A commento della terza edizione (la quarta, se consideriamo la prima del 2019 di Wine Paris) di Vinexpo Paris, mi è venuta in mente la nota frase: “Parigi val bene una messa”, pronunciata da Enrico di Navarra verso la fine del ‘500, quando la Francia era devastata da una guerra civile conosciuta come la “guerra dei tre Enrichi“: Enrico di Guisa, Enrico III e, appunto, Enrico Navarra.

Una frase che, nel tempo, è stata sempre più utilizzata per indicare una circostanza nella quale è bene sacrificarsi pur di raggiungere un obiettivo molto importante (che, nel caso di Enrico Navarra, era il trono di Francia ottenibile solo attraverso l’addio alla fede protestante e l’abbraccio al cattolicesimo).

Nel caso di Vinexpo Paris, l’obiettivo, non certo facile, è quello di trovare una sua precisa identità e ruolo all’interno del complesso panorama delle fiere internazionali del vino.

Nel giorno di apertura della Fiera, il direttore generale di Vinexpo Paris, Rodolphe Lameyse, più o meno velatamente aveva fatto passare il messaggio di una possibile “guerra” a Prowein con il quale oggi – in una dichiarazione a Le Figaro – è possibile avere una competizione alla pari”.

L’ambizione è sicuramente una delle caratteristiche principali dell’animo francese e Parigi, senza dubbio, ha tutti i fattori per poter essere una capitale del vino a tutti gli effetti anche sul fronte fieristico.

Ma sarebbe sbagliato, a mio parere, continuare ad analizzare l’offerta “fieristica” del vino cercando di comprendere chi vincerà e chi soccomberà.

La realtà ci dice, e non certo da oggi, che il settore vitivinicolo è estremamente segmentato in tutto il mondo e allo stesso modo lo è la domanda, a partire dal trade, dagli importatori e distributori.
E ciò significa che, di fatto, sono necessarie fiere complementari tra di loro.

Per questa ragione, non mi sembra così azzardato affermare che le manifestazioni di Düsseldorf, Verona e Parigi continueranno non solo ad avere una loro ragion d’essere, ma dovranno costruire una loro precisa identità per selezionare un target di visitatori sempre più coerente alle aspettative e fabbisogni dei loro espositori.

La mia non vuole essere un’osservazione ecumenica, del “volemose ben” per affermare che c’è spazio per tutti, ma una visione pragmatica e realistica di quello che oggi è il “fabbisogno fieristico” per la filiera vitivinicola a livello mondiale.

Ci può essere un’obiezione a questa mia valutazione: la difficoltà di molte imprese del vino, soprattutto le tante piccole e micro imprese, di poter presidiare in maniera efficace una dietro l’altra tre manifestazioni che si svolgono di fatto nell’arco di un mese e mezzo.

È chiaro che non solo la partecipazione a fiere internazionali ma, più in generale, l’attività di internazionalizzazione implica sempre più strutture aziendali adeguate, capacità manageriali per l’export ben definite.

Mi dispiace sottolinearlo, ma anche Vinexpo Paris ha evidenziato nell’area Italia alcune imprese che hanno partecipato senza alcun appuntamento in agenda, senza un’adeguata preparazione alla fiera.
Non aiuta, in questa direzione, il finanziamento da parte di enti pubblici (Regioni in primis) che portano in fiere di questa natura aziende assolutamente impreparate, attratte solo dal supporto economico che spesso le porta, addirittura, a partecipare a titolo gratuito.

Su quest’ultimo fronte, è fondamentale una riflessione molto approfondita e concreta perché è decisamente preferibile supportare queste imprese a livello locale, magari aiutandole a sviluppare finalmente un’attività di accoglienza e di vendita diretta più seria ed efficace.

Osservare nel 2023 ancora imprenditori ed export manager seduti nei loro stand a girarsi i pollici è un’immagine non solo poco gratificante ma che in qualche misura delegittima i tanti sforzi che fa il sistema vino Italia per essere competitivo sui mercati internazionali.

Se, quindi, “Parigi val bene una fiera”, è fondamentale che le imprese che vogliono partecipare a queste tipologie di “rito” abbiano le carte in regola per sfruttare e capitalizzare al meglio tali appuntamenti.

Certo, questo non significa che Vinexpo Paris abbia già terminato la sua fase di rodaggio per diventare un appuntamento immancabile per le imprese del vino preparate seriamente sul fronte export, ma è certo che non è più così lontana.