Nocciano è il punto di incontro delle bisettrici di un fortunato triangolo che ha i vertici nel Parco Nazionale del Gran Sasso, il massiccio della Majella e la città di Pescara.
È in questo triangolo che le Storiche Cantine Bosco fondano la loro storia, da quel 1897 in cui, per opera del giovane Giovanni Bosco, nasceva a Castellamare Adriatica, oggi Pescara, la prima cantina. Alla cantina non manca identità, personalità e fierezza, che ci arriva forte e chiara nel nostro incontro con Stefania, quarta generazione, insieme al fratello Nestore, di casa Bosco.
Al nonno Nestore Bosco, figlio del fondatore, si deve il “testamento spirituale” che ha portato Giovanni Jr, papà di Stefania e Nestore, a costruire l’attuale cantina e ad abbracciare la mission di valorizzazione e divulgazione del Montepulciano entro e fuori l’Italia.
Oggi Bosco è una realtà di 35 ettari di proprietà, e altri 30 di conferitori, per una produzione che raggiunge le 650.000 bottiglie, 4 linee di prodotto, circa 25 etichette. Metà della produzione varca i confini nazionali, con gli Stati Uniti come mercato principale; una segmentazione paritaria tra GDO e Horeca, scelta che, nei mesi bui della pandemia, ha garantito continuità e buona redditività.
Grandi numeri per un’organizzazione snella, di circa 10 risorse, oltre i due titolari, impegnati operativamente in azienda, ed in particolare Stefania nella gestione amministrativa e Nestore nell’aspetto produttivo e nella gestione del personale; ma anche fuori azienda, condividendo, anche qui in prima persona, la gestione commerciale e dell’export.
Oggi la cantina di Nocciano, fondata da papà Giovanni, è il centro nevralgico dell’azienda, e, dalla prima vendemmia del 1983, è da qui che continua il viaggio del Montepulciano verso i mercati del mondo.
Nei vini Bosco il mercato apprezza il risultato di quella sintesi tra felici coordinate geografiche, baciate da escursione termica, brezza marina e protezione dei vicini massicci montani, e quel “lavoro intelligente” che spicca nel testamento del nonno: in una parola, il terroir.
La cantina è stata pensata, fin dalla sua costruzione, per accogliere visitatori. Oggi la proposta enoturistica di Bosco è articolata in diversi percorsi degustativi e di visita, cui si accede prenotando online la propria esperienza. Stefania, che è anche Vice Presidente del Movimento Turismo del Vino in Abruzzo, ha voluto costruire un percorso di conoscenza che è in grado di portare il visitatore dall’uva alla bottiglia, attraversando i 120 anni di storia familiare e aziendale, in cui spicca il forte carattere identitario della cantina, e cioè quell’autorevolezza che nasce da una storia consolidata e di successo, ispirata da una visione, pionieristica e sciamanica per quei tempi, sul Montepulciano: riconoscere a questo vitigno le pressoché inimitabili caratteristiche che ne fanno una materia prima tra le più ambite tra i rossi italiani e che, storicamente, ne hanno anche, paradossalmente, causato la sotto-valorizzazione. Scrollare, in altri termini, il Montepulciano dalle conseguenze di un retaggio storico-culturale che lo ha visto oggetto di vendite massive in cisterna e di anonimi viaggi attraverso il Paese, che ne hanno snaturato e nascosto la vera ricchezza.
Il percorso di valorizzazione svolto da Bosco, e quindi il merito del lavoro illuminato e coraggioso svolto dalla famiglia in questi 120 anni, è oggi pienamente riconosciuto dal mercato; oggi Bosco si presenta con una offerta premium e superpremium che la accredita tra le aziende familiari più rappresentative della produzione enologica italiana.
E le nuove generazioni, condividendo la lungimiranza dei propri predecessori, hanno recentemente intrapreso un nuovo percorso di crescita e di investimento, che si basa sulla condivisione e la sinergia. Bosco fa parte di Prosit, gruppo di aziende vitivinicole dotate di un’unica regia manageriale, volta a valorizzare all’estero le eccellenze del vino italiano: ne fanno parte aziende familiari di successo e dalla forte identità, collocate in diversi punti cardinali dell’Italia enologica, dalla Puglia al Veneto, dalla Toscana alla Sicilia. La mission della “rete” è quella di individuare partner esteri attraverso i quali verticalizzare il percepito della produzione italiana nel mondo.
Le aziende condividono già un importatore per il mercato americano e hanno creato un gruppo di country manager e di brand ambassador con diverse specializzazioni territoriali, che hanno il compito di individuare interlocutori commerciali esteri ai quali presentare proposte di vini premium italiani, già altamente scremati nel mercato, accomunati da forti elementi identitari di brand, qualità, filiera e posizionamento.