Quando un consumatore chiede un Prosecco, ha il diritto di vedersi servito nel bicchiere un vino autentico. Facile a dirsi, non così tanto a farsi. Il Prosecco è oggi forse il vino italiano con il più alto livello di contraffazione ed è soggetto a evocazione per sfruttarne l’immagine e l’appeal che evoca nel consumatore.
Abbiamo chiesto a Stefano Zanette, presidente del Consorzio di Tutela del Prosecco DOC, quali sono i falsi miti legati a questa denominazione e cosa sta facendo per combattere l’utilizzo scorretto dell’immagine di questo prodotto nel mondo e migliorare la conoscenza del consumatore per promuovere la capacità di riconoscere il “vero” Prosecco.

Quali sono i casi concreti di “falsi miti” con cui il Prosecco si trova a combattere nel mondo?
Sicuramente il fatto che con “Prosecco” vengono identificati vini diversi non a Dop o appartenenti a denominazioni diverse dalla nostra. Spesso questo fatto è accentuato da pratiche commerciali scorrette di alcuni esercenti che spacciano per “Prosecco” vini differenti, come vini alla spina o spumanti non a Doc Prosecco.

Cosa non riescono a capire maggiormente del Prosecco DOC i consumatori mondiali?
Non è sempre facile far comprendere al consumatore straniero il concetto di “denominazione di origine controllata” e il forte legame ambientale e culturale fra vino e territorio. Questo caso si riscontra specialmente nei Paesi dove, a differenza dell’Unione Europea, non è presente un sistema di riconoscimento e protezione di DOP.
Inoltre non sempre i consumatori sanno che il Prosecco DOC può essere prodotto e commercializzato esclusivamente in bottiglia di vetro, non alla spina.
Inoltre il Prosecco DOC è un vino esclusivamente bianco, prodotto nelle tipologie fermo, frizzante e spumante. Insomma, se è rosato, non è Prosecco DOC!

Quali sono i punti salienti per riconoscere il vero Prosecco?
– Il contrassegno di Stato
Ogni bottiglia di Prosecco DOC è contrassegnata da un codice alfanumerico univoco localizzato sul lato del collarino.

– Il Data Matrix
Sempre sul collarino accertatevi che ci sia il Data Matrix, un codice a barre bidimensionale che, inquadrato con il vostro smartphone vi permetterà di verificare l’autenticità della bottiglia!

– Garanzie dell’etichetta
Sul retro della bottiglia l’etichetta deve obbligatoriamente riportare il logo, la dicitura Prosecco DOC e la certificazione dell’origine Italia – Product of Italy.

Al fine di promuovere questa conoscenza, che azioni concrete proponete nel mondo?
Partecipiamo a eventi B2B e B2C, fiere, walk around tasting, masterclass guidate in cui spieghiamo la provenienza del Prosecco e le sue peculiari caratteristiche. In questo ci supportiamo anche con campagne di comunicazione su stampa, web e social, sensibilizzazione della stampa e accoglienza sul territorio.

Quali sono le problematiche legali più frequenti su questi temi?
La denominazione Prosecco è interessata a livello globale da fenomeni di contraffazione, evocazione e banalizzazione.
Riscontriamo molti tentativi di imitare il nostro famoso vino tramite l’impiego di nomi simili a “Prosecco” spesso associati ad usi volti a sfruttarne la rinomanza nella presentazione di questi prodotti.
Negli ultimi anni, inoltre, abbiamo visto esplodere anche la pratica di indicare “Prosecco” nelle etichette di tantissimi prodotti, come saponi, creme, lip stick, caramelle, candele e molti altri, che nulla hanno a che fare con il Prosecco, e che nella stragrande maggioranza dei casi non lo contengono fra gli ingredienti. Si tratta evidentemente di un utilizzo parassitario volto a sfruttarne la rinomanza per attrarre consumatori.
Altro fenomeno diffuso, del quale abbiamo recentemente letto di un caso a Londra, sono bar ambulanti diffusi specialmente in UK, dove viene somministrato falso Prosecco alla spina ledendo la buona fede dei consumatori finali che quando chiedono un Prosecco hanno il diritto ad ottenere un vino autentico.