso del tempo per la guerra economica, l’Europa rimarrà in questa dualità, questa crisi renderà impossibile una reale indipendenza dell’Europa. Perchè non si è fatta la guerra sinora alla Cina? Perchè gli USA hanno concesso alla Cina di entrare nel mercato globale (WTO) senza porre condizioni nel 2001, pensando che l’affermarsi del capitalismo avrebbe fatto implodere il sistema socialista come accadde in Unione Sovietica. Ma così non è stato ed ora se cadesse la Cina, anche gli USA ne risentirebbero fortemente”.
Un problema cronico che Pelanda rileva nel tessuto economico italiano riguarda la gestione finanziaria: “Spero di non sorprendere, la prima raccomandazione, soprattutto in questo momento di crisi, è quella di creare un servizio per aiutare le piccole imprese (sotto i 10 milioni di euro di fatturato) a definire un modello finanziario. Molte di queste aziende non hanno un direttore finanziario, è di primaria importanza un censimento delle situazioni dove il presidio delle finanze non è in mano ad un professionista perché questa è una leva fondamentale per poter ripartire. Secondo me la buona notizia è che lo Stato, di fronte all’evidente situazione insostenibile, dovrà mollare qualcosa, sono fiducioso sul secondo Decreto su cui il governo credo andrà ad ampliare le garanzie anche alle piccole aziende”.
Per quanto riguarda il 2021, secondo Confindustria il PIL dovrebbe crescere del +2,5% in Italia, ma chiaramente questa crescita deve fare i conti con la recessione di quest’anno prevista intorno al -6%.
“Vedo che gli altri colleghi del mondo si aspettano una ripresa a V quando ci sarà il vaccino, il 2021 lo vedono molto bene. La ripresa sarà probabilmente nel secondo semestre del 2021, se guardiamo gli andamenti borsistici il mercato sta già annusando la ripresa (in Borsa si tende ad annusare la ripresa 6 mesi prima).
Se tutto il resto del mondo – ossia i nostri clienti – vedrà una crescita, chi riuscirà a sopravvivere troverà un mondo in ripresa. Noi dobbiamo trovare il modo di sopravvivere per 10 mesi”.