Si sente spesso parlare di library wines che, tradotto letteralmente, significa “vini da biblioteca”; ma che cosa sono effettivamente?

I vini delle libraries sono bottiglie di annate passate messe da parte dalle aziende vinicole per essere proposte anni dopo il loro debutto. Si chiamano così perché le cantine chiamano “libraries” le zone delle cantine in cui conservano le scorte private, di solito poche casse di ogni annata.

I library wines sono, quindi, vecchie annate ma, rispetto ai vintage hanno delle caratteristiche precise:

  • Diversamente da alcune vecchie annate, i vini delle libraries sono stati tutti conservati correttamente e la loro autenticità è garantita.
  • I vini hanno raggiunto la massima maturità
  • La maggior parte delle aziende inserisce nelle libraries i grandi formati (magnum, per esempio) a lento invecchiamento

Conosciamo tutti il detto “sei come il vino: più invecchi e più migliori”. Infatti è risaputo che le vecchie annate siano un prodotto che offre sensazioni nuove, profumi peculiari e gusti stimolanti.

Inoltre, c’è una certa utilità nell’invecchiamento: “I produttori di vino hanno bisogno di vedere come i vigneti ed i vini si sviluppano nel tempo per contribuire al perfezionamento del loro lavoro”, spiega Tim Malone, winemaker presso Appassionata Estate e J. Christopher Wines.

Tuttavia, se sono noti i pregi e le finalità, diventa necessario anche considerare i costi di mantenimento affinché il vino maturi e arrivi ad ottenere questi valori aggiunti.

L’attuale crisi economica ha come conseguenza un generale aumento dei prezzi che si riflette anche sulle materie prime, sul vino e sui costi del suo invecchiamento: “È diventato impossibile per i ristoranti acquistare bottiglie di vino per conservarle con lo scopo di invecchiarle finché non sono pronte. – spiega Raj Vaidaya, direttore delle operazioni presso Gracie Events – L’investimento di capitale è troppo alto per un’attività così costosa e a basso profitto”.

Inoltre, sottolinea Vaidaya, sono da calcolare anche le tasse aggiuntive imposte sui library wines: “Se le aziende vinicole identificano questi vini come prodotti commerciali, verranno tassati annualmente come riserve rimaste invendute; il che significa che se si investe sull’invecchiamento dei prodotti per una vendita futura, le aziende dovranno vendere poi le bottiglie ad un prezzo nettamente più alto rispetto al costo originale”.

Infatti, proprio a causa del prezzo più elevato, non sempre conviene acquistare vini delle libraries direttamente dalle cantine produttrici, per quanto la conservazione “domestica” costituisca un valore aggiunto.

Ma, la situazione, secondo Vaidaya, non è migliore nemmeno per gli importatori e per i distributori che acquistano vini di vecchia annata per poi rivenderli alla loro clientela: “Attraverso lo stoccaggio di vecchie annate, buyers e importers bloccano una notevole quantità di capitale. Il lato positivo è che il mercato secondario può permettersi di trattenere quantità inferiori – rispetto alle aziende produttrici – da rivendere strategicamente durante periodi dell’anno proficui come le festività natalizie”.

Tuttavia, indipendentemente dai costi aggiuntivi e dalle difficoltà di stoccaggio, Tim Malone ritiene che i library wines siano un elemento cruciale per le aziende vitivinicole che vogliono affermare il proprio brand: “Dimostrare che si è in grado produrre vini che maturano e si sviluppano nel tempo denota la qualità dei prodotti dell’azienda. Inoltre i clienti hanno modo di vedere i risultati dell’invecchiamento e rendersi conto se un investimento per una bottiglia vintage possa effettivamente valere la pena”.

Infine, un altro elemento a favore dei library wines è che lo stoccaggio permette di affrontare annate complesse, in cui il rendimento risulta scarso, avendo sempre disponibilità di prodotto.

A tal proposito, Rocco Lombardo – presidente di Wilson Daniels – sottolinea che “i vini delle libraries garantiscono una continuità nel mercato e a Wilson Daniels programmiamo di conservare sempre più vini per ridurre possibili carenze future”.