Sta per volgere al termine il nostro viaggio negli Stati Uniti, un coast to coast alla scoperta delle cantine statunitensi e del loro modello di accoglienza. Ma a terminare è solo uno dei molteplici viaggi che Wine Meridian sta affrontando in tutto il mondo con l’obiettivo di scoprire i segreti dell’enoturismo nazionale ed internazionale per poi raccontarli ai nostri lettori.

Abbiamo già spiegato e continueremo a spiegare cosa non sta funzionando nel modello enoturistico italiano e cosa dovremmo invece imparare dall’accoglienza di Stati che investono seriamente in questo comparto. Questo però non vuol dire che l’Italia sia il fanalino di coda dell’hospitality, ma anzi, vorremmo ora soffermarci sui motivi per i quali sosteniamo a gran voce che le cantine italiane dovrebbero investire sull’enoturismo più ogni altra realtà nel mondo. E sul perché spieghiamo ogni giorno a chi ci segue che rendere l’Italia leader del turismo del vino non è fantascienza.

Cosa rende l’enoturismo italiano imbattibile?

In Italia abbiamo degli ingredienti che, nonostante i nostri viaggi in lungo e in largo, non siamo riusciti a trovare altrove. Si chiamano:

  • Empatia
  • Relazione
  • Identità uniche, di quelle che ogni cinque chilometri ti fanno trovare qualcosa di diverso
  • Ricchezza enogastronomica, che se anche in degustazione decidessi di assaggiare solo un tagliere di salumi e formaggi, in ogni azienda troveresti un tagliere completamente diverso grazie ai prodotti locali unici che fanno parte della nostra cultura

Ma nel Bel Paese i punti di forza sono anche il vino, i territori, il clima, la curiosità, la creatività, l’arguzia. Tutto quello che serve per rendere l’accoglienza nelle nostre cantine la numero uno tra tutte. Certo, gli Stati Uniti sono bravissimi nel costruire strutture o vendere merchandising… Ma se noi realmente facessimo sistema non avremmo competitor in nessuna parte del globo.

Quando diciamo che l’Italia è indietro è vero, ma questo è solo perché forse fino ad oggi non abbiamo mai voluto realmente metterci in gioco. Ci nascondiamo dietro a piagnistei come “sono in una zona poco vocata”, “i miei vini non sono all’altezza” o “prendere una risorsa mi costa tanto”.

Ma si tratta solo di chiederci: siamo veramente convinti di voler giocare il campionato dell’enoturismo? Se la risposta è sì, ce la possiamo fare. Nel momento in cui decidessimo veramente di entrare in campo tutto il mondo dovrà avere paura, e di questo ne siamo sempre più convinti.