Nel contesto del VIII FORUM WINE MONITOR, tenutosi lo scorso 13 gennaio, abbiamo avuto l’occasione di assistere all’interessante spaccato offerto da Denis Pantini (Responsabile Nomisma Wine Monitor) relativamente ai principali trend di mercato ed alle opportunità di crescita per il vino italiano.

La presentazione si è aperta con una fondamentale menzione alla drastica battuta d’arresto del 7% sull’import mondiale di vino durante il 2020, una conseguenza diretta ed inevitabile della pandemia. I dati hanno sottolineato una contrazione sostanziale dell’import in Cina (-27%), Giappone (-15%), USA (-11%), Russia (-9%), Regno Unito (-4%).

Nel 2021, invece, si è potuto assistere ad un recupero a doppia cifra per quasi tutti i mercati internazionali principali rispetto al 2020, con Australia (+28%), Svizzera (+21%), USA (+19%), Russia (+19%), Brasile (+18%) in crescita promettente, ma anche Canada (+10%), Germania (+6%), Regno Unito (+6%) e Giappone (+4%). Nonostante i numeri dell’import cinese siano ancora al ribasso (-9%), i principali mercati hanno visto un evidente rimbalzo dell’import con crescite generalizzate a livello globale.

Ciò che sorprende è il confronto tra i dati relativi all’import 2021 rispetto al periodo pre-pandemico del 2019, che evidenzia la resilienza e l’eccezionalità di quest’anno decisamente particolare. Assieme al Giappone (-11%), la Cina è l’unico Paese a mostrare un calo significativo delle importazioni (-35% dal 2019 al 2021).

Mercati in calo

In termini generali, le stime di chiusura relative all’export 2021 mostrano uno stacco positivo della Francia sugli altri Paesi (+27% dal 2020 al 2021) e, al contrario, un drastico calo dell’export australiano (-23% sul valore totale). Le ragioni della contrazione sono sicuramente da ricercare nei dazi imposti dalla Cina, il maggior importatore di prodotti australiani, ai vini importati da questo Paese. Occorre tuttavia sottolineare che non molti Paesi hanno saputo approfittare dello spazio aperto lasciato dall’Australia nel mercato orientale, risultando nel sopracitato calo delle importazioni cinesi.

Forum Wine Monitor – Mercati in crescita

Per un mercato asiatico che cala (come quello cinese), c’è invece un mercato in aumento decisivo. Si parla della Corea del Sud, che sorprende con una crescita del 101% nelle importazioni dal 2019 al 2021. Il mercato sudcoreano risulta particolarmente interessante grazie al PIL pro capite allineato a quello italiano, destinato a crescere di oltre il 20% nei prossimi cinque anni.

Le importazioni di vino verso la Corea del Sud sono quasi triplicate negli ultimi 11 mesi del 2021, stando a significare che, in un momento cruciale e sofferente della pandemia, la Corea ha reagito molto bene al fascino del vino. I dati sull’import sono interessanti anche per quanto riguarda il prezzo medio al litro, in crescita rispetto all’anno scorso: il consumatore di vino coreano sembra apprezzare i vini di categoria medio-alta, con una media di 6.15 euro a bottiglia per i fermi e 9.32 euro per gli spumanti. Il vino rosso domina i volumi di importazione con il 58% del consumo totale di vino e vede il Cile come maggiore fornitore, seguito da Spagna e Francia. La cultura del vino italiano sta tuttavia mostrando segni incoraggianti di espansione, piazzandosi in quarta posizione nella classifica dei volumi totali.

Ma quali sono i vini che l’Italia esporta in Corea del Sud? 

La metà delle esportazioni riguarda i vini a denominazione che, nel giro di due anni, hanno visto una crescita del 187%. I vini più acquistati sono i rossi toscani (27% del totale) e piemontesi (14%), accompagnati dallo spumante d’Asti (9%), i rossi fermi veneti (6%) e, per finire, il Prosecco (4,5%). 

Altri mercati che mostrano segni rassicuranti di ripresa dall’inizio del 2020 sono Brasile (+24%), Australia (+19%), Svizzera (+18%), Canada (+7%), Russia (+6%), USA (+5%) e Germania (+5%).

Il momento d’oro degli spumanti

Dopo un 2020 al ribasso a causa delle chiusure dell’horeca, dei wine bar e dei ristoranti, il commercio internazionale di spumante torna ad incoraggiare il settore rispettando una parabola ascendente iniziata già da qualche anno. Il rimbalzo rispetto al 2020 è buono e, in alcuni casi, persino superiore al 2019, a testimonianza della solidità del trend rispetto all’export di questa categoria. Champagne e Prosecco si confermano leader del settore; l’export del Prosecco, in particolare, chiude l’anno con un valore complessivo di circa 930 milioni di euro. Ciò si deve, secondo Pantini, alla destagionalizzazione dei consumi e alle caratteristiche favorevoli di questa categoria di vini: versatilità e leggerezza sono le qualità più apprezzate dai consumatori.

Il record nell’export del vino italiano

Il Prosecco fa da motore trainante dell’export di vino DOP con una quota del 28% sul valore totale. Seguono i rossi toscani (14%), gli altri rossi DOP (12%) ed i bianchi DOP (11%). La classifica mostra performance promettenti anche per quanto riguarda i vini bianchi siciliani, nonostante il loro peso sia ancora marginale se contestualizzato nel totale dei vini DOP.

In considerazione di questa crescita, l’export italiano chiude il 2021 con una cifra approssimativa di 7,1 miliardi di euro (in aumento del +12% rispetto al 2019). Si rileva una crescita rassicurante delle denominazioni; per quanto riguarda le regioni, è l’Emilia Romagna a mostrare il tasso di crescita più alto (+24%) rispetto al 2019, seguita da Piemonte (+19%) e Trentino (+12%). 

Non solo spumanti: confrontando i dati dell’import di vini fermi italiani imbottigliati dal 2019 al 2021, si nota una crescita in valore in tutti i principali mercati con l’esclusione di Giappone (-11,2%) e Regno Unito (-3,8%).

In definitiva, il paragone con il 2019 (periodo pre-pandemico estraneo alle dinamiche di mercato attuali) evidenzia la resilienza del 2021, un anno sorprendente che ha saputo superare ogni aspettativa del settore vitivinicolo.