Per motivi organizzativi non avevamo inserito nel nostro tour la Calabria. Ma, complici le provocazioni di alcuni follower su Instagram, ho iniziato a confrontarmi con il team in redazione (Stefano Santo Subito!) per capire se fosse possibile fare una leggera deviazione.
Alle 9 di mattina, abbiamo deciso di inserire la Calabria nel nostro tour, senza dire nulla a Fabio a Gino e ai bambini. E alle 13 avevamo già l’ok di Cantine Viola, una delle perle del sud, pluripremiata per lo straordinario Moscato. Ci avrebbero aspettato per le 17.
Peccato che siamo arrivati alle 19.30. Noi non conoscevamo loro e loro non conoscevano noi. Prima ancora di arrivare ho verificato che nei loro paraggi non avremmo trovato facilmente un campeggio. “Nessun problema” – mi ha scritto Alessandro – “potrete dormire nel nostro piazzale”.
Un quadro perfetto con un inizio da film! Dal lieto fine, ve lo anticipo!
Ci ha accolto la Famiglia Viola al completo. I bambini sono scesi stravolti dalla stanchezza ma con quella euforia incontenibile. Un secondo dopo, come se fossimo i parenti scesi dal nord, ci siamo trovati a tavola con loro, a degustare vini straordinari ma soprattutto a conoscere persone autentiche. Ognuno di loro, senza farcelo pesare, ha annullato i programmi della serata, per potersi dedicare a noi.
Che cosa ho imparato da Alessandro, Claudio, Luigi e Margherita di Cantine Viola?
Dalla Famiglia Viola ho imparato l’arte del far sentire l’ospite a casa sua, e questa volta non in senso metaforico. Vediamo che cosa mi hanno trasmesso singolarmente.
Da Luigi ho imparato cosa significa avere quel coraggio che ti arriva da una visione, e che ti porta talvolta ad avere un pizzico di incoscienza per affrontare sfide nuove. Grazie Luigi perché i tuoi racconti su come hai fatto assaggiare il tuo Moscato ai più autorevoli opinion leader mi hanno fatto capire che quando credi in qualcosa non hai paura di niente.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato lo Sciamano.
Da Alessandro ho imparato cosa significa seguire il proprio intuito e aprirsi a degli sconosciuti, in questo caso a noi, sapendo che da ogni nostro SI’ può arrivare qualcosa di inaspettato e positivo. Grazie Alessandro per il tuo averci aperto casa senza saperne il perché!
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato il Narratore.
Da Claudio ho imparato quanto è bello poter avere orgoglio per il proprio mestiere. Grazie per come ci hai trasmesso, nelle descrizioni dei vini, tutti i valori che hai appreso dal territorio e dalla tua famiglia.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato il Folle.
Margherita, e chi conosce il sud può comprendere bene cosa dico, era mortificata di non aver avuto il sufficiente preavviso per poterci preparare “due cosine” da mangiare assieme a loro. E meno male, dico io, visto che in trenta secondi la tavola di degustazione vini si è trasformata in un trionfo di ogni ben di Dio . Da lei ho imparato cosa significa stare un passo indietro, non a caso è arrivata solo dopo le interviste, per poi intervenire solo a tempo debito. Ma qualcosa mi dice che il suo ruolo in famiglia-azienda è comunque un ruolo nevralgico.
Tra gli abitanti del Wine Village ho intercettato il Custode del Fuoco.
E poi sono arrivati i cugini, l’amica che produce olio (strepitoso peraltro), i cani, le galline e il nostro The Wine Village ha iniziato a popolarsi di ogni abitante!
Mi sono addormentata felice nel loro piazzale, anche Gino ha fatto il carico di energia e all’alba è ripartito.
Una trasferta che ci è costata una deviazione di 7 ore di camper per una vera toccata-fuga. Ma che rifarei anche a costo di partire direttamente da Verona.
Questa è l’Italia, questa è la vita, questo è il mondo del vino che non ci deve far temere nulla.