Il settore spumantistico italiano gode di ottima salute, lo testimonia il report Ismea che analizza i dati e le prospettive del settore.
L’export pur non registrando incrementi a due cifre come gli scorsi anni raggiunge, per la prima volta nel 2019, i 4 milioni di ettolitri (+7,8% a volume) per un valore di 1,6 miliardi di euro (+4,5% su base annua).
Anche i consumi interni registrano valori positivi e la produzione supera i 5,7 milioni di ettolitri (760 milioni di bottiglie) per un valore di 3,3 miliardi di euro. Nella sola GDO le vendite sono cresciute dell’8% in volume e di un +6% in valore mentre il settore vino nel suo complesso è cresciuto dell’1% a volume e del 3% a valore (dati Ismea/Nielsen).
È importante tener presente che la domanda estera di spumanti è trainata essenzialmente dal Prosecco che copre il 65% dell’intero export a volume e registra +21,3% in volume e +16% a valore.
A fronte di questi numeri positivi infatti si registra una flessione dell’Asti che cala in volume del -9,7% e in valore del -2,3% ed anche di tutti gli altri spumanti DOP che crollano del -41,6% in volume e del -37,8% in valore.
Questa eccessiva dipendenza da un unico prodotto può essere considerata oggettivamente una debolezza del sistema.
Dal punto di vista della produzione, il Prosecco Doc copre oltre la metà dei volumi totali. Se a questo si aggiunge il Conegliano Valdobbiadene e il Colli Asolani si arriva ai due terzi della produzione spumantistica italiana. L’Asti continua a diminuire la produzione anno dopo anno, passando dal 10% del 2015 al 7% del 2019.
Si stanno sempre più affermando anche gli spumanti prodotti con metodo classico, Franciacorta in testa che ha sfiorato i 130 mila ettolitri, e il Trento con quasi 80 mila ettolitri.
L’abbondante produzione 2018 ha prodotto una flessione dei prezzi con risultati differenti dovuti alla diversificazione notevole dei disciplinari che prevedono 153 spumanti DOC, 18 spumanti DOCG e 17 spumanti IGT.
Ogni denominazione tende ad avere un mercato a sé, prezzi in flessione per il Conegliano Valdobbiadene – Prosecco che cala di un -14,4%, per il Prosecco -9,6% e per il Franciacorta -13,5%, stabili Trento e Asti.
A livello globale si evidenzia che in soli 10 anni gli spumanti hanno quasi raddoppiato sia i volumi (+74%) esportati che i relativi valori (+93%). Francia (Champagne), Italia (Prosecco) e Spagna (Cava) si suddividono oltre l’85% dell’export.
L’Italia in dieci anni ha più che raddoppiato l’export ed è leader mondiale in volumi. Lo Champagne rimane saldamente al comando della graduatoria mondiale per quanto riguarda il valore degli scambi.
Se si guarda ai due maggiori importatori di spumanti (Usa e Regno Unito) emerge la crescita del mercato statunitense e la flessione della domanda britannica che ha prodotto il sorpasso degli Usa proprio sul Regno Unito per quanto riguarda i volumi, mentre in valore gli Usa hanno mantenuto inalterata la propria leadership.
L’export in volume rimane appannaggio dell’Italia, mentre la Spagna con un +9% e oltre 2,15 milioni di ettolitri ha guadagnato il secondo posto spingendo in terza posizione la Francia, ferma a 2,12 milioni di ettolitri (+4%). In valore, invece, la Francia resta leader con 3,34 miliardi di euro (+8%), seguita a moltissima distanza dall’Italia con 1,6 miliardi di euro.
Le previsioni per il futuro appaiono positive ma è necessario essere realisti viste le molteplici incognite internazionali legate all’emergenza coronavirus, al “priodo di transizione” della Brexit e ai dazi statunitensi.
La GDO continua a crescere ma il vino maggiormente presente in ipermercati e supermercati è di fascia daily più che premium. Dipenderà molto dai tempi e dalle modalità con cui usciremo da questa difficile situazione.