Wine Pager è un po’ come un abito sartoriale, creato ogni volta su misura e necessariamente pronto con un pizzico di anticipo rispetto alla stagione. Proprio come l’alta moda, una fashion week che presenta oggi la prossima stagione Fall Winter 2022/23. Morale: mentre sto scrivendo il Vinitaly sta avendo luogo, quando riceverete Wine Pager (aprile non uscirà) i giorni più frenetici del vino italiano si saranno consumati. Cosa succederà non sono in grado di dirlo, ma forse si può provare a tracciare le aspettative che, dopo quasi due anni di pandemia, sono sicuramente altissime. È sempre più evidente come appassionati, ma soprattutto produttori, abbiano bisogno di manifestazioni in presenza per costruire relazioni autentiche, fare network con i clienti, professionisti e addetti ai lavori, portare a casa nuovi contatti e finalmente rivedere ai propri banchi buyer extra UE, grazie anche al nuovo Decreto Covid. Le aziende auspicano che sia Vinitaly che Prowein siano l’occasione per un rilancio del settore; in fondo non si può dire che il mondo del vino fino a oggi non ne abbia risentito, il cui export per un valore di 150 milioni di euro è a rischio a causa della guerra in Ucraina. Nel 2021 la Russia ha importato 345 milioni di euro di vino italiano, facendo del nostro paese il primo fornitore. Argeo è un Cesanese. Qui, al nord, capita raramente di bere un Cesanese. Ricordo dai miei studi d’assaggiatore e sommelier che esiste il Cesanese del Piglio, d’Affile e di Olevano Romano. Argeo è un Cesanese in purezza; così racconta il produttore, la cantina cooperativa Cincinnato: 73 anni di età, 105 famiglie, 105 soci, 550 ettari di vigneti e uliveti di cui 100 biologici. Non ho una grandissima esperienza ci Cesanese, ma devo ammettere che Argeo mi è piaciuto sin da subito per la facilità nel coglierne la tipicità. Racconta sé stesso con autorevolezza e semplicità, rievoca con i suoi profumi e la sua freschezza balsamica quella territorialità di suoli lavici delle colline coresi. La qualità sembra percorrere le medesime strade: uve biologiche, basse rese per ettaro, selezione, accurata vinificazione con un leggero affinamento in legno di rovere per un calice fuori dai consueti panorami di assaggio, di decisa personalità e persistenza, che esprime sensazioni fruttate e floreali, che educa al territorio senza disporre di alcuna competenza. Ancora una volta una cantina cooperativa mostra la puntualità nel cogliere una viticoltura di terroir. Altrettanto belle le espressioni di Bellone (biologico) e Lelio o Kora, il Nero Buono. Ci mangio: Chitarrine al ragù di carne Bottiglie prodotte: 6.000 |