Eccoci con l’ultima parte di condivisione nella quale proverò ad elaborare un decalogo riassuntivo di quanto ho colto in questo totalizzante viaggio di cinque settimane nell’Italia del vino, in cui ho messo dentro tutta me stessa. 

Proprio per questo metterò dentro le prime dieci cose che mi hanno colpito, mescolando commenti personali ad altri professionali, perché alla fine siamo tutt’uno con la nostra esperienza di vita e quello che ne esce è sempre un impasto di noi in relazione al lavoro che facciamo e al ruolo che ci diamo. 

Non ho certo la pretesa di essere esaustiva né tantomeno originale, anzi scriverò tutte cose ovvie e banali, ma che proprio per questo hanno per me ancora più valore. Troppo spesso cerchiamo a tutti i costi di essere originali e trascuriamo ciò che abbiamo sotto al naso, dando per scontato aspetti determinanti!

  1. ho imparato che sono fortunata perchè amo il mondo del vino, vi potrà sembrare scontato ma io credo che sia fondamentale dichiarare amore al contesto in cui  si opera, perché tutto assume una sfumatura diversa. Sono fortunata perché il mio lavoro si mescola con la mia vita ed è solo per questo che riesco a lavorare cosi tante ore al giorno senza sentirne il peso. 
  2. ho imparato che l’Italia è stupenda e che le aziende del vino sono nei luoghi più belli, a tal punto che lo stesso tour che abbiamo fatto, sarebbe stato apprezzato anche da un astemio. Senza nulla togliere ai vini straordinari ed espressivi che ho assaggiato, ma posso confermare di aver visto posti meravigliosi che non sempre riescono ad emergere in una degustazione in una sala di un hotel, e che completano la percezione di un vino. 
  3. ho finalmente capito che i miei studi filosofici e psicologici sono perfettamente in linea con il mio lavoro nel mondo del vino che è fatto di tanti intrecci, di relazioni famigliari, di compromessi, di storie di uomini e donne, di passioni. Insomma il fattore umano è uno dei protagonisti del mondo del vino, più che di qualsiasi altro settore. 
  4. ho imparato che da soli non si fa nulla. Questo vale sia per le aziende che ho visitato che per la mia azienda. In ogni azienda è emerso il lavoro di squadra, in cantina, in vigneto, sui mercati. Anche in tutte quelle aziende del vino dove emerge un nome unico, ricordiamoci che dietro c’è la dedizione di un team che contribuisce ogni giorno, spesso nell’ombra, al successo di un brand.  
  5. ho imparato che se vuoi lavorare in questo mondo ti devi fare un mazzo cosi.  Noi di WinePeople siamo sempre stati molto chiari e selettivi con chi vuole entrare nel mondo del vino, ma da oggi lo saremo ancora di più. Ho incontrato circa 200 professionisti del vino in questo mese, titolari, nipoti, outsider, manager, fratelli, eredi… tutti con una caratteristica comune: un duro lavoro quotidiano, fatto di sacrifici di rinunce e di tanto tanto amore. 
  6. ho imparato che si può essere in contemporanea donna, mamma e professionista: per me questa è stata una grande conquista. Chi è donna mi capirà con più facilità. Il mondo del vino è ancora un mondo prevalentemente maschile e non è facile per le donne farsi spazio. Io in questo mese sono riuscita a conciliare il tutto e questo grazie alla solidarietà e comprensione che ho trovato nelle aziende, soprattutto tra gli uomini. 
  7. ho imparato che nella comunicazione delle nostre imprese del vino c’è ancora molto che possiamo fare. Vedendo alcune aziende dal vivo e vedendo poi i loro siti ho notato che  diamo ancora per scontate tante cose, che magari a noi sembrano ovvie e quindi non le comunichiamo, ma che invece è fondamentale raccontare a chi comprerà i nostri vini. 
  8. ho imparato che è importante visitare le aziende e ascoltare le storie di vita dei produttori. È forse uno degli aspetti più importanti che rende il prodotto vino così emozionale ed evocativo, perché è intriso di storia, di vita, di aneddoti, di territori. Solo visitando le aziende puoi capire fino in fondo un vino e il suo legame con un territorio; solo visitando le aziende puoi capire come mai due aziende vicinissime tra loro possano produrre vini  dalle identità ben diverse tra loro. 
  9. ho imparato che da nord a sud i problemi sono spesso simili, anche a prescindere dalla dimensione aziendale e dalla modalità produttiva. Ecco perché dove emerge una maggior condivisione tra titolari di azienda emerge anche una prospettiva allargata. È sempre troppo poco però il confronto aperto tra produttori. 
  10. ho imparato che il successo non arriva mai a caso. Fare il vino non è un gioco. E nessuno potrà mai dire che il successo di alcune aziende è stato determinato da fatti fortuiti o avvenimenti occasionali. Vi posso assicurare che c’è sempre un motivo dietro ad ogni successo, ed è spesso legato a tanto sacrificio, investimento, visione, dedizione e amore per la terra che molti imprenditori hanno messo quotidianamente. 

A tutti loro va il nostro grazie. Senza di voi non ci sarebbe una filiera così allargata e non ci sarebbe spazio per professioni come le nostre, che sono nate dopo i vostri primi successi.