Luci e ombre: sono dati ambivalenti quelli che arrivano dalle indagini economiche presentate durante questo Vinitaly 2023.
Partiamo dagli aspetti positivi. I numeri ci parlano, in primis, di un vigneto Italia (674 mila ettari) in piena salute: 56,5 miliardi di euro, per un corrispettivo a ettaro di 84 mila euro. Lo rivela l’Osservatorio Uiv-Vinitaly sui valori del vigneto nazionale che genera un’economia da oltre 30 miliardi di euro l’anno. Le regioni interessate particolarmente da un boom di investimenti sono quelle a maggior tasso valoriale, come Alto Adige, Trentino, Veneto, Toscana e Piemonte. In particolare le quotazioni massime più alte dei filari italiani – a volte sopra il milione di euro per ettaro – si riscontrano in provincia di Bolzano, nella zona di Barolo e Barbaresco, sulle colline di Conegliano e Valdobbiadene e a Montalcino. L’alto valore medio a ettaro associato all’estensione del vigneto (100.000 ettari circa) pone il Veneto in testa alla classifica generale dei valori fondiari.
Per il presidente di Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi: “Il vigneto Italia è ormai un brand globale specie nei suoi territori più vocati, e questo è un elemento di forza a cui gli investitori non possono sottrarsi”.
Non arrivano, invece, notizie confortanti dal mondo della Distribuzione Moderna italiana. Nel primo trimestre del 2023 si prolunga il trend negativo delle vendite di vini e spumanti che ha caratterizzato il 2022, ma la recente tendenza a una progressiva diminuzione dell’inflazione fa sperare in una ripresa nella seconda parte dell’anno.
La ricerca, realizzata per conto di Vinitaly dall’istituto di ricerca Circana (già IRI), racconta come nel primo trimestre del 2023, le vendite di vino calano a volume del 6,2% e quelle delle bollicine dello 0,5%, seguendo il trend negativo del 2022.
Anche l’inflazione ha influito negativamente causando nel primo trimestre del 2023, un sensibile aumento dei prezzi: +7,0% il vino e +6,6% le bollicine.
“Per quanto riguarda l’andamento del 2023 – secondo Virgilio Romano, Business Insight Director di Circana (già IRI) – molto dipenderà dallo scenario macroeconomico che si affermerà nel corso dei mesi. Le possibilità di recupero del secondo semestre sono legate a come e quanto si ribalteranno a scaffale i nuovi aumenti di listino e come la leva promozionale sarà utilizzata”.
Parlando della tipologia di vino che sta riscuotendo maggiore successo oggi: chiude di nuovo in crescita e sfiora quota 1 miliardo di bottiglie (978 milioni) la produzione di spumanti italiani nel 2022 (+4%), con i comuni e varietali che fanno meglio degli sparkling Doc-Igp. I consumi interni di spumante hanno raggiunto un completo livello di maturità: il consuntivo 2022 sulle vendite in Italia chiude a +1% (284 milioni di bottiglie consumate), di cui -3% sul circuito retail e +5% su quello ristorazione-bar. La quota spumante sul totale vino si è attestata al 13,5%, con il Prosecco al solito grande protagonista delle vendite con il 44% di quota volume.
Fa meglio l’export, che conferma il ruolo trainante degli spumanti italiani in favore di tutto il comparto. Nel 2022 l’Italia ha esportato 5,2 milioni di ettolitri di spumante (24% volume sul totale export), di cui 3,7 milioni di Prosecco (+6%) e 461.000 di Asti (+9%). I mercati più importanti: UK, USA, Francia, Russia, Belgio e Austria.