Il primo giorno di Vinitaly è iniziato con il botto, con una presenza di pubblico decisamente al di sopra delle aspettative (visti anche i costi dei biglietti, elevati anche per le aziende espositrici).
Ancora non sappiamo se questo Vinitaly sarà molto proficuo sul versante del business, che è stata la parola più utilizzata dal presidente di VeronaFiere Federico Bricolo durante l’inaugurazione.
Un’inaugurazione che è stata, almeno a mia memoria, la più partecipata, con moltissime persone che sono dovute rimanere in piedi pur nell’ampio auditorium Verdi. Ma questo Vinitaly 2023 ha sicuramente già conseguito un record: la maggior presenza di politici nella sua storia di 55 anni.
Che Vinitaly fosse una straordinaria passerella politica lo sperimentiamo da anni, ma mai ne avevamo visti così tanti. Lo stesso Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha spiegato bene questa presenza massiccia: “In questi giorni qui a Vinitaly verranno tutti i ministri del nostro Governo per raccontare i valori del vino nelle sue diverse sfaccettature… a partire dal ministro Schillaci, che spiegherà il rapporto tra vino e salute, tema oggi estremamente dibattuto”.
Ieri, questa presenza così massiccia ha portato ad un ritardo di un’ora dell’inaugurazione – con tutte le conseguenti problematiche per i diversi appuntamenti programmati.
Una contraddizione, quest’ultima, considerando che praticamente quasi tutti gli interventi durante l’inaugurazione hanno enfatizzato il fatto che questo Vinitaly dovrebbe portare a circa 10.000 appuntamenti di business (“il doppio rispetto all’ultima edizione”, ha puntualizzato Bricolo).
Un mare di appuntamenti, speriamo, frutto della presenza (anche questa record) di oltre 1.000 buyer provenienti da 68 diversi Paesi (“erano 400 l’ultima edizione”, ha specificato sempre Bricolo).
Un Vinitaly 2023 che ha voluto dare fin da subito un’immagine di grande salute del settore e, forse, è anche questa tonalità sempre ottimistica che spinge la politica e le istituzioni pubbliche a privilegiare questa manifestazione rispetto ad altri eventi dove magari si rischia di portare a casa più fischi che applausi.
In questa onda comunicativa di grande entusiasmo, grande risalto hanno avuto le parole di Luca Zaia, governatore della Regione Veneto, che ha spiegato ai tanti giornalisti presenti come Verona e Vinitaly continuino ad essere la capitale del vino italiano: “Perché siamo veneti e siamo i numeri uno. A dirlo sono i numeri, rappresentiamo con 2,8 miliardi di euro, il 37% dell’export vitivinicolo del nostro Paese, davanti a Nazioni come l’Australia e il Cile”.
Gli ha risposto il ministro Lollobrigida riconoscendo la “doppia velocità del Veneto, ma la necessità che tutta l’Italia si allinei, perché la vera forza sta nel brand Italia”.
E a proposito di brand Italia, il presidente Bricolo ha esortato il Ministro della Sovranità Alimentare ad agevolare la nascita di un coordinamento della promozione del vino italiano nel mondo.
“Ormai anche le pro loco organizzano eventi di promozione del vino italiano in giro per il mondo”, ha detto Bricolo. “Dobbiamo fare di tutto per fare sistema, per non disperdere energie”.
Una storia vecchia, quest’ultima, che temo che sentiremo per molti anni ancora.