Il nostro osservatorio formativo e la nostra esperienza a contatto con le aziende sono fonte quotidiana di riflessione e di stimolo.
Sono centinaia gli allievi che formiamo ogni anno attraverso i nostri campus e tante le aziende che ci incaricano di formare le proprie strutture in modo sartoriale, con percorsi studiati ad hoc sulle loro specifiche esigenze.
Abbiamo svolto una survey che raggiunge svariate aziende, distinte in modo abbastanza uniforme in 3 cluster:
- aziende piccole, con un numero di bottiglie prodotte l’anno entro 50.000 bottiglie;
- aziende medie, tra 50.000 e 300.000 bottiglie;
- aziende grandi, che superano le 300.000 bottiglie l’anno.
La riflessione che vogliamo oggi condividere riguarda l’importanza delle competenze trasversali, delle soft skill, in un mondo lavorativo che tende sempre di più alla specializzazione, con le tecnologie di intelligenza artificiale che bussano prepotentemente alle porte, e ci domandano quale sarà il futuro professionale del comparto.
Noi siamo convinti che, in un contesto in cui l’intelligenza artificiale entrerà sempre più nei meccanismi organizzativi, produttivi, gestionali delle aziende, le risorse abbiano bisogno, oltre a una preparazione professionale in grado di sfruttare le tecnologie e non subirle, di una serie di attitudini “immateriali” che fanno davvero la vera differenza all’interno di una organizzazione. E i risultati della nostra survey ci confortano nelle nostre convinzioni. Tra le competenze da introdurre in azienda quasi il 70% dei nostri intervistati ci segnala la capacità di lavorare in team e la capacità di organizzare il proprio lavoro; seguono l’abilità di gestire più task contemporaneamente e le competenze relazionali; le competenze tecniche e le abilità pratiche emergono in seconda battuta, come pure le capacità gestionali.
Il nostro lavoro di screening di Curricula e di esame diretto di centinaia di candidati ci conferma che la maggior parte dei profili che si affaccia nel comparto, laureato o meno, come primo o come successivo incarico, è carente sul fronte delle capacità di sintesi, della elasticità, del time management, come pure sul piano del public speaking.
Passando sul piano delle competenze tecniche di settore, riscontriamo ampi margini di migliorabilità tra le competenze commerciali, di export, nella conoscenza delle norme contrattuali e doganali, e sugli aspetti tecnici di vinicoltura e gestione dei registri vitivinicoli.
Sul fronte delle capacità gestionali, segnaliamo un particolare bisogno di crescita in due aree che stanno acquisendo sempre più importanza: le skill in materia di marketing e comunicazione e le competenze digitali.
Sul primo profilo, la spinta competitività del settore porta le aziende a dover elaborare attente strategie di branding aziendale e di prodotto, che siano in grado di rendere distinguibile l’identità e l’offerta individuale in un mercato che soffre la standardizzazione e l’anonimato.
Per quanto riguarda la digitalizzazione, è evidente che la rapidità con cui le nuove tecnologie si stanno introducendo in azienda rende necessaria una diffusa e pervasiva cultura 4.0, che permetta alle risorse umane di gestire e non inseguire la digital transformation, nel marketing come nell’automazione dei processi.
Ci auguriamo che questi spunti possano essere di aiuto alle aziende, nel delicato momento dell’avvicendamento delle risorse, ma ancor prima per chi è professionalmente impegnato nella costruzione di percorsi formativi professionalizzanti, di livello universitario, post-universitario e aziendale.
Se vuoi rimanere aggiornato sul lavoro che svolgiamo quotidianamente sul fronte della formazione e della selezione dei talenti del mondo del vino ti invitiamo a rimanere in contatto con il nostro portale https://www.winepeople-network.com/ e a rivolgerti ai nostri esperti per un supporto nel processo di crescita professionale della tua azienda.
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