In questi giorni è andato in onda il Merano Wine Festival in versione digital. Ammirevole il tentativo del patron del Festival, Helmuth Köcher, di garantire la presenza del noto evento meranese almeno su piattaforma digitale.

Inutile però negare che per quanti sforzi si possano fare gli eventi del vino, fondamentali per le relazioni che si possono generare, non potranno mai essere sostituiti dagli strumenti digitali.

Sicuramente poter seguire seminari “a distanza” rimane una bella opportunità ma è altrettanto vero che la comunicazione attraverso questi strumenti è molto complessa e sono pochi a sapere adattare i propri contenuti al digitale.

Fatta questa premessa se c’è un uomo del vino capace di comunicare in maniera straordinaria a prescindere dallo strumento che ha a disposizione, questo si chiama Oscar Farinetti. Il suo intervento al seminario sulla situazione economica del vino in emergenza Covid-19 è stato semplicemente fantastico.

L’abbiamo scritto altre volte, e non certo per piaggeria, ma Oscar Farinetti è una risorsa preziosa per il nostro settore vitivinicolo che purtroppo fatica molto a fare emergere idee innovative, coraggiose, perché no, visionarie.

E le idee che ha portato Farinetti al Merano Wine Festival “virtual edition” sono sicuramente visionarie, di grande fascino e, a nostro parere, preziosissime in una fase così difficile anche per il nostro comparto.

Ma cosa ha detto Oscar Farinetti? Innanzitutto che “il 2020 è un anno di m. perché questo animaletto invisibile arrivato dalla Cina di fatto ha sconvolto tutto il mondo, nessuno escluso”. La miglior sintesi possibile di questa fase, senza tanti giri di parole inutili. Ma Farinetti ha anche aggiunto che per far fronte ad una situazione così difficile “bisogna sbattersi da morire”. Nel suo caso, ad esempio, il darsi da fare è stato aumentare l’investimento nella multicanalità della distribuzione. “Avere ancora la puzza al naso nei confronti della grande distribuzione – ha detto l’Oscar di Eately – è veramente anacronistico”.

“Ma non dobbiamo temere – ha aggiunto Farinetti – perché anche dopo Covid-19 saranno ancora i migliori ad essere i migliori, mentre i peggiori dimostreranno che non c’è limite al peggio”. E chi sono i migliori secondo Farinetti? “Quelli in grado di inventarsi qualcosa di nuovo in ogni cosa che fanno, in qualsiasi ambito in cui operano”.

Su questo fronte Farinetti è ottimista perché considera che il mondo sia oggi rappresentato da almeno la metà di persone “migliori”: “Significa che possiamo contare in almeno 4 miliardi di uomini e donne che sono più che sufficienti per noi che ci impegniamo sulla qualificazione dei prodotti della terra”.

Ma il colpo di genio di Farinetti è arrivato subito dopo.

“Sono cinque le attività in cui l’umanità è impegnata: mangiare (e bere), amare, studiare, lavorare e sognare”.

Per ognuna di queste attività Farinetti ha legato una parola “nuova”. Nell’attività del mangiare e bere è “terra” il nuovo termine che deve dare senso a tutto, riuscendo finalmente a spiegare, almeno a quella parte migliore del mondo, la straordinaria relazione tra il prodotto e la terra d’origine.

Par l’attività di amare il nuovo termine è “riparare”, intesa come la capacità di ristabilire le relazioni, di non lasciarle andare con superficialità, disinteresse.

Nell’attività dello studiare la nuova parola è “mutare” perché senza la capacità del cambiare non è possibile poter progredire ed essere in grado di accettare le nuove sfide.

Molto importante nell’attività del lavorare il nuovo termine “insieme”. È questo forse uno dei limiti maggiori del sistema Italia, capace a livello individualistico di esprimere le esperienze professionali più ricche al mondo ma, al tempo stesso, ancora oggi debole nella collaborazione, nella condivisione. “Siamo i più bravi al mondo da soli – ha detto Farinetti – ma forse tra i peggiori “insieme”.

Infine, nell’attività finale del sognare la parola nuova è “avvenire” e qui Farinetti ha utilizzato proprio il nostro vino come emblema di un futuro nuovo.

“Il vino italiano, lo sappiamo bene – ha detto Farinetti – è secondo al mondo dopo un Paese che ci supera per la sua storia più lunga. Ma abbiamo la possibilità di un colpo d’ala straordinario che ci potrebbe portare davanti a tutti. Siamo l’unica penisola vitivinicola al mondo, capace, per le tante diversità climatiche, territoriali, varietali, di esprimere un patrimonio enologico di incredibile diversificazione, ma io ho un sogno che potrebbe portarci a fare la differenza”.

Il sogno di Farinetti è un “Italia del vino tutta convertita al biologico”.

“Sogno una conferenza stampa mondiale, con il presidente del Consiglio e tutti i ministri e i principali rappresentanti del vino italiano, ma anche figure iconiche del made in Italy, come Boccelli, Valentino Rossi, Federica Pellegrini e altri ancora – ha concluso Farinetti – dove si annuncia che l’Italia del vino ha abolito l’utilizzo di tutti i diserbanti e i concimi di sintesi e d’ora in avanti tutti i vini del nostro Paese saranno biologici”.

“Che lo facciamo buono il mondo lo sa già, ma così potremo annunciare che il vino italiano è anche il più sano e pulito al mondo”.

Grazie Oscar.