Durante la terza e ultima giornata di Wine Paris – Vinexpo – la fiera francese dedicata interamente al mondo del vino e degli spirit, che si è tenuta a Parigi dal 13 al 15 febbraio – abbiamo intervistato Rodolphe Lameyse – direttore generale di Vinexposium, la società organizzatrice della manifestazione parigina.
Direttore, tra poche ore si concluderà questa quarta edizione di Wine Paris, ci può fare un primo bilancio?
Siamo molto soddisfatti e, dopo il successo registrato nell’edizione 2022, che ricordo è stata la prima manifestazione internazionale del vino dopo due anni di pandemia, direi che quest’anno abbiamo registrato ulteriori incrementi sia per quanto concerne gli espositori che i visitatori (sono stati 3.100 gli espositori e i visitatori circa 30.000 ndr), in particolare i buyer internazionali. A quest’ultimo riguardo, quest’anno abbiamo visto una numerosa presenza di buyer internazionali, elemento importante per noi perché Wine Paris è nata per essere una fiera internazionale e non un’esposizione di vini esclusivamente francesi. Il feedback che ho raccolto dagli espositori, dai buyer internazionali, dalla stampa e dai produttori è decisamente positivo”.
Cosa rappresenta l’Italia del vino all’interno della vostra manifestazione?
L’Italia, con le sue quasi 300 aziende presenti, è dopo la Francia il nostro principale Paese espositore e per noi di grandissima importanza, tanto che gli abbiamo voluto dedicare un intero padiglione. La presenza dell’Italia del vino non ha un valore “solo” numerico ma anche di grande importanza sotto il profilo qualitativo, e questo garantisce un ottimo appeal nei confronti dei buyer di tutto il mondo.
Riguardo all’area espositiva italiana quali sono eventuali suggerimenti che si sente di dare alle nostre aziende produttrici?
Penso che il vino italiano rappresenti il miglior ambasciatore del binomio vino e cucina, vino e gastronomia. Per questa ragione, penso che sarebbe bello per l’edizione 2024 immaginare la presenza di un “ristorante italiano” all’interno dell’area Italia in grado di esaltare al meglio il cosiddetto “food pairing”. Sarebbe un’attrattiva straordinaria per tutta la nostra manifestazione e l’Italia è sicuramente il Paese più autorevole su questo fronte. In generale, comunque, ritengo che anche per le prossime edizioni di Wine Paris possa crescere ulteriormente la collaborazione con i produttori di vino italiani e le loro istituzioni come le Regioni e i Consorzi di Tutela.
Quali le novità che avete in serbo per l’edizione 2024 di Wine Paris/Vinexpo?
Innanzitutto confermiamo la collocazione di febbraio, quindi come prima fiera internazionale nel calendario delle manifestazione dedicate al settore vitienologico e degli spirits. Le date, il prossimo anno, saranno dal 12 al 14 febbraio e quindi si conferma ancora la coincidenza con il giorno di San Valentino che penso abbia un ottimo legame con il vino.
Avremo sicuramente l’aumento dei padiglioni internazionali in quanto molti produttori quest’anno sono venuti in fiera in modalità perlustrativa e, verificata la validità della manifestazione, stanno già richiedendo di poter partecipare per la prossima edizione.
Ritengo però che, vista la natura turistica e internazionale di Parigi, la manifestazione possa ulteriormente allargarsi al cosiddetto “fuori salone” con eventi da realizzare anche nelle numerose location come ristoranti, bistro, wine bar che sono un valore aggiunto della nostra capitale. Per questa ragione, ci piace pensare che Wine Paris debba essere considerata un rendez-vous “allargato” per il mondo del vino che non si esaurisce solo all’interno dei padiglioni fieristici. E questo potrà portare inevitabilmente ad un ulteriore aumento di presenze autorevoli nei prossimi anni.