“Non sopporto l’ipocrisia nel mondo del vino perché trovo che privi il nostro settore di credibilità, ci fa nascondere dietro le solite frasi fatte, la solita comunicazione trita e ritrita”.
Nei miei quasi vent’anni di lavoro nella Sicilia del vino c’è stato un luogo che ho amato in maniera particolare ed è la Contrada Virzì, nel comune di Monreale (Palermo). È qui che si trova l’azienda Dei Principi di Spadafora. Ma il mio amore per questo luogo è stato immediato, appena mi sono immerso in queste colline morbide dove le vigne si alternano a prati pascolo per le pecore e agli uliveti.
Una bellezza che mi ha stregato fin dal primo sguardo ma la passione per questa terra è diventata ancor più grande quando proprio qui sono riuscito a instaurare un’amicizia che nel tempo è andata aldilà degli aspetti professionali.
Non è facile trovare sintonia amicale anche nel mondo del vino dove spesso si è costretti a nascondersi dietro a ruoli, a maschere ‘istituzionali’, dove quasi sempre si fanno parlare i vini, non le persone.
Ma questo non è successo a Virzì dove ho conosciuto una persona vera che si chiama Francesco Spadafora e con lui, tutt’oggi, a distanza di molti anni, pur non riuscendoci a sentire spesso abbiamo instaurato un rapporto speciale che credo di non esagerare chiamandola amicizia.
Se l’amicizia, infatti, consiste nel dire sempre la verità, anche quando è scomoda, alle persone a cui vogliamo bene e stimiamo, penso che tra me e Francesco non sia esagerato parlare di quello, che a mio parere, è il rapporto più bello che si può instaurare tra essere umani.
L’aspetto che ho apprezzato fin da subito di Francesco è la sua passione per il bello, ma non la bellezza artefatta, costruita, ma quella straordi- nariamente ‘semplice’ della natura. La sua tenuta, infatti, è un omaggio a ciò che la circonda, cercando di essere la meno invasiva possibile.
Il suo ‘cubo’ di vetro, come chiamo io la sala di degustazione dove le pareti di vetro si aprono ad un paesaggio rurale mozzafiato, è secondo me il luogo di comunicazione più semplice ed efficace che si possa costruire all’interno di un’azienda vitivinicola.
Perché la bellezza del paesaggio è un fattore chiave nella comunicazione Dei Principi di Spadafora ed è legata non ‘solo’ ad un aspetto estetico ma perché nella preservazione di quel luogo risiede tutto lo spirito ‘ambientale’ di Francesco Spadafora e oggi anche di sua figlia Enrica.
Il loro investimento in vitivinicoltura biologica, infatti, è profondamente legato alla loro anima produttiva, ma anche personale, e non ha mai avuto accezioni di opportunismo commerciale.
Le ‘guerre’ di Francesco contro modelli produttivi non rispettosi dell’ambiente ma anche non sostenibili dal punto di vista economico sono ormai storiche, iniziate, infatti, quasi trent’anni fa quando prese in mano l’azienda lasciata dal padre don Pietro. Insomma c’erano tantissime ragioni che mi hanno portato di nuovo a Contrada Virzì. È stato emozionante ritrovare Francesco e sua figlia Enrica, ormai completamente inserita all’interno dell’azienda, che ci hanno accolto con la consueta giovialità ed entusiasmo.
È stata una mezza giornata bellissima all’insegna dei racconti di Francesco che come sempre non si è tirato indietro su nulla a partire dal rivendicare una maggiore credibilità di tutti i cosiddetti vignaioli italiani. “Siamo in tanti e tutti individualisti – ha detto Francesco sotto il suo splendido e gigantesco ficus – purtroppo e questo ci impedisce di far sentire forte la nostra voce anche all’interno delle nostre denominazioni. Combattiamo con armi spuntate una battaglia sui prezzi bassi, miseri, senza riuscire a far nulla di concreto. E anche come organizzazione non siamo riusciti a far molto di più”.
Quella sui prezzi bassi è una delle battaglie su cui Francesco si è speso e si spende di più, quasi quotidianamente. È il mio principale ‘informatore’ sui tender lanciati dai monopoli nord europei o canadesi che quasi sempre partono da prezzi che sono veramente difficilmente giustificabili.
Per uno che di mestiere fa il giornalista economico del vino poter contare su produttori come Francesco Spadafora che non ha paura di parlare di prezzi, di fatturati, di problematiche vere all’interno delle cantine, è veramente prezioso.
“Non sopporto l’ipocrisia nel mondo del vino – racconta Francesco comunque sempre con il sorriso in volto – perché trovo che priva il nostro settore di credibilità, ci fa nascondere dietro le solite frasi fatte, la solita comunicazione trita e ritrita”.
Mentre Francesco parla sentiamo i cani abbaiare e correre verso un vigneto invaso da pecore. “Non c’è solo la grandine o in cinghiali – spiega Francesco – qui dobbiamo combattere anche con i pastori che fanno passare le loro greggi anche tra le vigne con le pecore che spazzolano via tutto”. Ma Francesco non si arrabbia veramente, è immerso completa- mente nel senso della terra dove l’imprevisto non può non essere accettato. Poi sornione mi spiega che ha trovato il modo di risolvere il problema con i pastori. E c’è da credergli.
Ma è arrivato il tempo di degustare e qui la palla passa a Enrica che si sta accreditando come tra le più giovani e dinamiche imprenditrici del vino. “Sono felice – racconta Enrica – di vivere ora completamente l’azienda che finalmente sento mia, come una scelta matura nella quale mi riconosco appieno. Anche nel periodo di lockdown – aggiunge Enrica – non mi è pesato stare ‘barricata’ in campagna, anzi ha rafforzato ulteriormente la mia scelta”.
I vini sono stati una conferma dello spirito libero e autentico dell’azienda di Francesco ed Enrica, a partire dal Don Pietro rosato che racconta di un Nero d’Avola capace di dare ottimi risultati anche sul fronte dei rosé grazie a una piacevolezza, freschezza e soprattutto bevibilità straordinarie. Il secondo vino uno dei miei vini cult della Sicilia, il Siriki, uno syrah fantastico che testimonia come questa grande isola sia l’habitat italiano ideale per questo vitigno.
Una ‘bomba’ di frutta rossa, fresca, suadente che mi ha anche fatto capire le potenzialità di longevità di questo vino. Abbiamo degustato l’annata 2015 ma sembrava l’ultima vendemmia vista l’incredibile vitalità.
Quella vitalità che si respira in ogni angolo in casa Dei Principi di Spadafora. È stata durissima ripartire da Contrada Virzì e se dovesse malauguratamente essere ripristinato un altro lockdown so dove vorrei trovarmi.
Che cosa abbiamo imparato da Enrica e Francesco Spadafora
L’approccio di Francesco alla vita e all’azienda sono contagiosi, con la sua capacità di farti calare in pochi minuti nei ritmi, nei sapori e nei colori della sua terra. Sembrava di essere in un reality: ci ha raccontato la sua visione dell’azienda mentre era davanti ai suoi fornelli, cucinando per noi con le materie prime del suo orto, abbinate sapientemente ai vini scelti per la degustazione. È uno di quegli imprenditori che ascolteresti per ore, perché oltre a una naturale capacità narrativa, ha anche una visione profonda e per nulla scontata del mondo del vino.
Da lui ho imparato quanto sia importante pensare anche out of the box, attivando risorse e sinergie non scontate.
Gli sono grata perché mi ha confermato con il suo stile che leggerezza, gioia e ironia non sono sinonimi di superficialità ma sono grandi alleati per la gestione delle nostre aziende.
Enrica è per me una sorpresa continua. L’ho conosciuta durante alcuni eventi internazionali, l’ho poi ritrovata nelle aule dei nostri campus formativi, per vederla nella sua pienezza in questa visita a casa sua.
Da Enrica ho imparato che cosa significa avere una passione radicata, quella passione che ti fa vivere l’azienda andando anche controcorrente rispetto alle scelte di molti coetanei, e trasmettere la certezza che non vorresti essere in nessun altro posto se non lì.
Ho imparato da Enrica che non basta avere una tradizione di famiglia per vendere il vino, ma serve quella fiammella costante che si autoalimenta dal continuo lavoro di ricerca, di senso in quello che si fa, e dalla voglia di migliorarsi continuamente.