Ho avuto la fortuna e il privilegio di moderare sabato 4 novembre nello splendido Teatro Ristori di Verona, il secondo Forum internazionale organizzato dalla Doc delle Venezie, dal titolo: “Tra nuovi trend e solidi valori della denominazione”.

È stato, almeno dal mio punto di vista, uno degli appuntamenti più interessanti ed utili nel panorama di iniziative dedicate all’economia del vino in questo 2023.

Servirebbero molti più Forum di questa natura che evidenziano in maniera chiara ed esaustiva gli scenari economici in cui è coinvolto il nostro settore vitivinicolo. L’economia del vino, invece, purtroppo sembra essere spesso vista come una tematica “pericolosa” da affrontare e onestamente sono ancora troppo pochi i giornalisti di settore competenti e interessati su questo fronte, mentre pullulano quelli “specializzati” sul prodotto. A quest’ultimo proposito, stiamo pianificando proprio in questi giorni un percorso formativo dedicato al tema del “giornalismo politico ed economico del vino” perché vi è veramente una grande esigenza di costruire esperti dell’informazione competenti sulle tematiche politiche economiche del comparto vitivinicolo.

Chiusa questa parentesi, torniamo al Forum che ha evidenziato chiaramente che il Pinot Grigio, e in particolare quello delle Venezie, rappresenta “l’85% del Pinot grigio italiano – e il 43% di quello globale – e si contano 27.000 ettari vitati a Pinot Grigio potenzialmente destinati alla Doc delle Venezie, con una produzione di 250 milioni di bottiglie/anno, seconda per numeri solamente a quella del Prosecco”, come ha sottolineato il presidente del Consorzio, Albino Armani.

Numeri decisamente importanti che fanno comprendere come il Pinot Grigio rappresenti anche uno degli osservatori economici più importanti ed autorevoli per approfondire le dinamiche attuali dei mercati e, soprattutto, le loro prospettive.

Ma il Pinot Grigio delle Venezie è dal 2017 il più interessante “laboratorio” per sperimentare in concreto un modello di gestione di una grande denominazione a livello interregionale. Un “esperimento”, se così si può definire, difficilissimo, considerando anche il livello di frammentazione e individualismo culturale che contraddistingue il nostro sistema produttivo.

Se si considera, inoltre, l’eterogeneità della struttura produttiva del Pinot Grigio delle Venezie, la strada intrapresa da Albino Armani & C. era apparsa fin da subito per molti quasi impossibile.

A distanza di oltre 6 anni dalla sua costituzione, possiamo affermare che non solo è stata superata con successo la fase “sperimentale”, ma oggi i risultati del Pinot Grigio delle Venezie testimoniano che un modello consortile di questa natura può funzionare. E questo non era per nulla scontato.

E i risultati attuali del Pinot Grigio delle Venezie parlano di uno stato di salute positivo e in controtendenza, considerando i purtroppo numerosi segni meno che evidenziano la gran parte delle nostre denominazioni.

Nei primi nove mesi del 2023, infatti, il Pinot grigio delle Venezie ha registrato un +10% di prodotto imbottigliato, pari a +106.268 hl, per un totale di 1.174.900 hl da inizio anno. Seppur gli attuali volumi di imbottigliato siano in linea con la media degli ultimi cinque anni, nel 2023 si osserva un trend costantemente positivo rispetto al periodo gennaio-agosto dello scorso anno, con un giugno super performante che ha toccato il +38%. Bene anche le certificazioni di agosto, con un +14% sullo stesso mese del 2022 a presagire continuità degli imbottigliamenti.

Importante anche evidenziare come le giacenze siano inferiori del 15% su quanto disponibile in cantina al 1° settembre 2022; si prevedono quindi – salvo imprevisti o riclassificazioni inattese – tempistiche molto simili anche per la stagione 2023.

Durante il 2° Forum di Verona, si è cercato di indagare le ragioni di questo successo che dura ormai da oltre trent’anni. Il sottoscritto ricorda bene che chiedersi quanto sarebbe durata la “moda” del Pinot Grigio nel mondo (in particolare negli USA) fosse una sorta di leit motiv ad inizio della sua carriera professionale, negli anni ’90.

Ogni anno si aspettava un suo declino, e invece questo non è mai avvenuto.

Comprendere le ragioni del successo, pertanto, è forse ancor più utile di conoscere i motivi di un fallimento, soprattutto se si vuole consolidare un modello di gestione di una denominazione per renderla sempre più forte.

Difficile in un editoriale necessariamente breve evidenziare il tanto emerso durante il Forum, quindi mi limito ad alcuni “titoli” garantendo che avrete maggiori dettagli in articoli successivi.

Contemporaneità

La prima chiave di un successo così lungo è sicuramente dettata da una qualità del prodotto che è cresciuta costantemente negli anni ed ha intercettato sempre le tendenze di consumo nelle varie  fasi di mercato, al punto che possiamo definire il Pinot Grigio italiano un vino assolutamente contemporaneo nel senso più completo di questa parola.

Dinamicità

I protagonisti del Pinot Grigio (alcune delle più importanti imprese del vino italiano, a partire da Santa Margherita che ha aperto, in particolare, la strada negli USA oltre 60 anni fa) hanno dimostrato proprio con questa tipologia di vino la straordinaria dinamicità del nostro sistema vitivinicolo, capace di intercettare meglio di altri le diverse tendenze di consumo.

Italianità

Può sembrare un paradosso che un vitigno non italiano venga percepito nel mondo come un grande vino assolutamente italiano. Il divario di mercato tra Pinot Grigio e Pinot Gris è talmente ampio che fa ben comprendere come nel mondo quando si parla, si consuma Pinot Grigio si pensa sempre al made in Italy.

Bevibilità

Che il Pinot Grigio italiano rappresenti in gran parte una tipologia di prodotto ad “alta bevibilità” è indubbio. La sfida sarà sempre di più quella di far comprendere che “facilità” non è sinonimo di banalità e di un possibile conseguente basso posizionamento.

Tracciabilità

Conoscere e garantire i numeri del Pinot Grigio delle Venezie con un’attività di tracciabilità che ha pochi eguali al mondo è base fondamentale per conoscerne al meglio le dinamiche e soprattutto per definire strategie coerenti al suo sviluppo.

Coraggio

La scelta del 2017 di mettere insieme tre regioni nella strategia di tutela e sviluppo del Pinot Grigio delle Venezie è talmente rara e innovativa per un Paese come il nostro, con oltre 500 denominazioni di origine, che già questo basterebbe a far capire l’importanza e il ruolo di questo Consorzio interregionale.

In conclusione di queste prime osservazioni emergenti dal 2° Forum della Doc delle Venezie, mi preme sottolineare che vi sono certamente criticità anche nel sistema del Pinot Grigio che affronterò nei prossimi articoli. Ritengo però giusto e utile partire da ciò che è positivo, perché è un fattore fondamentale per poter far funzionare al meglio un progetto “rivoluzionario” come quello che vede al centro lo sviluppo del Pinot Grigio delle Venezie, di fatto il Pinot Grigio italiano.