Se, in questi oltre trent’anni nel mondo vitivinicolo, mi sono appassionato al tema del turismo del vino lo devo sicuramente a Donatella Cinelli Colombini che conobbi proprio nel 1993, quando fondò il Movimento del turismo del vino e poco dopo inventò quello che tutt’oggi rappresenta il momento clou dell’enoturismo in Italia: Cantine Aperte.
Andare a trovare Donatella, quindi, nella sua Fattoria del Colle, nella splendida Val d’Orcia, diventa ogni volta una lezione di approfondimento sulle tematiche più importanti che hanno a che fare con il turismo del vino.
E la cosa sconvolgente (magari non tanto, conoscendo bene Donatella) è che ogni volta lei è in grado di sparigliare le carte e di dirti cose nuove frutto di una sua costante e lucida osservazione dei fenomeni del vino, a partire dal tema a lei molto caro del turismo del vino nel nostro Paese.
In una calda serata di quest’estate, quindi, con il camper Gino arrivato in grave ritardo, Donatella è riuscita ancora una volta a darmi un nuovo punto di vista sul tema dell’enoturismo durante una eccellente cena preparata dall’Osteria della Fattoria del Colle.
“Oggi, Fabio – mi ha detto Donatella – l’emergenza nel settore enoturistico è il “falso tipico” che sta rendendo sempre meno autentica la nostra offerta turistica”.
“Luoghi che sono stati ristrutturati senza nessun rispetto della loro autentica origine – ha proseguito Donatella – piatti che evocano, nel caso della mia regione, una toscanità assolutamente lontana dalla realtà, ma anche un artigianato ben lontano dall’essere autenticamente vero”.
“Ci stiamo preoccupando giustamente in questi anni – ha spiegato Donatella – del cosiddetto “italian sounding” ma siamo noi i primi, nelle nostre aziende, nelle nostre trattorie e ristoranti, a veicolare messaggi, prodotti e servizi che nulla hanno a che fare con la nostra identità più autentica”.
E questo, secondo l’attuale presidente dell’Associazione Donne del Vino, non solo è grave ma anche pericoloso perché alla base dell’appeal del turismo del vino vi è proprio la ricerca di esperienze autentiche. E l’esperienza a Fattoria del Colle mi ha fatto comprendere ancora una volta cosa significa veramente fare enoturismo in tutte le sue diverse forme.
Basta leggere le offerte dell’ospitalità di Fattoria del Colle per capire due cose fondamentali:
- le attività che si possono svolgere all’interno di un’azienda vitivinicola sono molte di più quanto si possa immaginare, cercando anche di sfruttare un po’ di creatività;
- è indispensabile saper comunicare bene la propria offerta e io penso che la comunicazione enoturistica di Donatella continui a rappresentare un faro per tutti coloro che vogliono intraprendere o migliorare questa attività.
Per far comprendere meglio quanto sopra sottolineato, mi sembra sufficiente riportare una delle proposte enoturistiche di Fattoria del Colle: quella definita “Degustazione itinerante in giardini, orti, luoghi storici e cantine”. Una “degustazione” che abbraccia praticamente quasi tutti i valori di una delle due aziende di Donatella (l’altra è Casato Prime Donne).
In circa due ore l’ospite è in grado di godere i panorami mozzafiato della Val d’Orcia (non voglio essere di parte viste le mie origini senesi, ma per me rimane il più bel paesaggio rurale al mondo), la Villa e la Cappella di San Clemente costruita nel 1592 con le sue storie di eretici e Madonne, il Giardino all’italiana sul quale si affaccia l’antica limonaia della Fattoria, l’orto delle piante antiche fino ad arrivare alle cantine. Durante il tour è previsto l’assaggio dei tre vini icona di Donatella (Leone Rosso doc Orcia, Super Tuscan igt Il Drago e le 8 Colombe, Brunello di Montalcino docg) e delle selezioni di olio extra vergine di oliva.
Ma Donatella ha anche compreso bene l’importanza di far vivere esperienze: tra le tantissime cito la lezione di pinci, la tipica pasta senese fatta a mano, tutto all’insegna di una rigorosa autenticità.
Mentre stavo andando a dormire dentro Gino c’era una stellata pazzesca e ho ascoltato due ospiti della Fattoria che raccontavano così dell’esperienza vissuta in Fattoria del Colle in quella giornata: “Un sogno”.
Il commento più breve possibile, ma anche il più vero.