Il coronavirus e il lockdown hanno comportato grossi disagi e difficoltà in tutta la Francia, come del resto in Italia. I due Paesi condividono situazioni molto analoghe sul piano dell’emergenza sanitaria, così come su quello dell’emergenza del comparto vitivinicolo.
Le entrate sono crollate drasticamente con la chiusura di negozi e ristoranti nel mondo, così questo non è di certo il momento di investire o spendere. Eppure c’è chi pensa che questo sia il momento di continuare a lavorare, sperare e pagare i fornitori per uscire da questa oscura situazione e trovare il modo di mantenere l’economia viva. In che modo?
In un’interessante articolo di qualche giorno fa uscito su
Meiningers Wine Business International vengono raccolte le esperienze di alcuni viticoltori che stanno cercando di rimanere fedeli, quanto possibile, al pagamento dei fornitori per cercare di non far crollare l’intero sistema economico del Paese e mantenere l’economia viva. Ci viene raccontata l’esperienza di
Olivier Faucon, fondatore di Mas Combarèla in Occitania, che si è ritrovato dopo il lockdown del 14 marzo con un tracollo del 75% degli ordini rispetto a marzo 2019 e come lui tante piccole-medie imprese francesi. Ciò significa che i costi fissi rimangono, ma le entrare sono diminuite drasticamente. Un aiuto sembra arrivare dal governo francese che ha messo in moto sussidi per i piccoli business, applicati ad attività con 10 o meno dipendenti e che hanno registrato un calo del 50% del loro fatturato. Ciò permette ad aziende come quella di Faucon di continuare a pagare i fornitori. Non farlo, secondo il produttore, renderebbe la futura cooperazione difficile e molte di queste piccole attività dovrebbero chiudere. Secondo
Andrew Nutter, co-proprietario di Chateau Saint Jacques d’Albas a Minervois, facendo così “manterremo la macchina attiva, diversamente saremmo tutti in un mare di guai”.
Secondo un articolo riportato su
Le Monde molte regioni vitivinicole francesi sono in grosse difficoltà:
Maxime Toubart, presidente del Sindacato Generale dei produttori di Champagne, racconta che la Champagne si aspetta di registrare fino al 70% di perdite nei primi quattro mesi del 2020, mentre
Jean-Marie Fabre, presidente dei vignaioli indipendenti a Fitou, ha dichiarato un -90% nelle vendite di vino nella regione.
Una questione molto scottante che preoccupa il mondo produttivo francese nelle ultime settimane è legata agli aiuti comunitari. Il ministro dell’Agricoltura Didier Guillaume,
ospite della giornalista francese Elizabeth Martichoux qualche giorno fa, si è dichiarato felice degli aiuti comunitari, anche se purtroppo ad oggi non sensibili alle richieste dei viticoltori. Se la Commissione europea ha risposto all’appello di molti Paesi, tra cui la Francia, svelando nuove misure a sostegno dei mercati agricoli più colpiti dalla crisi sanitaria, ad esempio nel settore del latte, così non è stato per il settore vitivinicolo e orticolo. Il ministro ha dichiarato infatti di sperare di ottenere un maggiore sostegno da parte dell’Unione europea: “I
viticoltori sono completamente soffocati“, ha dichiarato. “Gli agricoltori francesi non possono essere rassicurati in alcune aree e in altre no. Dobbiamo fare di più”.
Ma all’orizzonte un problema ben più importante che si inserisce nelle richieste che i viticoltori fanno all’Europa. Dovesse continuare l’emergenza per i viticoltori c’è l’alto rischio che l’Europa affogherà nel surplus di vino a meno che l’Unione europea non finanzi la distillazione di emergenza di oltre un miliardo di bottiglie in etanolo industriale. I viticoltori francesi avvertono che senza aiuti di emergenza da Bruxelles le loro cantine saranno troppo piene per conservare il vino del raccolto di quest’anno.
Fortunatamente c’è anche chi cerca di continuare ad avere un atteggiamento positivo e propositivo, come
Pierre-Jean Sauvion, presidente della comunicazione presso il Consiglio del vino della Valle della Loira, Interloire, e viticoltore dello
Château du Cleray in Muscadet, che ha dichiarato recentemente a
Decanter: “Nella Loira e in tutta la Francia, la maggior parte dei viticoltori sta continuando a potare. La Francia è per lo più bloccata sul fronte industriale, ma non su quello agricolo, quindi la buona notizia è che
produrremo vino per tutti“. Per celebrare questo non arrendersi e continuare a portare avanti la cura di vitigni e cantina, un’iniziativa del gruppo vinicolo francese
Vin et Société, che ha spinto coltivatori e commercianti a utilizzare le piattaforme dei social media per mostrare le loro attività attuali in stretta aderenza alle nuove precauzioni di sicurezza. Più di 6000 post sono stati pubblicati già su Instagram utilizzando l’hashtag
#LaVigneContinue da quando è iniziata la campagna con foto e video di nuovi grappoli e della natura. In questa iniziativa sono stati coinvolti numerosi produttori di alto profilo, tra cui Châteaux Talbot, Pavie Macquin e Guiraud a Bordeaux, Billecart-Salmon in Champagne e Domaine Michel Lafarge in Bourgogne.
Vogliamo aderire anche noi a questo bel progetto di positività e resilienza, affermando #LaVigneContinue.