Paolo Castelletti, segretario generale UIV (Unione Italiana Vini) ha recentemente analizzato la situazione contingente ed i possibili scenari che il 2020 riserverà al mercato globale del vino.
Considerazioni che non tengono conto degli effetti al momento imprevedibili della pandemia di coronavirus che si sta espandendo a macchia d’olio anche oltreoceano e che con ogni probabilità obbligherà poteri politici, finanziari ed economici a rimescolare le carte a livello planetario.
Una serie di elementi li stiamo già pregustando, a partire dai dazi statunitensi di cui si tornerà presto a parlare dato che in estate ci sarà una nuova roulette – che potrebbe coinvolgere anche il vino italiano – per definire i prodotti su cui imporre le tariffe.
Non è certo nostra intenzione allarmare ulteriormente i produttori ma è bene essere assennati e lungimiranti anche in questo frangente eccezionalmente complesso.
Castelletti dipinge un quadro analitico tenendo presente due realtà che, ancor prima dell’emergenza coronavirus, costituivano la principale incognita legata all’andamento del mercato del vino a livello mondiale: i dazi Usa ed il rallentamento dell’economia cinese.
Si parte dai dati del 2019 che ha registrato un volume di scambio di 67,5 milioni di ettolitri, in aumento del 2% sul 2018. I valori però hanno segnato una flessione del 3%, a 24,2 miliardi di dollari con i prezzi medi in generale calo del -5% a 3,59 dollari di media per litro.
In Cina le stime relative al 2020 parlano di 675.000 hl di prodotto venduto in meno, a livello mondiale si prevede un calo di 1,3 milioni di ettolitri dovuto principalmente al mancato export verso gli Usa dei Paesi colpiti dai dazi: Francia (400.000 hl, -30%), Spagna (140.000 hl, -30%) e Germania (60.000 hl, -30%).
Partendo da questi presupposti reali Castelletti traccia degli scenari plausibili per allocare questi massa di prodotti in mercati alternativi.
Il mercato europeo può in parte assorbire il peso delle mancate vendite e rappresenta il mercato di riferimento per il 60% del vino, soprattutto francese, sottoposto a dazi americani e crisi cinese.
Gli Stati Uniti dal canto loro, viste le evidenti problematiche globali ed in particolare in Asia, dovranno gestire criticità interne di overstocking che andranno ad appesantire ulteriormente il mercato.
La Cina si troverà in una condizione simile, seppur in misura minore.
Come stiamo verificando in questi settimane di emergenza, l’economia del vino è inequivocabilmente connessa ed interdipendente, una sorta di domino in cui le pedine restano in piedi solo se l’intera catena rimane solida.
Questo 2020 si preannuncia scevro da qualsiasi certezza e solidità, ma dopo la calamità spesso c’è la rinascita.
Come diceva il poeta e scrittore romagnolo Tonino Guerra in una celebre pubblicità “l’ottimismo è il profumo della vita”.