In un mio recente articolo avevo analizzato il consumo di vino fra i giovani in relazione all’analisi della Silicon Valley Bank, secondo cui l’interesse delle nuove generazioni per il vino sta diminuendo. 

Il risultato della mia prima indagine si è rivelato contraddittorio: nonostante molti degli intervistati non fossero d’accordo nel ritenere il vino una bevanda da “boomer”, la maggior parte delle loro risposte ha fatto emergere un consumo di vino limitato, una scarsa conoscenza e una sorta di collegamento tra il mondo del vino e un gruppo elitario per pochi. 

Perciò, visto che quasi tutte le analisi concordano nell’etichettare i boomer (chi è nato tra il 1945 e il 1964) come i principali consumatori di vino, ho voluto proporre il questionario anche alla mia cerchia di amici e parenti più “anziani” per comprendere se, almeno in questo caso, la realtà che mi circonda rispecchia i dati analitici. 

Faccio una piccola premessa: per questa survey ho ampliato il range d’età che varia dai 50 ai 62 anni. 

Inizio con uno scoop: i boomer bevono molto di più dei giovani. 

  • Il 25% dei miei intervistati si concede 7 calici a settimana;
  • Il 16,7% ne consuma più di 7;
  • L’8,3% consuma 1 calice a settimana;
  • Il 16,7% consuma 2 calici a settimana ;
  • Il 16,7% consuma 4 calici a settimana ;
  • L’8,3% si concede 5 calici a settimana;
  • L’8,3% dichiara di non consumare vino.

Inoltre, i boomer preferiscono il vino a qualsiasi altro tipo di bevanda alcolica: rispetto ai distillati, il vino sbaraglia la concorrenza e vince con il 100%; qualcuno, però, preferisce i cocktail (8,3%), ma resta comunque una minoranza. Nemmeno la birra riesce a rendere la bagarre più interessante, perché il vino domina comunque con una percentuale altissima: l’83,3%. 

Contrariamente all’articolo precedente, le risposte all’indagine continuano ad essere lineari e coerenti, tant’è che il 75% degli intervistati sostiene di non avere timore di ordinare una bottiglia al ristorante per paura di risultare inesperto/a e più della metà ha dichiarato di aver visitato una cantina come enoturista. 

Adesso, quindi, arriva il bello. Come per la survey precedente, ho posto la domanda: “Il vino è una bevanda riservata principalmente ai “boomer”. Sei d’accordo?”.

Questo sembra essere l’unico quesito in cui giovani e boomer si trovano d’accordo – almeno per la stragrande maggioranza – poiché il 91,7% dei miei intervistati “anziani” ha risposto di no.  

Indipendentemente che confermassero o negassero l’analisi di consumo che etichetta il vino come una bevanda per anziani, ho anche chiesto il perché della loro risposta. 

Coloro che hanno negato, hanno dato spiegazioni in disaccordo con le abitudini di consumo analizzate nell’articolo precedente:  “In città si vedono enoteche e locali pieni zeppi di giovani con calici in mano”; “Il vino è culturalmente intramontabile, non ha età”; “L’informazione e la pubblicità hanno portato le nuove generazioni ad apprezzare il vino”. 

Chi, invece, ha confermato la teoria, ha esposto motivazioni per niente scontate, in particolare una: “Il buon vino è costoso e nei locali la birra viene servita in quantità maggiore ed è più dissetante”. 

Senza bisogno di creare un’altra survey con cui tediare i miei amici, posso dire con certezza che nessuno di loro spenderebbe più di 20 euro per una bottiglia in un ristorante. Il che significa che, la maggior parte di loro – me compresa –, non ha accesso a quasi nessuno dei fine wine italiani. Il che, probabilmente, spiega uno dei motivi per i quali i giovani, secondo l’analisi della Silicon Valley Bank, non si interessano al vino: non se lo possono permettere.