La zona sud-est dell’Ucraina è diventata nel 2022 teatro di una feroce guerra, che ha colpito e devastato le numerose cantine e imprese agricole presenti sul territorio.
Numerose proprietà agrarie sono state occupate dalle truppe russe, altre ancora rase al suolo dai bombardamenti.

E mentre i produttori di vino ucraini sono costretti ad abbandonare le proprie attività per imbracciare le armi, gli oligarchi russi si impossessano di una fetta sempre più grande di terreni agricoli, sottraendo vigneti, immobili, macchinari e giacenze di vino alle cantine del territorio.

Il mercato del vino russo fiorisce a discapito di quello ucraino

Molte cantine sono state distrutte dai bombardamenti o occupate dalle truppe russe, dando atto ad un vero e proprio saccheggio, testimoniato da convogli di camion militari russi stipati con macchinari, apparecchiature enologiche e bancali di alcolici confezionati.

Come riporta Meininger’s Wine Business International, uno dei principali beneficiari di questo bottino di guerra è l’ex ministro russo dell’agricoltura Alexander Tkachev, il più grande proprietario terriero dell’intera Russia. Nel 2022 Tkachev si è impossessato di quasi 200 mila ettari di suolo agricolo sottratto all’Ucraina, che vanno ad aggiungersi ai 660 mila ettari già in suo possesso.

L’avanzata russa sul territorio e la confisca dei terreni vitati ha contribuito al rafforzamento dell’industria vitivinicola russa, come evidenziano i dati pubblicati dal Federal Service for Alcohol Market Regulation (agenzia governativa russa che regola la produzione e la vendita di alcolici), che nel 2022 ha rilasciato oltre 35 milioni di contrassegni di Stato nei nuovi territori annessi, pari a ben 35 milioni di bottiglie di vino e distillati prodotti nel solo periodo di gennaio-ottobre 2022.

Il mercato del vino russo fiorisce così a discapito di quello ucraino, che deve confrontarsi con estreme difficoltà nella reperibilità di materiali, nella logistica e nella distribuzione. A causa del rapido incremento del costo di elettricità, gas e trasporti, i costi di produzione di vino in Ucraina sono aumentati di quasi il 50%. Il conseguente crollo della valuta ha spazzato via ogni speranza di commerciare con altri Paesi. Rimangono poche cantine ancora integre e in grado di continuare la produzione di vino.

Produttori, ristoratori e sommelier ucraini al fronte

Di fronte a questa situazione drammatica, in pochi sono rimasti a poter lavorare nel settore. La maggior parte dei cittadini ucraini è stata costretta ad arruolarsi nell’esercito. Non fanno eccezione produttori, ristoratori e sommelier, ora impegnati sulla linea difensiva e sul fronte come soldati, mitraglieri, artificieri e paramedici.

Anche chi non combatte attivamente è pronto a supportare il proprio paese e le truppe ucraine. Dalle piccole cantine alle grosse aziende di import-export, produttori e commercianti si impegnano negli aiuti umanitari, organizzando eventi dedicati al vino per raccogliere fondi e risorse da destinare all’esercito.

Un ulteriore segnale di speranza per il mercato del vino ucraino è dato dalle comunità residenti nei grandi centri urbani. Le città principali sono colpite da continui black-out, che costringono i cittadini a cercare rifugio in locali, enoteche e ristoranti, in cui possono trovare luce, wi-fi e un pasto caldo. In questo contesto oltre 100 nuove attività hanno aperto a Kiev nello scorso anno.

Un piccolo segnale di ripresa che testimonia la volontà dei cittadini ucraini e delle imprese di tornare alla normalità.